Un recente studio pubblicato su Nature Medicine ha sollevato nuove preoccupazioni sulla dengue, sottolineando che le infezioni primarie, non solo quelle secondarie, possono essere pericolose. Questo nuovo sviluppo richiama l’attenzione sulla necessità di rivedere le strategie di intervento e protezione contro questa malattia virale.
Il lavoro di ricerca, condotto in India su un vasto campione di bambini, ha dimostrato che più della metà dei casi gravi di dengue potrebbero essere attribuiti a infezioni primarie, anziché secondarie. Questa scoperta contrasta con la precedente convinzione che solo le infezioni secondarie rappresentassero un rischio significativo per la salute.
Anmol Chandele, responsabile dell’Icgeb-Emory Vaccine Program a Nuova Delhi e co-autore dello studio, ha sottolineato l’urgenza di rivalutare l’attuale comprensione della dengue. Chandele ha enfatizzato che molte persone sviluppano una malattia grave a seguito di infezioni primarie, mettendo in discussione l’approccio tradizionale alla ricerca sui vaccini.
Il cambiamento climatico e gli spostamenti delle persone sono stati identificati come principali fattori responsabili della diffusione della dengue in nuove aree. In Italia, ad esempio, il 2023 ha registrato il più alto numero di casi e trasmissioni autoctone di dengue fino a oggi, come ha confermato Alessandro Marcello, responsabile del Laboratorio di Virologia molecolare dell’Icgeb.
Marcello ha sottolineato l’importanza di proteggere la popolazione fin dal primo incontro con il virus. Questo nuovo studio evidenzia la necessità di strategie vaccinali efficaci e sicure non solo in India, ma anche in altre regioni colpite dalla dengue.
Redazione Nurse Times
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