I nomi di tre medici aggiunti alla lista degli indagati nell’inchiesta sulla gestione dell’emergenza nella Rsa di piazza Mazzini a Vercelli.
Il medico del 118 che la sera del 19 marzo entrò nella Rsa si rese conto della gravità della situazione con molti anziani che presentavano i sintomi del coronavirus. Sei di loro avevano bisogno urgentemente di essere ricoverati in ospedale ma dall’ospedale dissero che c’era un solo posto libero. Secondo l’articolo di “La Repubblica” la motivazione era che il posto libero “è meglio tenerlo per una persona giovane”.
Dall’inizio dell’emergeza Covid-19, nella Rsa, sono deceduti 44 anziani. Adesso, il pm Davide Pretti ha aggiunto ai nomi del direttore e della direttrice sanitaria della Rsa i nomi di tre medici nella lista degli indagati. Per tutti l’accusa è di omicidio colposo plurimo.
I tre nuovi avvisi di garanzia sono stati accompagnati da una perquisizione all’ospedale di Vercelli mirata a verificare la situazione che c’era quella notte nei reparti. Inoltre, secondo gli investigatori le responsabilità non si fermano all’ospedale. Indagata è infatti anche la persona che quella sera era alla centrale operativa e che, di fronte al rifiuto del Sant’Andrea, avrebbe potuto cercare per i sei anziani una sistemazione in un altro ospedale. Invece la soluzione trovata fu di lasciare gli anziani nel loro letto e di organizzare un servizio della protezione civile, che in poche ore portò bombole d’ossigeno per gli anziani. Tuttavia, la soluzione non fu sufficiente: gli anzini morirono.
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