È la storia di Giulia, che ha sconfitto una leucemia mieloide acuta quando era bambina e che ora vuole diventare infermiera per “fare qualcosa di utile per gli altri”
“Ho visto tanta sofferenza per essere solo una bambina, ma anche tanto amore e tanti sorrisi. Non sono cammini facili perché lunghi e imprevedibili ma sorridere ed affrontare tutta la battaglia con ottimismo ti dà una marcia in più”… “Dopo la guarigione mi sono ripromessa che da grande avrei fatto qualcosa di utile per gli altri, davanti a me avevo gli esempi di persone meravigliose che avevo conosciuto durante il percorso di cura e ho sempre voluto diventare brava come loro”.
Sono le parole di Giulia Venosta, ventenne di Morbegno, rilasciate al quotidiano La Provincia di Sondrio. La ragazza ha vinto quella che molto probabilmente è stata la battaglia più importante e complicata della sua vita: quella contro la leucemia. Una leucemia mieloide acuta, diagnosticatale quando aveva soli 10 anni e che lei ha battuto grazie ad un trapianto di midollo osseo e a mesi di chemioterapia.
Questo percorso vittorioso, oltre a segnarla profondamente, le ha insegnato a sorridere alla vita e ad affrontare le problematiche quotidiane con grande forza; ma, soprattutto, ha illuminato i suoi sogni, rischiarando la strada che si accinge a percorrere con straripante entusiasmo: vuole diventare una infermiera. È sicura che, grazie al suo vissuto, riuscirà ad utilizzare l’empatia con maggiore padronanza ed efficacia, cosa che ora sta già sperimentando nelle relazioni d’aiuto che le capita di instaurare durante il suo tirocinio come studentessa; già, perché Giulia è ora iscritta al corso di laurea in Infermieristica presso l’Università degli studi di Milano Bicocca.
“La vita mi ha dato una seconda possibilità e non la sprecherò, anche se sarà difficile lotterò per i miei sogni sempre, non mollerò mai ”, afferma la giovane.
Giulia svolge anche attività di volontariato presso l’ADMO (Associazione Donatori Midollo Osseo) e si sta preparando per portare la sua testimonianza nelle scuole: “Vorrei parlare della mia esperienza per far capire anche a chi è meno informato e sensibile al problema che comunque le cose brutte possono capitare a chiunque e chi è sano dovrebbe fare qualcosa per chi è meno fortunato: ci sono bambini e adulti malati che spesso non riescono nemmeno a trovare un donatore. Poi a chi non farebbe piacere salvare una vita?”
Eh già… a chi non piacerebbe salvare una vita? Il tuo spirito è decisamente quello giusto, futura infermiera. In bocca al lupo per il tuo percorso di studi.
Fonte: La Provincia di Sondrio
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