Gli ospedali sono luoghi di cura, non di violenza. Ogni giorno medici, infermieri e operatori socio-sanitari dedicano la propria vita al benessere degli altri, ma l’aumento delle aggressioni sta mettendo in pericolo la loro sicurezza. Recentemente un episodio grave è avvenuto nell’ospedale di Cittadella, in provincia di Padova, dove un uomo ha aggredito il personale sanitario e ferito un carabiniere. Questo è solo uno degli ultimi atti di violenza che mettono a rischio chi ogni giorno salva vite.
Alcuni addetti ai lavori sostengono che, dopo la pandemia, il rapporto paziente-sanitario sia cambiato. La fiducia nei confronti del personale sanitario è diminuita, e con essa il rispetto per chi è pronto a salvare vite. Questo cambiamento di percezione sta contribuendo all’escalation di violenza che vediamo sempre più frequentemente nei reparti.
In che modo possiamo migliorare la percezione del lavoro sanitario nella società? È sufficiente inasprire le leggi o servono anche interventi culturali più profondi? Cosa si può fare per garantire la sicurezza di chi lavora in ospedale, senza sacrificare la qualità dell’assistenza? Come possiamo ristabilire un rapporto di rispetto e fiducia tra pazienti e operatori sanitari?
La sicurezza dei professionisti della salute non è solo un problema di chi lavora in ospedale, ma un bene comune da proteggere. È urgente rispondere a queste domande per garantire che i luoghi di cura rimangano spazi sicuri, dove il personale sanitario possa lavorare senza paura.
Matteo Lucio Maiolo
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