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Università, professionisti e Ipasvi: tre pilastri per puntare al riscatto della professione

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Formazione universitaria per infermieri, una conquista divenuta un disastro annunciato?
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In un quadro che vede sempre più tinte fosche per la nostra professione, dove migliaia di seri professionisti quotidianamente umiliati nella loro professionalità, nella loro dignità e nella loro immagine, salta all’occhio di ogni attento osservatore, la necessità di un cambiamento di rotta

Un sistema sanitario che ci umilia con un costante stillicidio di demansionamento e di misconoscenza del nostro ruolo, frenando le grandi potenzialità di una professione pronta a dare le migliori risposte alle esigenze di salute dei cittadini.

Una situazione di insopportabile quotidiana umiliazione, una piaga dura da estirpare, che mina lo stesso sistema sanitario e che affonda radici profonde nella cultura della nostra sanità e nell’immagine che si vuole dare dei professionisti infermieri, attraverso falsi clamori mediatici con fatti di cronaca a volte inesistenti o che non riguardano la stessa professione.

Dove dunque trovare uno scoglio a cui aggrapparsi e sperare nel cambiamento?

Direi che almeno tre sono gli scogli su cui dovremo far affidamento:

  1. la formazione universitaria
  2. la professione ed i professionisti (tutti noi)
  3. la Federazione Nazionale collegi IPASVI

MA QUESTI SCOGLI SONO POI COSI’ SOLIDI E SICURI PER NOI?

La risposta purtroppo per noi è no.

Il motivo è che volutamente e scientificamente si sono minate le basi stesse.

Cerco di spiegarmi punto per punto evidenziando le criticità e proponendo soluzioni concrete cercando di dare un contributo propositivo alla faccenda precisando fin da subito che non è mia intenzione innescare polemiche sterili ed inutili.

E’ ormai dal lontano 1999 che la formazione degli infermieri è divenuta universitaria e quindi elevata ai massimi livelli, ma a 15 anni di distanza possiamo ormai tranquillamente affermare che la qualità che ci si auspicava fosse raggiunta con questo traguardo storico per la nostra professione, è ben lontano, i motivi sono diversi e di diversa natura.

Il primo e fondamentale è l’essere ospiti nella facoltà di medicina e chirurgia, con la mancata istituzione di una facoltà di nursing, con l’assenza di infermieri titolari di cattedra e sistematica loro esclusione dagli organi che governano le università italiane: il consiglio di facoltà.

Questo ha portato nei fatti poi ad essere una costola lucrosa, ma scomoda delle facoltà di medicina ed ad un’egemonia nei vari corsi di laurea della più anacronistica cultura medico-centrica ed autoreferenziale della nostra classe medica.

Anche i tirocini formativi per gli studenti di infermieristica, salvo rarissime eccezioni, sono gestiti in modo approssimativo. Gli studenti vengono troppo spesso utilizzati come bassa manovalanza, in sostituzione delle figure di supporto (che le aziende non assumono e non implementano). Questa criticità rappresenta un vero e proprio scandalo a cui si deve urgentemente porre rimedio.

Quindi per essere propositivi credo sia necessario istituire la Facoltà di Nursing, dando la possibilità agli infermieri di insegnare agli infermieri, ovviamente per le discipline di loro competenza.

Trasmettere contenuti professionalizzanti, con i tirocini formativi seguiti nei vari reparti da “infermieri Tutor” appositamente formati affinchè siano realmente funzionali allo scopo, evitando la formula di “tappabuchi” delle aziende sanitarie.

La professione (noi stessi) scontiamo diverse criticità ad iniziare da un atavico retaggio da ancelle, da missionari, una sorta di atteggiamento autolesionistico che penalizza l’immagine stessa degli infermieri nella società.

Dobbiamo tutti quanti prendere coscienza di chi siamo e delle nostre potenzialità, serve uno scatto d’orgoglio, che ci consenta di preservare la nostra dignità professionale.

Ogni infermiere è di fondamentale importanza per portare avanti quel cambiamento culturale che ci porti finalmente a pieno titolo tra i professionisti,  basta accettare il demansionamento, basta accettare di essere subalterni a chiunque, basta negare la nostra professione e professionalità non dobbiamo più avere timore di alzare la testa.

Ed infine una considerazione sui collegi IPASVI (con la speranza che siano presto elevati alla condizione di ordine professionale).

Un Ente professionale che dovrebbe rivestire il ruolo di direttore d’orchestra di tutto quanto fin qui detto.

Purtroppo, ora, a volte, appare abbastanza distante da questo ruolo, distratta da una sorta di intestina lotta tra i vari presidenti provinciali, tra cui si annoverano personaggi le cui uscite pubbliche (anche sui vari social network) sono a dir poco discutibili ed andrebbero quanto meno evitate.

In tutta questa bagarre si sta perdendo d’occhio l’obiettivo finale e questo è un danno per tutta la professione, urge a questo punto che i vari attori si riuniscano intorno ad un tavolo e che si proceda ad un reale chiarimento, che si faccia squadra e che si evitino discutibili atteggiamenti nei confronti di chiunque dissenta.

Il dissenso purchè costruttivo deve iniziare ad essere visto come una risorsa e non più come un inutile e fastidioso ostacolo

I  collegi provinciali debbono smettere di essere centri di potere locale spesso molto lontani dai professionisti sul territorio debbono diventare la nostra casa ed essere un punto di riferimento per tutti i professionisti!

Alla Federazione Nazionale spetta il compito di creare i presupposti affinchè sia realmente così e perchè tutti gli interventi seguano un filo logico comune in modo di creare una politica organica e condivisa capace di mettere in primo piano la nostra professione.

Per finire solo due parole sulla dirigenza che deve essere una ulteriore opportunità per tutti noi.

Una dirigenza che possa dare un contributo importante, letta in chiave di propulsore delle istanze che vengono dalla professione, capaci di portare sui tavoli dei decisori aziendali progetti e modelli organizzativi moderni e validi, portando nelle stanze dei bottoni quel cambiamento che stenta a venir fuori pur essendo per le stesse aziende ormai inevitabile ed improcrastinabile.

Angelo De Angelis

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