Arriva dall’Ulss2 del capoluogo veneto la notizia, firmata Treviso Today, della sperimentazione di un nuovo modello organizzativo denominato “Unità infermieristica estensiva”.
Tale novità, attuata dal Servizio delle Professioni Sanitarie, e in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Generale dell’ospedale Ca’ Foncello, ha come obiettivo quello di aiutare i pazienti fragili in dimissione dell’ospedale, sempre più numerosi, a gestire in autonomia, a domicilio, cure e terapie.
L’azienda, col fine di ricercare il personale infermieristico necessario per dare il via alla sperimentazione, ha pubblicato un avviso esplorativo interno per titoli e colloqui.
Una volta terminata la selezione, sarà formalizzata una lista di idonei a cui si attingerà per ricoprire l’organico necessario a far partire il progetto.
Come illustrato dal direttore generale, Francesco Benazzi,
“La necessità di far fronte ad una tipologia di ‘acuzie differenziata’ caratterizzata dalla presenza di pazienti cronici con più o meno frequenti riacutizzazioni richiede un ripensamento del modello di assistenza ospedaliera”.
Ed proprio per questo motivo che si è pensato di migliorare quella che è la presa in carico del paziente ‘fragile’ in fase di dimissione, grazie un approccio ‘integrato’ tra il personale infermieristico e l’utenza stessa, che diventa perciò parte integrante dell’intero processo assistenziale.
“L’obiettivo principale dell’Unità di infermieristica estensiva è quello di implementare la continuità tra assistenza ospedaliera e rete territoriale, integrando le varie componenti professionali e coinvolgendo con un sostegno efficace le famiglie nella presa in cura della persona a domicilio” conclude Benazzi.
Che spiega anche come il compito dell’UdIE sarà quello di prendere in carico tutti quei pazienti che, per motivi legati alla propria fragilità assistenziale, hanno la necessità, prima di essere dimessi domicilio, di essere ‘addestrati’ alla gestione della propria salute in un ambiente protetto.
Alberto Coppe, direttore del Servizio Professioni Sanitarie, sottolinea come “L’Unità di Infermieristica Estensiva con Didattica Integrata sarà attivata a favore dei pazienti che hanno terminato il percorso clinico acuto”.
Trattasi di utenti, quindi, che presentano condizioni cliniche stabili, per cui è già stato definito l’inquadramento diagnostico e il piano terapeutico; ma necessitano ancora di assistenza infermieristica in attesa della dimissione a domicilio.
Un modello assistenziale in cui l’educazione sanitaria, di cui l’infermiere è responsabile, ha un ruolo a dir poco fondamentale. Già, perché l’obiettivo finale è quello di rafforzare le capacità di autocura da parte del paziente e dei suoi familiari, ovviamente in integrazione e in collaborazione con la rete delle cure territoriali.
Coppe sottolinea anche come il progetto avrà delle inevitabili ripercussioni ‘formative’, nei momenti dello stage clinico, per gli studenti infermieri: guidati da un tutor didattico, questi potranno infatti svolgere il proprio tirocinio in un contesto altamente innovativo che li stimolerà a ragionare clinicamente, a pianificare l’assistenza e a sviluppare competenze adatte per una presa in carico globale della persona fragile.
Lascia un commento