H 20.30. Ingresso di un Pronto Soccorso di una cittadina italiana. Un’auto arriva con il clacson strombazzante. Alla guida un uomo, al posto passeggero una donna con in braccio un bimbo. Raggiungono trafelati la porta d’entrata trovandovi un uomo appena uscito che li fissa intensamente.
Papà del bambino. “Presto, mio figlio sta male, ha battuto la testa, serve un medico subito!”
L’uomo guarda il bambino, sposta la borsa del ghiaccio che copre a malapena un bernoccolo in fronte, gli sorride e gli fa una smorfia. Il bimbo ricambia impaurito ma divertito.
“Mi spiace, il dottore non c’é”
Papà del bambino. “Ma che vuol dire non c’è? Deve venire subito un medico. E mi mandi anche un infermiere, mio figlio sta male! Deve fare una flebo…Ed anche una TAC!”
“Mi spiace, non ci sono neanche infermieri”
Papà del bambino. “Ma cosa sta dicendo, guardi che io spacco tutto!”
“Faccia pure, siamo abituati”.
Papà del bambino. “Ma che schifo di Pronto Soccorso è? Senza medici e senza infermieri? Ma dove sono?”
“Andati via, TUTTI”
Papà del bambino. “Ma come andati via? E perchè? Sono obbligati a star qui! Qui si scherza con la vita della gente! Chiami qualcuno”.
Intanto il bambino si tranquillizza e sembra aver superato la paura della botta.
“Ha ragione, ma lei che lavoro fa?”
Papà del bambino. “Ma che c’entra che lavoro faccio? Ma è pazzo? Comunque faccio il sarto”.
“Ecco. Si immagini che un suo cliente le dica che il suo vestito è più importante degli altri e che se non lo finisce oggi le sfonda la bottega e la prende a pugni”.
Papà del bambino. “Ma che dice? Ma allora davvero è pazzo!”
“Puó darsi…Ma immagini un altro cliente che mentre lei sta prendendo le misure ad una donna entra in bottega e pretende che le prenda prima a lui.”
Papà del bambino. “Ma non se ne parla proprio!”
“Allora immagini un altro cliente che ha bruciato il suo vestito con la sigaretta e la denuncia perché il vestito si è bucato”
Papà del bambino. “Ma è assurdo”
“Ne immagini un altro che viene in bottega tutti i giorni e se non lo serve subito inizia ad insultarla e a schiaffeggiarla”.
Il bimbo, ormai ripresosi, guarda divertito la scena.
Papà del bambino. “Guardi, mio figlio sta meglio e meno male! Se no due schiaffoni a lei non li levava nessuno”.
“Ecco, continuate cosí. Continuate ad usare violenza su chi cerca di aiutarvi. Continuate a insultare, minacciare, picchiare e denunciare chi cerca di tutelare la vostra salute.”
Papà del bambino. “Scusi, ma lei chi é? Come si permette?”
“Sono il medico del turno pomeridiano in Pronto Soccorso, ho appena finito il mio lavoro. Il mio ultimo turno, a dire il vero, perchè sono stanco di subire violenza. Ma quando ho sentito il suo clacson mi sono fermato per capire se potevo essere utile. È solo una botta, ma entrate ed attendete il vostro turno. Se la caverá con qualche ora sotto osservazione.”
LA VIOLENZA SUGLI OPERATORI SANITARI DEVE FINIRE.
Ogni nuova aggressione ci fa avvicinare al momento in cui più nessuno vorrà lavorare in Pronto Soccorso.
Aiutateci ad aiutarvi.
Prima che andiamo via tutti.
Prima che una conversazione così diventi realtà.
Luca Caruso
Scopri come guadagnare pubblicando la tua tesi di laurea su NurseTimes
Scarica la tua tesi di laurea: tesi.nursetimes.org/index.php
Lascia un commento