È difficile spiegare ciò che provo, mentre ti guardo sonnecchiare accanto a me, sul nostro divano… quando, appena tornata dalla tua terapia intensiva, hai bisogno di qualche minuto per recuperare energia e sorrisi. Parli poco, mia infermiera… ma a volte ce l’hai scolpito in viso, ciò che vivi in quel reparto. E ti si legge a caratteri cubitali nel blu che ti straripa dagli occhi, che sei nata per aiutare.
Si vede dalla granitica fermezza che dimostri ogni volta che bisogna prendere una decisione… si nota dalla curiosità e dalla competenza che dimostri quando si parla di criticità o di assistenza a pazienti complessi… traspare dalla frastornante empatia che provi per qualsiasi essere vivente… da come ami gli animali… da come guardi i bambini… da come muovi le mani.
Quando mi sei apparsa, all’interno della medicheria di quell’antico reparto di chirurgia, credevo di aver incontrato un angelo. Mi sei venuta incontro così radiosa… abbagliandomi, col tuo accecante sorriso. Da allora, non sono più riuscito ad immaginare una vera esistenza senza di te, mia infermiera. Perché in mezzo a tante cose che mi sono successe e che mi accadranno nella vita, sei stata, sei e sarai sempre, i momenti migliori che io abbia mai vissuto… le emozioni più intense che io abbia mai provato… quanto di più bello io abbia mai visto.
Per questo, esattamente un anno fa, io ti ho sposata. E per tutto ciò, che ha continuato ad esplodermi nel petto in ogni istante di quest’anno meraviglioso passato insieme, lo rifarei ogni giorno.
È difficile spiegare ciò che provo, mentre ti guardo sonnecchiare accanto a me sul nostro divano… quando il flebile fruscio del tuo respiro permea, insieme al tuo profumo, il mio accudente, innamorato silenzio. E l’ombra del sonno, che ti accarezza il viso, non riesce minimamente ad oscurare la tua indomabile bellezza.
È difficile, ma ci provo lo stesso: ti amo, mia infermiera.
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