Un articolo della Voce di Rovigo, che rilanciamo, sottolinea la disparità di trattamento economico tra i camici bianchi assunti direttamente dalle Ulss e quelli “forniti” da strutture private, che magari hanno meno esperienza, ma gudagnano molto di più.
Una situazione che sta sfuggendo di mano e che, soprattutto, sta provocando disparità e malumori che, in strutture come gli ospedali, sarebbe meglio non esistessero. Come sarebbe meglio non esistesse una spaccatura così profonda tra chi fa lo stesso mestiere: i medici. Eppure è quello che sta accadendo, complice la disastrosa programmazione dei decenni scorsi, che ha provocato una carenza di personale medico tanto grave che ormai, pur di risolverla, si passa sopra a tutto, o quasi.
Tra i medici ci sono due gruppi: quelli assunti dalle Ulss, che hanno uno stipendio ovviamente dignitoso ma non astronomico, e quelli che invece sono “forniti” alle Ulss da strutture private che fanno il bello e il cattivo tempo, potendo contare su una domanda di gran lunga superiore all’offerta. Si assiste, quindi, al fenomeno di singoli turni pagati 700 euro o più, e dei medici che guadagnano molto più di colleghi che hanno alle spalle maggiore esperienza.
Una vicenda di cui si è recentemente occupato anche il quotidiano Il Mattino di Padova, occupandosi in particolare di una società che si occupa di trovare personale privato per le strutture di Montagnana e di Cittadella. Negli avvisi di reclutamento sui social si specifica, appunto, che per un turno di 12 ore si fatturano circa 700 euro. E uno dei potenziali interessati commenta: “Bene, così ci compriamo il Rolex”. Una spiritosaggine, magari, che però fotografa bene come sia ridotta la sanità veneta.
Redazione Nurse Times
Fonte: la Voce di Rovigo
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