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Trento: 50enne NoVax rifiuta intubazione morendo a causa del Covid-19

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Trento: 50enne NoVax rifiuta intubazione morendo a causa del Covid-19
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Un uomo di 50 anni è morto in Trentino a causa di una grave insufficienza respiratoria. Trasportato in pronto soccorso in gravissime condizioni, ha rifiutato l’intubazione che avrebbe potuto salvargli la vita rimanendo fermo sulle proprie convinzioni negazioniste.

È morta così una delle due vittime del Covid-19 indicate nell’ultimo bollettino diffuso dalla Provincia di Trento. Il paziente, conosciuto da tutti come convinto NoVax, era stato ricoverato in terapia intensiva all’ospedale Santa Chiara di Trento e al personale sanitario aveva espresso la volontà di non procedere con l’intubazione.

L’uomo non soffriva di altre patologie, al di là di una situazione di sovrappeso, e la terapia con l’ossigeno avrebbe avuto buone possibilità di mantenerlo in vita. Il mancato consenso all’intubazione è stato registrato dal personale sanitario secondo le procedure che prevedono che il paziente sia informato dei rischi delle proprie scelte.

Ordine dei medici di Trento: “Fatto di tutto per salvarlo”

“I sanitari hanno fatto di tutto per salvare la vita al 50enne” che necessitava di essere intubato. “Hanno cercato in ogni modo di convincerlo ma lui ha rifiutato l’aiuto del respiratore che avrebbe migliorato le sue condizioni”. Di fronte alla sua decisione “hanno cercato anche di parlare con la sua compagna per farlo ragionare, ma non c’è stato nulla da fare”.

Così all’Adnkronos Marco Ioppi, presidente dell’Ordine dei medici di Trento che, commentando quanto accaduto nel nosocomio trentino, aggiunge: “Noi medici abbiamo come missione quella di curare e salvare vite ma di fronte all’autodeterminazione di un paziente, capace di intendere e di volere, dobbiamo rispettarla”.

“Anche se i medici ritengono che la loro scelta sia vincente e abbia buone probabilità di salvare una vita, devono rispettare, a malincuore, la volontà del paziente, dopo aver fatto ogni tentativo per farlo desistere da decisioni che mettono a repentaglio la vita. Purtroppo – conclude – è sempre una sconfitta per noi medici”.

Dott. Simone Gussoni

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