Doccia ghiacciata per una aspirante oss 40enne di Troia (Foggia) che aveva partecipato al concorso unico regionale per la copertura di 2.245 posti. Attraverso una comunicazione del Policlinico Riuniti di Foggia, infatti, ha saputo che il suo nominativo è stato depennato dalla graduatoria della procedura concorsuale “per assenza del requisito specifico di ammissione”.
E quale sarebbe questo “requisito specifico”? Semplice: l’attestato di operatore socio-sanitario, che nel suo caso era fasullo. Già, perché il titolo di oss, da lei conseguito mediante un corso di formazione professionale, con lezioni svolte in una struttura ricettiva di Foggia e con tanto di tirocinio in una casa di riposo per anziani, senza dimenticar il pagamento di 2mila euro, non è risultato valido ai fini lavorativi.
La candidata, dunque, è stata vittima di una truffa. E per questo ha presentato un esposto alla Procura di Foggia. “Il corso, regolarmente ed effettivamente frequentato dalla querelante, è stato tenuto da diversi istruttori (infermieri, fisioterapisti, educatori, ecc.) per una durata di circa sei mesi (inizio ottobre 2018 e terminando nella primavera del 2019), ed era articolato in una frequenza di una o due volte alla settimana, mattina o pomeriggio, con lezioni della durata ciascuna di circa quattro ore”, si legge nella denuncia.
Al danno si è poi aggiunta la beffa dopo la partecipazione al concorso: “Non solo partecipa a tale concorso pubblico, ma lo supera, venendo dichiarata ‘idonea’ e così ottenendo la formale convocazione dall’Azienda ospedaliera per il 5.10.2021, finalizzata alla sottoscrizione del contratto di assunzione a tempo determinato”.
Dalla gioia alla delusione, però, il passo è stato breve. “Sorprendentemente, in data 12.12.2021, è pervenuta una Pec dagli Ospedali Riuniti con la quale le veniva comunicato che, a seguito di accertamenti esperiti presso le Regioni competenti in ordine alla verifica della validità degli attestati di oss, l’attestato era risultato falso”, si legge ancora nella querela. Contestualmente alla Pec è stato anche comunicato l’avvio del procedimento di decadenza dalla graduatoria degli idonei al concorso espletato.
Inizialmente convinta di un “errore negli accertamenti”, la candidata ha dato mandato al suo legale di contestare il contenuto della Pec, ribadendo al contempo l’autenticità del titolo conseguito. Ma gli ulteriori accertamenti hanno confermato la falsità dell’attestato.
Come ulteriore riscontro, la responsabile legale del Policlinico di Foggia ha inoltrato una richiesta di chiarimenti al centro di formazione in questione (estraneo alla vicenda), il cui mandatario disconosceva l’attestato in oggetto, confermando: “Il documento è palesemente artefatto. La struttura di quest’ultimo non è rispondente a quello in uso presso la Regione Campania al periodo del settembre 2018. La data di esame non risponde a quelle calenderizzate dall’ente di formazione”.
Di qui la citazione in giudizio dei due riferimenti del corso di formazione, entrambi della provincia di Foggia, per aver “organizzato un corso di formazione professionale per oss, rappresentando falsamente che lo stesso fosse riconosciuto dalla Regione Campania come corso di qualificazione per l’accesso ai concorsi pubblici” e “rilasciando una falsa attestazione di qualifica professionale”. Il tutto procurandosi un ingiusto profitto, ovvero la quota di partecipazione al corso versata dalla vittima.
All’udienza predibattimentale del 15 dicembre il gioudice del Tribunale di Foggia ha riconosciuto alla vittima del raggiro un risarcimento pari a 7mila euro. Con richiesta congiunta di difesa e pm si è poi stabilito di non procedere oltre per remissione di querela.
Redazione Nurse Times
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