Torniamo a parlare di ventilazione meccanica a lungo termine, terapia sempre più diffusa a causa dell’innalzamento dell’età media (con il conseguente aumento delle patologie croniche) e che sempre più infermieri si ritrovano a gestire sul territorio. Lo facciamo con una serie di articoli che ne analizzano gli aspetti fondamentali. Oggi parliamo dei circuiti respiratori.
Il circuito respiratorio è un presidio sanitario che mette in comunicazione il ventilatore meccanico con il paziente che necessita di assistenza ventilatoria. È parte del sistema di distribuzione del ventilatore (VEDI ARTICOLO) e può essere composto da un tubo unico (circuito monovia) oppure da due tubi (circuito a doppia via, con cui è possibile monitorare i volumi espiratori) in PVC, collegati tra loro da un raccordo a Y.
Il circuito può contenere porte addizionali per il monitoraggio di temperatura e pressione, valvole unidirezionali, un sistema di riscaldamento (per evitare la condensa in caso di umidificazione attiva, VEDI ARTICOLO) o contenitori raccogli condensa. È monouso, fornito in confezione singola, sterile, latex free. I tubi sono trasparenti e consentono, di conseguenza, la visione di condensa e/o di secrezioni presenti nel lume; alcuni sono dotati di un rinforzo spiralato esterno, che evita le ostruzioni da inginocchiamento e permette di direzionare comodamente le linee di ventilazione.
Essendo parte integrante del sistema ventilatorio, il circuito respiratorio deve essere gestito con attenzione e nel modo corretto dagli operatori domiciliari; questo infatti può rappresentare un importante ricettacolo di infezioni (pazienti sottoposti a ventilazione meccanica invasiva sono più a rischio) in grado di contaminare il paziente e, se malfunzionante o ostruito, può mettere in serio pericolo la sua vita.
Prima di usarlo sul paziente, sarebbe buona norma ispezionare il circuito in ogni sua parte per controllarne la funzionalità, la pervietà, la tenuta in pressione (collegandolo al respiratore acceso, ostruendo la sua porzione distale senza contaminarlo e valutando la presenza di sfiati) e l’unidirezionalità dei flussi (in presenza di valvole unidirezionali).
Non meno importante è il suo posizionamento: il circuito va infatti posto in posizione di scarico, così che le gocce di condensa non si dirigano né verso le vie aeree del paziente né verso il ventilatore. Quando il circuito contiene dei raccoglitori, è opportuno posizionarli nel punto più basso del circuito per favorire la discesa del liquido al loro interno. Il livello di fluido nei contenitori va periodicamente monitorato e, se necessario, questi vanno svuotati, assicurandosi di non contaminarli.
Per quanto riguarda la sua sostituzione, il circuito respiratorio va cambiato se visibilmente sporco, malfunzionante e comunque secondo le indicazioni dei produttori. Il tempo massimo di utilizzo di un circuito respiratorio in sicurezza è comunque sconosciuto, non vi sono evidenze scientifiche concordanti sul fatto che la sua sostituzione di routine possa in qualche modo controllare l’insorgenza delle infezioni.
Nel caso in cui si mantenga integro e pulito, a domicilio gli standard assistenziali indicano di sostituirlo una volta al mese se l’assistito è ventilato per meno di 16 ore al giorno, ogni 15 giorni se è connesso al ventilatore per più di 16 ore. Viene comunque sconsigliata la sostituzione di routine più spesso di una volta a settimana.
Il circuito respiratorio viene connesso al ventilatore, ai dispositivi di umidificazione ed infine al paziente tramite un raccordo, il catheter mount, che rende più confortevole l’ingombro del circuito, evitando che quest’ultimo sia connesso direttamente alla cannula tracheostomica. Questo deve essere sostituito ad ogni seduta di ventilazione, quando visibilmente sporco/pieno di condensa e secondo le indicazioni dei produttori.
Tra il ventilatore e la linea inspiratoria può essere posizionato un filtro antibatterico, la cui funzione è quella di proteggere il ventilatore da eventuali contaminazioni. Non avendo un ruolo terapeutico e non essendo vitale nel funzionamento della macchina, non è sempre utilizzato nei ventilatori domiciliari. Se in dotazione, di solito va sostituito una volta al mese quando il paziente è ventilato meno di 16 ore al giorno, ogni 15 giorni se invece è connesso al respiratore per più di 16 ore.
Redazione Nurse Times
Fonti:
Biondino A. et al., Assistenza Respiratoria Domiciliare – Il paziente adulto tracheostomizzato in ventilazione meccanica a lungo termine
Branson R.D., The Ventilator Circuit and Ventilator-Associated Pneumonia
Hess D.R. et al., Care of the Ventilator Circuit and Its Relation to Ventilator-Associated Pneumonia
Kohorst J. et al., AARC Clinical Practice Guideline Long-Term Invasive Mechanical Ventilation in the Home – 2007 Revision & Update
Lorente L., Lecuona M., Galvan R. et al., Periodically changing ventilator circuits is not necessary to prevent ventilator-associated pneumonia when a heat and moisture exchanger is used
Tablan O.C. et al., Guidelines for preventing Health-Care-Associated Pneumonia
Torri G. et al., Ventilazione artificiale meccanica
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