Riceviamo e pubblichiamo un interessante contributo sul tema a cura della dott.ssa Annarita Ciocia, che lavoro all’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti (Bari).
“Specializzarsi” è la nuova frontiera dell’infermieristica per una valorizzazione professionale ed economica. L’universo oncologico molto spesso è identificato con il termine “chemioterapia”, ma in realtà non è cosi, perché al complesso percorso terapeutico del malato oncologico partecipano attivamente diversi trattamenti che devono integrarsi tra loro: chirurgia oncologica e radioterapia.
Gli infermieri di pratica avanzata di radioterapia oncologica (NP e CNS) stanno diventando membri essenziali del team multidisciplinare, con ruoli e responsabilità distinti. Fornire assistenza diretta al paziente, partecipare a procedure specialistiche e fornire un iniziale inquadramento clinico-anamnestico del paziente in prima visita e con il follow-up consente al professionista avanzato di essere maggiormente coinvolto con i pazienti sottoposti a radioterapia.
Negli Stati Uniti sono proposti e validati da diverso tempo corsi di specializzazione per infermiere in radioterapia, che diventa advanced practice nurse in radiation oncology.
Secondo il manuale dell’Oncology Nursing Society, pubblicato da Maurene McQuestion nel 2021, e le linee guida della National Guideline Clearinghouse, dal titolo Radiation oncology nursing and practice, l’infermiere deve:
- somministrare le terapie prescritte (analgesici, sedativi, ecc.);
- valutare il dolore e fatigue;
- programmare controlli frequenti per monitorare gli effetti collaterali acuti;
- medicazioni semplici e avanzate;
- eseguire controlli ematici su indicazione medica in caso di paziente in radio-chemioterapia;
- effettuare monitoraggi cardiologici per pazienti con pace maker;
- eseguire un controllo di integrità dei farmaci e delle scadenze;
- effettuare gestione e controllo del defibrillatore.
A seconda della diagnosi e la zona interessata dal trattamento adotta degli interventi adeguati, come il monitoraggio dei parametri vitali, alimentazione, igiene e cura della pelle. Sicuramente si tratta di un mondo nuovo e in continua evoluzione, dove l’infermiere agisce in più campi, tra cui l’aspetto umano del paziente, che ha una rilevanza di primo piano. Possedere capacità comunicative oltre a quelle tecniche è fondamentale per il contatto con il malato.
Lavorare come infermiere in radioterapia implica una conoscenza e una buona gestione delle scale di valutazione, che serviranno come supporto per la gestione del paziente prima e dopo il trattamento.
Nella fase di accertamento del paziente sarà necessaria una valutazione iniziale, che comprende l’uso della scala di Barthel per identificare la funzionalità fisica e dell’autonomia del paziente, necessaria per la gestione dei sintomi e delle terapie di supporto prescritte. Inoltre, nella gestione del dolore, soprattutto nel paziente in trattamento palliativo, sarà fondamentale l’uso delle scale in particolare la scala VNS, semplice da utilizzare, che non necessita di coordinazione visiva e motoria, ripetibile e facilmente comprensibile dal paziente.
Molto spesso, infine, saranno necessarie medicazioni di tipo protettivo (in caso di infezioni), curativo (epiteliolisi) e di copertura (in caso di sanguinamenti). Il compito dell’infermiere è quello di valutare gli interventi necessari sulla ferita congiuntamente o successivamente all’inquadramento clinico del medico.
In conclusione, essere infermiere in radioterapia implica non solo una cultura generale sulle pratiche infermieristiche o doti comunicative, ma anche capacità decisionali concretamente a quelle che sono le nostre responsabilità.
Dott.ssa Annarita Ciocia
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