Nel seguente comunicato stampa, che riceviamo e pubblichiamo, Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato Nursing Up, offre la sua disamina della “vera e propria emergenza in atto nel nostro Paese, con un numero di aggressioni e un livello di brutalità mai registrato nell’ultimo decennio”.
Chiamatele pure le notti di terrore dei professionisti sanitari. No, non è il titolo di un film, ma la drammatica realtà dei nostri ospedali. Infermieri e medici stanno rischiando la vita. Di ora in ora la situazione si fa sempre più pesante. Chiediamo con urgenza che il Viminale apra un dossier per conoscere la situazione reale dei presidi fissi delle forze dell’ordine, città per città, regione per regione. Vogliamo i dati chiari relativi alla presenza degli agenti e, soprattutto, vogliamo conoscere le reali fasce orarie di copertura di questi servizi.
E’ necessaria, appare chiaro, una riorganizzazione del piano “sicurezza ospedali” del Viminale, come quella avvenuta nel 2023 e avviata dal ministro Piantedosi, che tuttavia, alla luce di quanto sta accadendo in tutto il Paese, appare oggi palesemente insufficiente. Fino a quando non sarà garantito almeno un agente h24 nei grandi ospedali delle città capoluogo servirà davvero l’esercito, come abbiamo chiesto da tempo. Ma con presenze fisse di questi ultimi, perché le ronde non servono a nessuno, così come possono fare ben poco le vigilanze private.
Le aziende sanitarie si ricordino che, in quanto datori di lavoro, sono responsabili per legge dell’incolumità dei nostri professionisti e, se questa emergenza dovesse perdurare e addirittura aggravarsi nell’inerzia di Regioni e Governo, inviteremo i nostri iscritti ad agire per via legale, se necessario anche chiamando le aziende sanitarie alle loro responsabilità, potendo contare sul nostro pieno appoggio. Gli arresti in flagranza di reato e quelli entro le 48 ore proposti dal ministro Schillaci sono senza alcun dubbio un passo in avanti, ma non arginano sul nascere le violenze.
Serve un ulteriore dispiegamento di forze, rapportato all’elevata gravità di quanto sta accadendo. Forze che però, al momento, non ci sono o non sono sufficienti, come risulta dalle nostre indagini. Cinque aggressioni tra giovedì e domenica: Pescara, Bolzano, Mondragone (Caserta), e ben due casi a Genova. L’escalation di violenze si fa sempre più drammatica, ora dopo ora, giorno dopo giorno.
Non è un’esagerazione. Nei grandi pronto soccorso italiani, in particolare nel cuore della notte, tra facinorosi, tossicodipendenti, esagitati e soggetti poco raccomandabili, per gli infermieri e i medici, in particolare per le nostre donne della sanità, le più esposte in questo delicatissimo momento storico, si lavora davvero a rischio della propria vita.
GLI ESITI DELLA NOSTRA INDAGINE DI SETTEMBRE NELLE REGIONI PIU’ A RISCHIO
Tranne in casi rarissimi, non esiste alcuna copertura di forze dell’ordine da mezzanotte alle 7 del mattino, e i fine settimana, in tantissimi ospedali dei capoluoghi di regione, quelli con maggiore bacino di utenza, quelli con surplus di pazienti, con le equipe sanitarie alle prese con organici ridotti all’osso, risultano scoperti anche i turni diurni.
I prefetti si difendono sostenendo che manca all’appello personale, che non ci sono abbastanza agenti. Rimane il fatto che senza controlli, e con le volanti che arrivano solo dai vicini commissariati, allertati a fatti avvenuti, ci può davvero scappare la tragedia.
E in questo clima così avvelenato ci sono realtà dove, alle aggressioni che avvengono, da sempre, da parte di soggetti poco raccomandabili, soprattutto con i favori del buio, si è aggiunta l’esasperazione di quelli che dovrebbero essere “i normali cittadini”, molti dei quali, lo dimostrano i fatti, hanno perso letteralmente la bussola.
Anche perché, con una situazione che ha raggiunto un livello di gravità mai visto nell’ultimo decennio, non si tratta più di calci, pugni o spintoni, come avveniva nel 2022 o nella maggior parte dei casi nel 2023. Ora come ora, nei pronto soccorso italiani, con i professionisti letteralmente abbandonati a se stessi, cominciano, con sempre maggiore costanza, a fare la loro comparsa addirittura le armi. A dimostrazione della totale assenza dei controlli. Non può essere questa la normalità della nostra sanità.
Situazioni allarmanti, prive di coperture di agenti, si registrano, secondo le nostre indagini, nel 98% dei grandi ospedali italiani, laddove, purtroppo, prevedere un solo agente non si dimostra certo sufficiente a garantire l’incolumità dei professionisti sanitari.
QUI CAMPANIA – Non esiste alcuna copertura notturna, ma solo volanti che fanno la ronda per la città capoluogo, con gli agenti che giungono sul posto solo a fatti avvenuti, se allertati. Nei pronto soccorsi campani, molto spesso, i poliziotti mancano anche di giorno, chiamati ad agire sul territorio quando ci sono episodi che richiedono la loro presenza, vista la penuria di colleghi. Alla fine, in nessuna struttura sanitaria, di fatto, ci sono coperture notturne.
Medesimo triste copione in provincia. Come accade al San Leonardo di Castellammare, ospedale con un bacino di utenza “abnorme”, con copertura sia dell’area costiera che di quella vesuviana, più volte alla ribalta della cronaca nera, da noi descritto tra i pronto soccorsi italiani in maggiore difficoltà. Qui “sulla carta” esiste un presidio fisso, dove un poliziotto dovrebbe garantire presenza almeno diurna. Peccato che, spesso, questo agente viene richiamato per altre emergenze, lasciando vacante il proprio posto.
QUI CALABRIA – A Vibo Valentia è stato annunciato l’esercito, ma non sarà un presidio fisso come inizialmente annunciato. Nei pronto soccorsi regionali più in difficoltà, per accesso di pazienti e carenze di organico, come Cosenza, Catanzaro, Crotone, Locri, tristemente noti alla cronaca nera, compreso Vibo, gli agenti garantiscono al massimo copertura fino alle 8 di sera.
La notte, medici e infermieri sono letteralmente abbandonati a se stessi. L’unica eccezione la fa il Gom di Reggio Calabria, dove c’è un agente presente nel suo gabbiotto nell’area del pronto soccorso anche negli orari notturni, che si alterna con un collega.
I nostri ci raccontano che un solo uomo non basta, oltre tutto denunciano che troppo spesso è lì per raccogliere solo denunce e per svolgere pratiche burocratiche, ma nei momenti topici pare che non intervenga. Quando avvengono le aggressioni, ci dicono, come quella del 28 agosto nel reparto di chirurgia vascolare, di fronte alla rabbia fuori controllo dei pazienti, e quando soprattutto le violenze avvengono lontano dal pronto soccorso, vengono allertati gli agenti dei commissariati di zona, che sopraggiungono a fatti tristemente avvenuti.
QUI LIGURIA – Tre i pronto soccorsi cittadini per Genova, con nessuna copertura notturna. Il Galliera è il più esposto a rischi, a due passi dalla movida del centro storico, e poi ci sono il San Martino e il Villa Scassi: presidi diurni fissi dal lunedì al venerdì, con agenti che vengono drammaticamente a mancare, nei fine settimana, anche di giorno. Registriamo l’ennesima aggressione avvenuta sabato scorso, al Galliera, con un infermiere preso a pugni in testa, e l’incredibile minaccia a mano armata di un 31enne, giovedì scorso, poco dopo le 2 del mattino, che ha rivolto un coltello contro un’infermiera, al Villa Scassi di Sampierdarena.
Redazione Nurse Times
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