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Voleva l’eutanasia, ex infermiere si suicida in clinica

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Voleva l’eutanasia, ex infermiere si suicida in clinica
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All’origine del gesto l’incapacità di accettare la menomazione derivante da un incidente stradale e l’esito negativo del contenzioso con un collega.

Lo hanno trovato impiccato nella sua camera, all’interno di una clinica romana dove era in cura da qualche tempo per le conseguenze di un incidente stradale. Inutile ogni tentativo da parte del personale sanitario di rianimarlo. È morto così, M.P., 40 anni, ex infermiere precario dell’ospedale San Camillo De Lellis di Rieti. Una decisione, quella di farla finita, già presa in considerazione più volte, ma mai messa in atto grazie ai familiari.

L’uomo si era persino recato due volte in un centro specializzato per la morte assistita di Zurigo, in Svizzera, ottenendo l’autorizzazione, ma le persone a lui più care lo avevano convinto a non partire, a non mettere in pratica il proposito di eutanasia. Almeno fino a ieri, quando ha invece trovato la forza per farla finita e porre fine al suo stato di disabilità grave, non più sopportabile per uno come lui, abituato a vivere la vita pienamente e soprattutto in assoluto autonomia.

All’origine del suo malessere, il maledetto 2 dicembre del 2016, quando rimase coinvolto in un incidente stradale tra Sant’Elia e il Macelletto, alle porte di Rieti: lo scooter su cui viaggiava fu travolto da due macchine. M.P. si risvegliò dopo quaranta giorni di coma, ma le ferite riportate erano così gravi da procurargli danni fisici permanenti. Una situazione inaccettabile per lui, appassionato di sport e culturista, costretto su un letto e impossibilitato a qualsiasi movimento.

A peggiorare la sua situazione, poi, la vicenda giudiziaria che lo aveva visto coinvolto un anno prima dell’incidente, quando fu accusato di aver cercato di mettere nei guai un collega di lavoro col quale si contendeva l’assunzione a tempo indeterminato all’Asl. In quell’occasione aveva chiamato i carabinieri, informandoli che nella vettura del collega era nascosta della droga. Un’accusa infondata, che aveva però avviato l’inchiesta della Procura. Nel 2018, dopo una lunga e articolata vicenda giudiziaria, l’uomo fu condannato per calunnia. Sul suo corpo sarà ora effettuata l’autopsia per stabilire con certezza la causa della morte.

Redazione Nurse Times

Fonte: Corriere di Rieti

 

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