“Ripensare il sistema dell’emergenza-urgenza nelle Marche, guardando a realtà più evolute come Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana”. Così Andrea Andreucci, presidente nazionale della Società italiana infermieri emergenza (Siiet), ha indicato la strada da seguire sistema d’emergenza-urgenza marchigiano in un’intervista rilasciata al Resto del Carlino.
“Nella maggior parte dei casi – afferma Andreucci – gli infermieri sono più che sufficienti a gestire le situazioni di emergenza. La Regione Marche e i direttori delle unità operative li dovrebbero mettere nelle condizioni di operare in maniera autonoma e di erogare le prestazioni necessarie sulla base di algoritmi decisionali condivisi (istruzioni operative), che devono indicare con precisione cosa fare di fronte alle diverse casistiche, dall’arresto cardiaco alla difficoltà respiratoria, dall’infarto all’ictus. Purtroppo, invece, i colleghi delle Marche continuano a lavorare come soccorritori non sanitari e, spesso e volentieri, si fa campagna terroristica sull’assenza dei medici a bordo delle ambulanze”.
La soluzione, dunque, starebbe negli algoritmi. “Gli infermieri marchigiani, che sono fortemente specializzati, con competenze di alto livello e capaci di affrontare situazioni critiche a rischio vita, se disponessero di tali algoritmi, sarebbero in grado di risolvere il 95% dei casi d’emergenza”, conferma il presidente Siiet.
Ma perché nelle Marche tali algoritmi non sono utilizzati? “Perchè si fa lobbismo a vantaggio dei medici, spesso pagati 1.200 euro a turno o a gettone, modalità che serve a risolvere il problema della carenza di personale medico – spiega Andreucci -. È bene guardare cosa avviene negli altri territori. Faccio un esempio: nelle Marche operano 40 unità medicalizzate, in Romagna solo sette, mentre il resto dell’attività di emergenza è gestito dagli infermieri, che trattano i pazienti sulla base degli algoritmi. Questo per dire che non serve fare polemica sull’ambulanza che domenica mattina è intervenuta in spiaggia priva di medico. Tra l’altro le Marche sono una regione medicocentrica, anche se spesso si scelgono medici che non hanno formazione specifica nell’emergenza e si pagano tanto. Questo è vergognoso, anche per la razionalizzazione delle risorse”.
In quali situazioni il medico è un valore aggiunto rispetto all’infermiere? “In tutte le circostanze in cui sono necessarie competenze ulteriori a quelle infermieristiche, come nel caso dei traumi gravi – dice il presidente Siiet -. Per questo non servono medici generici, ma specialisti in emergenza-urgenza o in anestesia e rianimazione, che sappiano fare la differenza. Quando parlo di specialisti non mi riferisco ai Met (medici di emergenza territoriale), abilitati sulla base di corsi di sei mesi, organizzati dai sindacati e a cui spesso si iscrivono neo-laureati, in formazione specialistica o medici di guardia medica, ma anestesisti rianimatori o medici di medicina d’urgenza con cinque o sei anni di specializzazione”.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Resto del Carlino
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