La professione infermieristica in Italia sta vivendo una delle sue fasi più critiche. L’attrattiva economica e professionale per chi sceglie questo percorso sembra essere ormai ridotta al minimo, tanto che molti infermieri scelgono di lasciare il Paese in cerca di migliori condizioni lavorative e di vita. Non è una novità che il sistema sanitario italiano soffra di carenze strutturali e organizzative, ma la situazione attuale degli infermieri rispecchia un vero e proprio fallimento nella valorizzazione di una professione fondamentale.
L’assenza di riconoscimento economico e contrattuale
A fronte di un impegno professionale che richiede competenze tecniche elevate, resistenza psicologica e capacità di gestione di situazioni complesse, la retribuzione degli infermieri in Italia rimane decisamente bassa. Non solo le buste paga sono lontane dall’essere adeguate rispetto al carico di lavoro e alle responsabilità che gravano sugli infermieri, ma anche gli aumenti salariali derivanti dalle recenti contrattazioni si rivelano briciole (spesso lordi e quindi soggetti a una tassazione che riduce ulteriormente il loro valore reale).
Le organizzazioni sindacali, che dovrebbero farsi portavoce delle istanze di questa categoria, sembrano restare immobili. Le promesse fatte durante i tavoli di contrattazione raramente si traducono in azioni concrete. Il risultato è che molti infermieri si sentono traditi e abbandonati, costretti ad accettare condizioni lavorative sempre più gravose, senza reali possibilità di crescita o miglioramenti sostanziali.
Soluzioni improvvisate per una crisi strutturale
Il tentativo di risolvere la carenza cronica di personale infermieristico, anziché puntare su una riforma strutturale che riconosca il valore di questa professione, sembra concentrarsi su soluzioni temporanee e spesso inefficaci. Tra queste, l’introduzione dell’assistente infermiere, una figura che non possiede le stesse competenze e qualifiche degli infermieri, ma che viene proposta come supporto. Questa mossa rischia di abbassare ulteriormente gli standard dell’assistenza sanitaria, riducendo la qualità delle cure fornite ai pazienti e creando una maggiore pressione sugli infermieri qualificati, costretti a gestire un carico di lavoro in aumento.
Un’altra proposta controversa è quella di limitare la fuga degli infermieri verso altri Paesi europei, dove la professione è più rispettata e meglio retribuita. Invece di affrontare le cause profonde di questa emigrazione, come la mancanza di incentivi economici e professionali, si cerca di porre dei limiti burocratici a una libertà lavorativa che, in un contesto europeo, dovrebbe essere garantita. Allo stesso tempo, si ipotizza l’arrivo di infermieri dall’estero, in particolare dall’India, per colmare il vuoto di personale. Una soluzione che, se non accompagnata da un reale miglioramento delle condizioni lavorative, rischia di perpetuare le stesse dinamiche di sfruttamento e sottovalutazione.
Un problema globale con conseguenze locali
Il problema della professione infermieristica in Italia si inserisce in un contesto più ampio di crisi del sistema sanitario, aggravato dalla pandemia e dalle difficoltà economiche. Se da un lato si parla di globalizzazione e di opportunità professionali senza confini, dall’altro molti infermieri italiani si trovano di fronte a una realtà in cui la loro esperienza e professionalità non sono adeguatamente riconosciute nel proprio paese.
Torna quindi il dilemma, che non riguarda solo la professione infermieristica: se nessun Paese offre reali garanzie di sicurezza e dignità professionale, qual è il diritto di ciascuno a cercare migliori condizioni altrove? Gli infermieri italiani, così come molti altri professionisti del settore sanitario, si trovano a fare i conti con la necessità di scegliere tra il rimanere in un sistema che non li valorizza o cercare asilo professionale in paesi che offrono condizioni migliori.
Conclusioni
Per risolvere la crisi della professione infermieristica in Italia è necessario un approccio serio e sistematico, che passi attraverso un riconoscimento economico, professionale e sociale adeguato. Le soluzioni temporanee e i rattoppi burocratici non fanno che peggiorare una situazione già critica. Se non si agirà in fretta e con decisione, il rischio è quello di vedere una crescente fuga di professionisti e un progressivo peggioramento della qualità delle cure sanitarie nel nostro Paese.
Francesco Perniola
CPS infermiere (attualmente in Asl Lecce)
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