Nonostante il loro ruolo cruciale, solo alcuni dei 700mila professionisti del settore sanitario sono riconosciuti tra coloro che svolgono i cosiddetti lavori gravosi. E non rientrano invece affatto tra i lavori usuranti. Le disposizioni su questi ultimi, infatti, riguardano i lavoratori, che prestano servizio notturno per almeno sei ore in 78 notti all’anno, oppure per chi lavora nella fascia oraria che va dalle 24 alle 5 per tre ore ogni notte durante tutto l’anno lavorativo.
Uno studio del Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale (Cergas) dell’Università Bocconi evidenzia che l’11,8% del personale delle aziende sanitarie locali e degli ospedali – e circa il 16% degli infermieri – presenta inidoneità fisiche che ne limitano le mansioni. Di questi, il 7,8% presenta inidoneità parziali permanenti e lo 0,4% inidoneità totali.
Le donne risultano più colpite rispetto agli uomini (79,6% contro 20,4%). Le inidoneità aumentano con l’età, passando da meno del 4% tra i 25 e i 29 anni, al 24% tra i 60 e i 64 anni, con picchi del 31%. Le inidoneità riguardano principalmente la movimentazione dei carichi (49,5%), le posture (12,6%) e il lavoro notturno e la reperibilità (12%).
Queste limitazioni rappresentano un significativo ostacolo all’organizzazione del lavoro, con un impatto destinato a crescere con l’invecchiamento del personale. È un tema cruciale non solo per la tutela della salute dei lavoratori, ma anche per la funzionalità delle strutture sanitarie e la qualità dell’assistenza ai pazienti.
Tradizionalmente i casi di inidoneità sono stati gestiti con pensionamenti anticipati, trasferimenti dal territorio all’ospedale e ricollocazioni in uffici amministrativi. Tuttavia queste soluzioni non sono più sostenibili. Il personale sanitario che svolge mansioni operative e turni notturni da due a quattro volte al mese difficilmente raggiunge le 78 notti annue richieste dalle disposizioni in materia.
Per questo il disegno di legge presentato dal senatore Orfeo Mazzella (M5S), assegnato alla Commissione Affari sociali in sede redigente e alle Commissioni Affari costituzionali e bilancio in sede consultiva, propone di ridurre questo requisito a 36 notti all’anno. Il nuovo ddl punta ad abbassare il numero di notti necessarie per accedere al pensionamento anticipato, mantenendo però il requisito di un’anzianità contributiva non inferiore a 35 anni.
Redazione Nurse Times
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