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30 anni di trapianti di cuore pediatrici

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Un sorriso forse basterebbe in questi giorni a rompere il silenzio!
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È lunga trent’anni e conta centinaia di vite salvate la storia dei trapianti di cuore su bambini nel nostro Paese. I primi due interventi furono fatti a Roma a inizio 1986, ma fu otto anni dopo, con la morte di Nicholas Green che l’Italia scoprì l’importanza della donazione di organi.

Da allora di trapianti di cuore su bimbi ne sono stati fatti tantissimi ma le donazioni restano inferiori alle richieste. “Avevamo già realizzato il primo trapianto di cuore su un adulto, pensammo fosse giunto il momento di farlo anche sui bambini.

Il problema era trovare un organo piccolo e di gruppo sanguigno compatibile. Fu un successo rimasto nella storia. L’emozione fu grande come il clamore suscitato”. È quanto ricorda Benedetto Marino, all’epoca direttore dell’Unità di Cardiochirurgia del Università della Sapienza, il primo trapianto di cuore pediatrico avvenuto in Italia trenta anni fa e realizzato dall’equipe del Policlinico Umberto Primo di Roma da lui guidata.

“Avevamo tanti dubbi e paure, ma la paziente, Moira, di soli sei anni, guidò la mostra decisione perché stava talmente male che non c’era altra possibilità”, spiega Giuseppe Mazzesi, oggi primario di Cardiochirurgia dell’Università La Sapienza e all’epoca chirurgo in formazione nell’equipe che operò. “Avvenne la notte del 6 gennaio 1986, uno splendido regalo della Befana”.

Il fronte fu aperto con successo e dopo poche settimane fu realizzato il secondo trapianto all’Ospedale Bambino Gesù. Qui l’asticella dell’età fu portata ancora più in basso. “Il 10 febbraio 1986 a ricevere un cuore nuovo fu un bimbo di appena un anno, che pesava 10 chili”, ricorda Francesco Parisi, direttore dell’Unità di chirurgia toracica del Bambino Gesù. “Da noi – prosegue – fu anche il primo trapianto in assoluto. Da allora abbiamo fatto 231 trapianti di cuore”.

In Italia ci sono 40.000 pazienti trapiantati.

I passi avanti compiuti in trenta anni sono stati enormi, commenta, “si è passati da una sopravvivenza del 65% a 5 anni dall’intervento, a una sopravvivenza del 90%, aggiunge mostrando la foto di Agata: “non mancano donne, come lei, che sono anche riuscite AD avere figli”.

Nella lunga storia dei trapianti pediatrici c’e stato però un momento che ne ha rivoluzionato il corso, ovvero la vicenda di Nicholas Green, il bambino americano ucciso in un agguato mentre era in vacanza con la famiglia in Italia.

La famiglia decise di donarne gli organi e il suo cuore oggi ancora batte in un giovane di 36 anni, Andrea. Ma quello che fu rivoluzionario fu il movimento di coscienze che nacque da questo episodio, racconta il padre, Reginald Green, da 21 anni impegnato a promuovere la cultura della donazione degli organi.

“Si facevano all’epoca 400 donazioni l’anno, oggi quasi 1400”, conferma Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro Nazionale Trapianti, “oggi in Italia ci sono 40.000 pazienti trapiantati, e sicuramente questo episodio ha portato a una maggiore consapevolezze dell’importanza di un gesto di cui all’epoca a malapena si era a conoscenza”.

Sabina Piazzolla

Fonte: AICO

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