L’assessore regionale alla Sanità replica così alle affermazioni del consigliere Maria Bigon. E precisa: “I provvedimenti assunti durante l’emergenza pandemica confermano la nostra attenzione per le case di riposo”.
“Con il provvedimento n. 305/2021 la Regione del Veneto non ha trasferito competenze proprie dell’infermiere all’Oss con formazione complementare in assistenza sanitaria (OSS con FC) né tantomeno ha inteso farne una professione sanitaria, cosa che, eventualmente, è competenza dello Stato. Bensì ha ulteriormente posto l’infermiere al centro del percorso decisionale proprio della professione ed al contempo ha perseguito l’interesse pubblico di garantire agli infermieri stessi gli operatori di supporto necessari ed adeguatamente formati, a tutela della salute degli assistiti. Pertanto l’OSS che ha seguito con profitto il modulo complementare in assistenza sanitaria, oltre a svolgere i compiti del proprio profilo, è in grado di coadiuvare l’infermiere in tutte le attività assistenziali”.
Così Manuela Lanzarin (foto), assessore alla Sanità e ai servizi sociali della Regione Veneto, replica alle affermazioni di Anna Maria Bigon, consigliere regionale del Pd, contenute nell’articolo dal titolo Il Pd: “La Regione fornisca infermieri assunti nel pubblico”. Manca il personale nelle case di riposo, pubblicato dalla Voce di Rovigo il 30 giugno scorso.
Prosegue Lanzarin: “In nessun passaggio del predetto provvedimento si afferma che l’OSS con FC possa attuare autonomamente alcunché, anzi si ribadisce che l’operatore deve attenersi “alla pianificazione individuale definita dai professionisti sanitari di riferimento, in particolare dall’infermiere o dall’ostetrica”.
Le abilità devono essere agite entro stringenti limiti e condizioni e sempre a seguito di un processo di attribuzione di attività da parte del personale infermieristico, che deve valutare la possibilità di attribuire agli OSS con FC attività di assistenza, sulla base di valutazioni di propria competenza.
Inoltre, tali abilità, altamente riproducibili/ripetitive nelle tecniche utilizzate e con bassa discrezionalità decisionale, devono essere esercitate in applicazione di specifici protocolli/procedure operative predisposte dalle strutture sanitarie e sociosanitarie, per assicurare integrazione con i professionisti e garantire la sicurezza degli assistiti.
Fatte tali premesse, il percorso formativo di 400 ore (superiori alle 300 previste dall’Accordo Stato/Regioni del 2003) è adeguato alle abilità tecniche previste dal provvedimento e che saranno poi agite dall’Oss con FC. Peraltro si evidenzia che alcune conoscenze previste dalla DGR 305/2021 sono già possedute dai partecipanti, in quanto oggetto di apprendimento nei corsi di qualifica professionale per Oss, le quali sono riproposte nel percorso formativo nei termini di un aggiornamento”.
Aggiunge l’assessore: “La carenza di personale infermieristico si è manifestata in modo sempre più importante negli ultimi anni, sia nelle strutture pubbliche sia in quelle del privato accreditato. Il fabbisogno di professionisti è aumentato in ragione delle mutate esigenze cliniche e dei diversi fabbisogni di salute, della diversa organizzazione dei servizi.
La Regione del Veneto ha cercato di mappare il fenomeno, studiando approfonditamente le condizioni erogative dell’offerta di salute, dapprima nei reparti di degenza (DGR 610/2014), poi con lo studio dei modelli organizzativi dell’assistenza e con l’approfondimento delle necessità dei servizi, del territorio e dei dipartimenti di prevenzione.
Queste iniziative si sono dimostrate di fondamentale importanza per la valutazione sia dei fabbisogni di professionisti sia delle esigenze del paziente. Negli ultimi anni, infatti, l’investimento in personale infermieristico è stato comunque importante. Dal 2015 al 2020 si è passati da circa 22.933 unità a 25.378, con un incremento netto pari a circa l’11% in 5 anni nel SSR.
Contestualmente è aumentato in modo significativo il numero di operatori socio sanitari in servizio nel SSR, passando da 7.492 a 9.161, con un aumento pari a circa il 22% di personale in servizio per questi profili. I valori esposti testimoniano l’importante investimento in personale infermieristico a livello regionale, purtroppo non sufficiente a soddisfare le esigenze derivanti dai nuovi fabbisogni di salute”.
E ancora: “In questo contesto l’iniziativa regionale riguardante la riattivazione del percorso di formazione complementare in assistenza sanitaria destinato all’OSS non rappresenta l’unica soluzione intrapresa per fornire risposte alla carenza di personale infermieristico ma costituisce uno degli interventi posti in essere in quadro articolato.
Durante l’emergenza pandemica, infatti, da subito gli atti di riorganizzazione dell’assistenza sanitaria hanno coinvolto anche le strutture socio sanitarie residenziali per anziani non autosufficienti.
Già con la DGR n. 782 del 16/6/2020 è stato attivato un percorso di potenziamento delle attività territoriali che prevedere diverse modalità di erogazione dell’assistenza domiciliare e diversi modelli organizzativi sul territorio.
Sono stati attivati, inoltre, percorsi regionali per sostenere i Centri di Servizio in difficoltà nel reperimento delle figure necessarie a garantire un’adeguata offerta assistenziale. Con DGR n. 1590 del 17/11/2020 è stato approvato, poi, un progetto di interesse specifico teso a garantire il supporto in termini di assistenza infermieristica da parte delle Aziende Ulss ai Centri di Servizi per anziani non autosufficienti, accreditati e contrattualizzati con le Aziende stesse, qualora tali Centri non siano in grado di garantire la prevista assistenza per carenza di personale. Questo progetto, con la DGR n. 306 del 16/3/2021, è stato integrato, facendo ricorso all’assegnazione temporanea di personale infermieristico dell’Azienda Ulss di riferimento presso gli stessi Centri di Servizi.
Precisa ancora Lanzarin: “La definizione del fabbisogno di professionisti destinati a soddisfare le esigenze dei Centri di Servizi è stabilita dall’Area Sanità e Sociale e l’adempimento in termini di assegnazione di personale da parte delle Aziende Ulss costituirà obiettivo di valutazione dei Direttori generali per l’anno 2021.
Resta ferma la possibilità per le Aziende Ulss di garantire il supporto assistenziale infermieristico secondo le modalità in precedenza previste con specifica delibera o con assegnazioni di personale già dipendente. Anche in numero ulteriore rispetto alle specifiche autorizzazioni extra turn over rilasciate”.
Sempre l’assessore: “Non va dimenticato, inoltre, che con DGR n. 258 del 9/3/2021 contenente le disposizioni per l’anno 2021 riguardanti il personale del SSR è stato previsto che le aziende sanitarie procedano all’assunzione di dipendenti (tra i quali gli infermieri) a fronte degli operatori cessati dal 1° gennaio 2021, senza dover richiedere la preventiva autorizzazione regionale.
A fine giugno di quest’anno, inoltre, è stato adottato il decreto del Direttore della Direzione Risorse Strumentali con il quale viene data attuazione allo specifico decreto legge con cui gli interessati in possesso di un titolo di studio afferente ad una Professione Sanitaria o alla qualifica di OSS, conseguito in un Paese dell’Unione Europea o in un Paese extra Unione Europea e non riconosciuto del Ministero della Salute per l’esercizio in Italia di attività sanitaria, possono presentare un’istanza per poter accedere al reclutamento temporaneo presso le strutture sanitarie pubbliche, private o accreditate, purché impegnate nell’emergenza da Covid-19”.
Conclude Lanzarin: “Infine si è intervenuti anche nell’ambito della formazione universitaria mediante un duplice intervento articolato a livello nazionale e a livello locale – conclude l’assessore Lanzarin -. La Regione del Veneto, infatti, ha espresso (nota prot. n. 0118558 del 15/3/2021) un fabbisogno annuale di 3.000 posti da destinare ai corsi di laurea triennali per la professione sanitaria di infermiere (a fronte di un fabbisogno storico di circa 2.000 unità espresso negli anni precedenti. Si vedano le note allegate).
In accordo con l’Università degli Studi di Padova, poi, è stata adeguata l’organizzazione territoriale dei corsi universitari che si svolgono presso le Aziende Ulss al fine di incrementare i posti disponibili. Parimenti, è stato richiesto agli Atenei di Verona e di Ferrara di procedere con un aumento dell’offerta formativa e quindi dei posti disponibili per le immatricolazioni ai corsi di laurea in infermieristica, con il fine di poter disporre al termine del triennio di un maggior numero di operatori”.
Redazione Nurse Times
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