La gestione delle ferie arretrate dei dipendenti pubblici è diventata un tema di grande interesse dopo una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. In questo contesto, un parere emesso dall’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) fornisce interessanti indicazioni, con implicazioni estese per tutte le amministrazioni pubbliche.
Il parere dell’Aran
Il parere dell’Aran, reso noto sul suo sito ufficiale, chiarisce che le ferie sono un diritto irrinunciabile per i dipendenti pubblici, come definito dall’articolo 28 del CCNL del 16 ottobre 2008. Queste devono essere godute durante l’anno solare, con la possibilità di frazionarle compatibilmente con le esigenze di servizio. Tuttavia, è importante garantire al lavoratore almeno due settimane continue tra il 1° giugno e il 30 settembre. Nel caso in cui diventi impossibile fruire delle ferie nell’arco dell’anno, il dipendente ha il diritto di procrastinarne due settimane nei successivi 18 mesi.
La sentenza della Corte europea
La questione delle ferie “pregresse” costituisce un’eccezione non contemplata dalla normativa contrattuale, ma in linea con i principi costituzionali, le ferie sono irrinunciabili. La recente sentenza della Corte UE del 18 gennaio 2024, nella causa C-218/22, ribadisce che il datore di lavoro non può automaticamente revocare il diritto alle ferie non fruite nei tempi contrattuali senza dimostrare di aver adottato tutte le precauzioni necessarie.
In sostanza, il parere dell’Aran e la sentenza della Corte UE sottolineano l’importanza per le amministrazioni pubbliche di pianificare adeguatamente le ferie dei dipendenti, garantendo un preavviso sufficiente e monitorando le ferie residue di ciascun dipendente. Questo assicura il pieno esercizio del diritto alle ferie, fondamentale per il benessere psicofisico dei lavoratori.
Redazione NurseTimes
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