Il presidente del sindacato, Antonio De Palma, parla di politiche inconcludenti per arginare il fenomeno e sottolinea come la categoria sia stata la più colpita ancha dal Covid.
“I più esposti al rischio, sempre e comunque, siamo noi. Come nella più incerta delle battaglie, in piena trincea 24 ore su 24, alle prese con maggiori responsabilità, capaci di guardare ogni giorno in faccia la morte durante le emergenze più delicate, pronti a rischiare la vita per la salute del paziente”. Così Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato Nursing Up, commenta i dati Inail del mese di marzo, contenuti nel Dossier Donne, che tracciano il quadro delle denunce da infortunio nel periodo gennaio 2020 – gennaio 2022 per le operatrici sanitarie.
“E’ tempo di bilanci e riflessioni – prosegue -. Noi del Nursing Up, come sempre facciamo, abbiamo cercato di riassumere i dati, mettendo in evidenza come il periodo in questione sia stato a dir poco drammatico per gli infermieri italiani. Certo, l’emergenza è arrivata all’improvviso, e nessuno l’aveva immaginata. E poi, sempre di ‘marchio Inail’, ci sono i numeri delle violenze, quotidiane, terribili, che ci pongono al primo posto come vittime sacrificali della follia altrui. Ma pensate davvero che il peggiore nemico degli infermieri italiani sia stato solo l’invisibile virus, oppure il paziente che ci prende a pugni? Se ad oggi la situazione non è cambiata, se a distanza di tempo gli operatori sanitari, ingabbiati in turni massacranti e nel mirino di aggressioni perpetrate quotidianamente ai loro danni, ma soprattutto vittime di una valorizzazione economica che ancora non si realizza, sono costretti a scendere ancora nelle piazze per denunciare il loro malcontento, fino ad arrivare allo sciopero del prossimo 8 aprile, allora la risposta non è difficile da immaginare”.
Sempre De Palma: “L’8 marzo sono arrivati i dati Inail sui rischi occorsi alle operatrici sanitarie sul luogo di lavoro nel periodo 2020-2021 (ovvero contagi e decessi). I numeri parlano chiaro: le nostre infermiere hanno pagato il tributo più pesante, sia a livellodi contagi (l’83% del comparto dei tecnici della salute che si sono infettati sono infermiere), sia a livello di decessi (22%, otto vittimesu dieci sono infermiere donne). Numeri inequivocabili: per tutti noi, in particolare per le nostre donne della sanità, il biennio 2020-2021 è stato un vero inferno e non potremo mai dimenticarlo. I dati sulle violenze ai danni degli operatori sanitari sono poi, più che mai, realtà dei giorni nostri, e aprono uno squarcio incredibile, un micromondo dai contorni a dir poco drammatici. I casi di violenze, fisiche e psicologiche, nell’arco di 12 mesi, sono stati in media 2.500 nel 2020, da Nord a Sud”.
E ancora: “Qui, però, ragioniamo solo sui casi denunciati. La nostra Federazione, intervenuta nel corso della recente Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari (12 marzo), ha fornito stime ben peggiori rispetto all’Inail. Secondo la Fnopi, nove infermieri su dieci sono stati vittime di violenza sul luogo di lavoro. Praticamente tutti. Gli infermieri sono i professionisti della sanità in assoluto più colpiti dagli atti di violenza sugli operatori sanitari. In particolare, sempre secondo le stime Fnopi, l’89% degli infermieri è stato vittima di violenza sul lavoro, e di questi casi nel 58% dei casi (oltre uno su due) si è trattato di violenza fisica. Tra aggressioni fisiche e psicologiche, spesso non denunciate, si arriva addirittura a 5mila all’anno”.
Aggiunge De Palma: “,Tornando alle nostre denunce e analizzando le cronache locali, pare proprio che le regioni con il maggior numero di violenze ai danni degli infermieri siano il Veneto al Nord e la Campania al Sud. Seguono Lazio e Lombardia. Non da meno l’Emilia Romagna. Vogliamo allora parlare degli ultimi due mesi? Calci in testa, dita mozzate, tendini recisi, malori in seguito ad aggressioni e minacce, persino bottigliate e secchiate sul capo, come di recente accaduto all’Ospedale del Mare di Napoli. Sono sempre gli infermieri le vittime sacrificali di reazioni incontrollate e vergognose”.
Conclude il presidente Nursing Up: “Al Policlinico Sant’Orsola di Bologna parte ad aprile la sperimentazione trimestrale di un gilet che lancia un potente allarme sonoro e invia telefonate e sms a vigilanza e forze dell’ordine, segnalando la posizione gps degli operatori sanitari. Ebbene, noi non possiamo che dubitare dell’effettiva utilità di tale strumento, che a nostro parere rappresenterà solo un palliativo, non idoneo a surrogare i presidi delle forze dell’ordine, che chiediamo da tempo in ogni ospedale. Questo strumento celebrerà invece il fallimento di un sistema che nella realtà non vuole o non è capace di affrontare concretamente un problema grave. E allora ci chiediamo, mentre scendiamo di nuovo nelle piazze per denunciare che nulla è cambiato, se anche il 2022 si concluderà così come è cominciato”.
Redazione Nurse Times
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