Nelle case di riposo gestite da Kos Care srl a Villadose, Favaro Veneto e Quarto D’Altino viene applicato il Contratto di lavoro 2009: stipendi degli oss fermi a 14 anni fa.
Dopo aver retto l’onda d’urto della pandemia da Covid-19, nelle case di riposo venete ci sono ancora operatori socio-sanitari che prendono 5 euro l’ora. Succede nelle Rsa Residenza Anni Azzurri Sant’Anna di Villadose (Rovigo), Residenza Anni Azzurri Mestre di Favaro Veneto (Venezia) e Residenza Anni Azzurri di Quarto D’Altino (Venezia), tutte gestite Kos Care srl, gruppo internazionale che conta in Italia 108 strutture sociosanitarie, forti di 2.738 dipendenti, 198 dei quali all’opera nelle tre Rsa venete: 69 a Favaro Veneto, 65 a Quarto d’Altino e 64 a Villadose.
Però viene loro applicato il Contratto di lavoro 2009, sottoscritto da Kos con l’Anaste (Associazione nazionale strutture territoriali e per la terza età). Cgil, Cisl e Uil non hanno firmato il nuovo accordo, a loro dire “pirata e a tutto vantaggio della proprietà, che Anaste ha concordato con sigle non rappresentative”. E quindi i salari sono rimasti quelli di 14 anni fa.
La morale di questo ginepraio giuridico-sindacale la tirano gli oss interessati: “Il nostro stipendio ammonta a 1.100 euro netti al mese per 14 mensilità e 38 ore settimanali di base, ma data la carenza di personale ci chiedono di farne di più, pagate a parte, ma non sempre”.
Per correre ai ripari Kos Care srl ha deciso di uscire dall’Anaste e “di applicare, con decorrenza primo maggio 2023, il Contratto collettivo nazionale di lavoro per il personale dipendente del settore assistenziale, socio-sanitario e delle cure post intensive, sottoscritto il 13 settembre 2022 dall’associazione dei datori di lavoro Confcommercio Salute Sanità e Cura, con l’assistenza di Confcommercio Imprese per l’Italia e di Fisascat Cisl e Uiltucs Uil”.
Precisato che stiamo parlando di strutture del privato puro, quindi non tenute ad applicare il contratto vigente nel Servizio sanitario nazionale, suona strano che oss e infermieri, per migliorare la propria posizione, debbano accettare un accordo ratificato da un’associazione del commercio. Accordo rifiutato dalla Cgil e approvato non dalla Funzione pubblica di Cisl e Uil, ma dalle loro sigle del commercio.
La firma è prevista per metà aprile. Intanto Kos Care srl rivela: “Il contratto presenta le retribuzioni tabellari più alte del settore. Il miglioramento incide per il 10% circa dell’attuale retribuzione e contempla scatti di anzianità triennali. Rispetto al contratto Anaste, che prevede per gli oss uno stipendio mensile lordo di 1297 euro, quello di Confcommercio sale a 1.411,84”
Lo stesso riconosciuto all’infermiere generico, aumentato rispetto agli attuali 1.339 euro, mentre l’infermiere specialista passa da 1.466 a 1.546 euro.
“Firmiamo contratti di lavoro per diverse categorie e aziende attive nel settore dei servizi – precisano da Confcommercio -. Nell’ambito del terziario operiamo nella sanità privata e nel sociosanitario, con Rsa, case di cura e di riposo, centri diurni, assistenza domiciliare”.
Ma allora perché la Cgil non firma? “Perché nel settore sociosanitario privato ci sono già troppi contratti – spiega Ivan Bernini, responsabile regionale della Funzione pubblica -. Per esempio quelli di Uneba, enti locali, Anesta, cooperative sociali. Invece di lanciarne un altro, si devono unificare quelli esistenti, così da livellare le differenze e garantire ai dipendenti, che anche per questo motivo scappano nel pubblico, uniformità di trattamento”.
“La Cisl si impegnerà perché il nuovo contratto tuteli la categoria e l’alta professionalità dimostrata”, dicono Paolo Lubiato e Alessandro Peruzzi, responsabili Fp rispettivamente di Venezia e del Veneto.
Redazione Nurse Times
Fonte: Corriere della Sera
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