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Padova, donna morta dopo gastroscopia: medico prosciolto dall’accusa di omicio colposo

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Padova, donna morta dopo gastroscopia: medico prosciolto dall'accusa di omicio colposo
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Nessun colpevole per la morte di Nicoletta Bettucchi (foto), 64enne residente a Rovolon (Padova), deceduta all’Ospedale Civile di Padova nel settembre del 2021. Il gup Laura Alcaro ha infatti sentenziato il non luogo a procedere nei confronti del gastroenterologo 34enne Filippo Pelizzaro, per il pm Marco Brusegan, titolare delle indagini, aveva chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di omicidio colposo.

Ricostruiamo i fatti. Il 10 settembre del 2021 Nicoletta si era recata a Padova per sottoporsi a colonscopia e gastroscopia in sedazione. Un esame invasivo dell’apparato digerente, ma solitamente non pericoloso. In questo caso, invece, qualcosa è andato storto. La donna, una volta terminata la visita rientrò nella sua abitazione di Rovolon e poco dopo iniziò a sentirsi male.

Costretta a ricorrere alle cure del pronto soccorso di Padova, Nicoletta fu sottoposta a Tac e le fu diagnosticata una lesione al duodeno, la prima porzione dell’intestino tenue. Si decise allora di operarla per ridurre il danno all’apparato digerente. Il quadro clinico, però, continuò a peggiorare, tanto da costringere i medici a un secondo intervento. Un tentativo inutile: la 64enne finì intubata in rianimazione e, all’alba del 13 settembre, sopraggiunse la morte.

Per quella tragedia la Procura iscrisse nel registro degli indagati il dottor Pelizzaro, specializzato in malattie dell’apparato digerente, con l’accusa di omicidio colposo. Secondo l’accusa, aveva spinto con troppa forza l’endoscopio per la gastroscopia, perforando un diverticolo nel duodeno di Nicoletta. E in seguito non avrebbe eseguito una Tac per appurare il buon esito dell’esame.

Il gup, tuttavia, ha rigettato tale ipotesi, sposando invece la linea della difesa: il medico dell’ospedale di Padova seguì alla perfezione le linee guida. Mancando inoltre la certezza della condanna, il giudice ha deciso di non rinviarlo a giudizio, così come previsto dalla riforma Cartabia.

Redazione Nurse Times

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