La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la normativa regionale che il Liguria consentiva ai medici del servizio pubblico di svolgere attività intramoenia anche nelle strutture private accreditate. Una normativa introdotta dalla in via transitoria fino al 2025 per contribuire al taglio delle liste d’attesa, ma impugnata dal Consiglio dei ministri. Via libera, invece, alla possibilità per le aziende sanitarie pubbliche di acquisire prestazioni intramurarie dai propri dipendenti, sempre a patto di non effettuarle in strutture accreditate.
Quanto all’illegittimità la Corte ha affermato: “Anche allorquando è stata transitoriamente introdotta, in considerazione della carenza degli spazi disponibili, la possibilità di un’attività intramoenia allargata e si è consentito al direttore generale di assumere le specifiche iniziative per reperire spazi sostitutivi fuori dall’azienda, includendovi anche gli studi professionali privati, è stata sempre ribadita l’espressa esclusione delle strutture sanitarie private accreditate”, rileva la consulta.
Con questo divieto la Consulta “ha inteso garantire la massima efficienza e funzionalità operativa al servizio sanitario pubblico”, evitando che “potesse spiegare effetti negativi il contemporaneo esercizio da parte del medico dipendente di attività professionale presso strutture” accreditate, con il “pericolo di incrinamento della funzione ausiliaria” della rete sanitaria pubblica, che queste ultime svolgono.
In Liguria la norma bocciata era nata “da una necessità acuita dopo il periodo covid per l’abbattimento delle liste d’attesa: tale iniziativa si è mossa dalla necessità di un contesto particolare e temporaneo”. In altre parole, “Regione Liguria è stata anticipatoria” di un decreto nazionale sulle liste d’attesa che “auspica l’acquisizione di prestazioni in regime libero-professionale intramoenia orientata all’abbattimento delle stesse liste”.
I”Per la Consulta sono incostituzionali le norme della Liguria sull’intramoenia dei dirigenti medici – ha commentato in una nota Fabio Tosi, capogruppo del M5S in consiglio regionale -. In estrema sintesi, chi ha un rapporto esclusivo con il sistema sanitario nazionale non può svolgere attività in strutture private accreditate. L’avevamo detto in tutte le sedi che questa scelta era sbagliata, ma siamo stati accusati di remare contro e di non fare gli interessi dei cittadini. Chi ha creduto che Toti avesse la bacchetta magica per risolvere i problemi creati da Toti stesso ora si rende finalmente conto del castello di carte su cui si è retto il sistema dell’ex presidente di Regione”.
Redazione Nurse Times
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