“I sistemi 118 sono strangolati dall’ormai permanente amputazione funzionale delle ambulanze, in alcuni casi sino al 60% e oltre delle flotte, che restano incolonnate per ore e ore sulle rampe dei pronto soccorso. Le ambulanze sono usate come posti letto temporanei, in attesa della presa in carico ospedaliera. Rischiamo di passare da barellopoli a barellandia, con disagi sempre maggiori e un aggravio di costi”. Così Mario Balzanelli, presidente nazionale Sis 118, all’Adnkronos Salute.
“Eppure i rimedi ci sono, vanno solo attuati”, dice Balzanelli, spiegando come intanto vada sgombrato il campo da un equivoco: “Sembra quasi che la colpa dell’iperafflusso di chiamate al 118 e del sovraffollamento dei pronto soccorso sia del cittadino. Tale assunto è, nella stragrande maggioranza dei casi, assolutamente inappropriato, oltre che, in sostanza, inaccettabile. Chi afferisce alle ‘due porte’ del sistema dell’emergenza, 118 e pronto soccorso, sente di star male, percepisce soggettivamente un problema acuto di salute che lo allarma e chiede aiuto”.
Sempre Balzanelli: “A sentire chi chiama le centrali operative del 118 o chi si reca spontaneamente al pronto soccorso, nella maggior parte dei casi si riscontra come ciascuno sia convinto di avere un bisogno urgente di essere visitato e curato. E’ la cosiddetta ‘urgenza percepita’, ma non è compito del cittadino discriminare tra emergenze, urgenze o situazioni che non meritano attenzione immediata, perché in quel momento non pericolose per la vita. Non tocca certamente al cittadino fare una diagnosi, mentre spetta senz’altro al cittadino, che paga le tasse, pretendere una risposta efficace dal sistema sanità per qualsivoglia tipologia di problema acuta presentatosi all’improvviso”.
Insomma, è la solita, vecchia storia degli accessi impropri ai pronto soccorso. “Almeno l’85% dei soggetti che quotidianamente sovraffollano il pronto soccorso deve essere gestito altrove, nel contesto della medicina del territorio, perché affetto da acuzie minori. E’ assurdo pretendere dai colleghi del pronto soccorso una mole prestazionale così inappropriata, peraltro esponenzialmente ingravescente”.
Per Balzanelli il problema va risolto a monte: “Vanno riattivati i punti di primo intervento del 118, e potenziati dove ci sono ancora, come in Puglia. La moltitudine di pazienti con acuzie minori va inquadrata a monte, con triage telefonico esperto effettuato dalla centrale operativa 118, che può correttamente indirizzarla per ricevere una risposta al bisogno di salute veloce e appropriata. Tra i compiti che il legislatore affida alla centrale operativa del 118 c’è quello di indirizzare il paziente ai punti di ‘primo soccorso territoriale’ (punti di primo intervento), ossia le postazioni fisse medicalizzate e infermierizzate del Sistema di emergenza territoriale 118”.
Conclude Balzanelli: “Dati alla mano, queste strutture intermedie di decompressione delle acuzie minori sono in grado di abbattere i tempi di attesa, e quindi di assicurare una veloce valutazione del paziente, garantendo una valutazione esperta da parte dei medici e degli infermieri del 118, ma anche di somministrare terapie di emergenza-urgenza, effettuare esami strumentali (elettrocardiogramma) e di laboratorio (emogasanalisi, parametri ematochimici fondamentali di primaria necessità in emergenza-urgenza), indispensabili per un primo inquadramento del paziente. Funzionano, dunque, da filtro, evitando quel 97% di accessi impropri al pronto soccorso”.
Redazione Nurse Times
Scopri come guadagnare pubblicando la tua tesi di laurea su NurseTimes
Il progetto NEXT si rinnova e diventa NEXT 2.0: pubblichiamo i questionari e le vostre tesi
Carica la tua tesi di laurea: tesi.nursetimes.org
Carica il tuo questionario: https://tesi.nursetimes.org/questionari
Lascia un commento