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Vaccini, facciamo il punto – per la prima volta non si è raggiunto l’obiettivo minimo di copertura

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La ricerca, frutto di uno studio congiunto fra SItI e Ministero della Salute e presentata durante il Congresso Nazionale della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica, desta preoccupazione in tutta la comunità scientifica: come si evince dallo studio (clicca qui per l’abstract citato da quotidianosanità.it), nel 2014, per la prima volta, nessuna delle vaccinazioni obbligatorie contro tetano, difterite ed epatite B raggiunge il 95%, obiettivo minimo di copertura del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2012-2014.

I risultati dello studio – che fornisce una panoramica del PNPV del triennio appena passato, presentando i dati di copertura più aggiornati (2000-2014) ed evidenziando gli obiettivi raggiunti e le criticità riscontrate – parlano da soli: dall’analisi dei dati raccolti dal Ministero della salute emerge il calo delle coperture in quasi tutte le Regioni per le vaccinazioni dell’infanzia e nella popolazione anziana per quella antinfluenzale; coperture preliminari per le neo-introdotte vaccinazioni antimeningococco C e antipneumococco e per la vaccinazione contro la varicella nelle Regioni che l’hanno introdotta; coperture in aumento per tutte le coorti invitate alla vaccinazione anti-HPV, benché al di sotto dei target stabiliti nel Piano.

Gli obiettivi sono stati solo parzialmente raggiunti, e il Piano che sarà redatto e approvato per il successivo triennio dovrà considerare i nuovi vaccini e l’estensione dell’offerta di quelli esistenti che già sono stati introdotti in alcune Regioni, alla luce delle nuove evidenze scientifiche disponibili. Inoltre dovranno essere realizzati interventi di informazione e comunicazione di provata efficacia per fronteggiare il fenomeno della esitazione sui vaccini e garantire il raggiungimento degli standard di copertura.

Dopo i casi di meningite meningococcica in aumento da inzio anno e gli appelli dell’Assessore della Regione Toscana al Diritto alla Salute Stefania Saccardi (vedi l’articolo qui) e del Ministro della Sanità Beatrice Lorenzin, le acque ancora non si sono mosse e le conclusioni della ricerca sopracitata sono solo gli ultimi sprazzi di un panorama a dir poco desolante; sottolineo “desolante” perché, come dichiarato dall’Assessore alle politiche per la salute dell’Emilia Romagna Giorgio Venturi, ripresa da Repubblica.it, “Alla conferenza delle Regioni (tenutasi il 14/10, ndr) parleremo del nuovo piano vaccinale. Nella bozza si prevede anche di valutare l’ipotesi di subordinare l’accesso scolastico alla regolarità del libretto delle vaccinazioni”. Il coordinatore degli assessori alla Sanità aggiunge: “Con le percentuali di copertura in certe zone del Paese che arrivano all’85%, non possiamo più rispettare il diritto del genitore che non vuole dare il farmaco al figlio. Questo andava bene quando i tassi erano del 98-99%. Ora c’è un rischio per le comunità. Ci sono classi con 2 o 3 bambini non vaccinati che possono far circolare malattie pericolose, ad esempio, per compagni immunodepressi”.

L’ultima trovata in merito alla sensibilizzazione pro vaccinazioni è stato il lancio della petizione “Vaccinazioni obbligatorie nelle comunità scolastiche” sulla piattaforma change.org  promossa da una madre di Cesena, che ha già raccolto più di 23.000 adesioni e soprattutto il placet del ministro Lorenzin.

È di pochi giorni fa una dichiarazione del deputato PD Filippo Crimì, pubblicata da vicenzapiu.com, che afferma che “Il calo netto delle vaccinazioni in Italia legato soprattutto alla grande disinformazione che accusa i farmaci vaccinali di provocare patologie collaterali, in particolare nei bambini, è stato oggetto di ripetuti allarmi lanciati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Agenzia Italiana per il Farmaco.

Queste false informazioni, peraltro smentite da numerosi studi scientifici, rischiano di indurre molti genitori a non vaccinare i propri figli mettendo così a serio repentaglio la loro salute e la tutela della salute pubblica per il pericolo di epidemie infettive.

Solo grazie all’efficienza ed alla distribuzione capillare della copertura immunitaria dei vaccini riusciamo oggi a contrastare numerose patologie infettive e tumorali. Il calo delle vaccinazioni è molto preoccupante e per questo ho presentato un’interrogazione al Ministro della Salute per richiedere quali provvedimenti intenda prendere in merito, anche per vincere questa immotivata diffidenza verso i vaccini”.

L’ultima notizia in ordine di tempo è la morte, avvenuta domenica scorsa, di una bambina di appena un mese ricoverata al Sant’Orsola di Bologna per pertosse.

In conclusione, risultati di ricerche con numeri a dir poco preoccupanti, interrogazioni parlamentari, petizioni per sensibilizzare l’opinione pubblica, movimenti pro-vax versus movimenti anti-vax: il pluralismo è più che lecito, il confronto continuo è necessario. Ma in un periodo di crisi e duri cambiamenti come quelli che sta affrontando l’Italia in questi ultimi anni, il vero dato preoccupante è che in alcuni argomenti come la salute – e nel caso specifico delle vaccinazioni – stiamo tornando indietro di decenni. È inspiegabile come una priorità come la tutela del cittadino sia calpestata da una guerra che non dovrebbe neanche essere combattuta.

Come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto? Disinformazione, immobilismo istituzionale e un collettivo menefreghismo e “ignoranza” da parte degli stessi cittadini sono tutti fattori che contribuiscono a rendere ancora più amara questa situazione. È ora di mettere la parola fine alla questione, chiedendo alle istituzioni di prendere provvedimenti seri e, perché no, duri, e il motivo è fra i più semplici: giocare sulla vita dei cittadini, siano essi bambini o adulti, mettendo a rischio intere comunità per una questione che sa tanto di “io ho ragione, tu hai torto”, è una cosa inaccettabile.

Intanto prende forma una proposta degli assessori regionali alla Sanità “Introdurre l’obbligo di vaccinazione ai bambini per poter frequentare la scuola” che verrà posta al vaglio della Conferenza Stato – Regioni in programma il 20 ottobre. La voce è stata inserita nel Piano nazionale di prevenzione vaccinale.

La presentazione del libretto vaccinale prima dell’accesso a scuola è una misura già prevista dal piano attuale redatto dal ministero della Salute. In questo modo verrebbe ripristinata una regola che venne cancellata 18 anni fa da una circolare in cui si stabiliva che il diritto alla scuola non poteva essere eliminato per i vaccini. “Non vietiamo l’accesso alla scuola pubblica ma ci poniamo il tema che la frequenza della scuola sia coerente alle vaccinazioni obbligatorie”, ha detto il coordinatore degli assessori regionali, Sergio Venturi.

Dall’altra parte c’è però anche chi cerca di “frenare”. “E’ importante la massima attenzione sui vaccini, ma è davvero eccessiva l’ipotesi di negare le iscrizioni nelle scuole ai bambini non vaccinati”, ha detto la capogruppo Pd nella commissione Affari sociali, Donata Lenzi. E ha aggiunto: “Il loro diritto all’istruzione va garantito”. “Il nuovo piano nazionale dei vaccini è non più rinviabile anche a fronte della recrudescenza di diverse malattie infettive”, ha rincalzato l’assessore Venturi.

Marco Parracciani

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