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Il dott. Alessandro Monfardini presenta il suo lavoro di ricerca dal titolo “Analisi dei DPI individuali e collettivi a disposizione del personale sanitario sul territorio durante il periodo della pandemia SARS-CoV-2: esperienza e osservazione della realtà in Toscana”
Per iniziare, è necessario chiarire quali sono i mezzi a disposizione del personale sanitario ed i presidi di riferimento, dove si trova ad operare sul territorio:
- Distretti sanitari, in questo ambito sono inclusi i seguenti figure professionali: medici ed infermieri del distretto, medici di guardia medica e/o turistica;
- Ambulatori medici curanti, medici della guardia medica e/o turistica, medici di base.
- Mezzi ASL operanti sul territorio, comprendono personale in auto medica (medico ed infermiere), mezzi di soccorso e di trasporto (ambulanze di tipo A e B, mezzi attrezzati e “pulmini”).
- Elicotteri di soccorso (eliambulanze Pegaso 1-2-3 );
- Aerei di soccorso (aeroambulanze, non presenti in tutte le zone del territorio nazionale);
E’ fondamentale dire, per comprendere meglio il significato di ciò che successivamente verrà analizzato, che questo mio lavoro mira a mettere in evidenza i vari aspetti del sistema attualmente in vigore, con l’obiettivo di apportare agli organi competenti in materia un aiuto significativo, per la risoluzione dell’emergenza pandemica.
Per essere più precisi, verranno analizzati primariamente tutti i DPI messi a disposizione del personale che si trova ad operare sul territorio, nel modo seguente:
- DPI FORNITI PER CIASCUN OPERATORE E QUANTITA’ PREVISTE PER OGNI TURNO:
- TUTE (2 CAMBI PER OGNI OPERATORE IN TURNO);
- MASCHERINE (2 CAMBI FFP2 ED 1 CHIRURICA PER LO SPOSTAMENTO DELL’OPERATORE PRE E POST TURNO);
- MASCHERE FACCIALI/OCCHIALI PROTETTIVI (POCO IN USO SUL TERRITORIO) (1 PER OPERATORE A TURNO);
- GUANTI (2 PAIA PER LA VESTIZIONE DELL’OPERATORE PIU’ 1 A DISPOSIZIONE PER OGNI INTERVENTO (IN GENERE ALMENO 3 SCATOLE S-M-L);
- CALZARI/SOVRASCARPE (1 SCATOLONE ED 1 SCATOLONE A TURNO);
Sul territorio sono presenti Punti ceck-drive appositamente pensati e messi a disposizione per i prelievi dei tamponi al di fuori dell’ambiente ospedaliero (in maniera da evitare il più possibile la contaminazione degli ambienti ospedalieri, in particolare il Pronto Soccorso, ed i pazienti con sintomi COVID-19 correlati in attesa di tampone (possono ovviamente possono essere negativi).
Per ogni azienda sono stati previsti due punti prelievo tampone Covid:
- 1 per il personale sanitario;
- 1 per gli esterni ( tutta la cittadinanza);
Generalmente sono tende speciali allestite con carrelli, contenitori, rifornimenti tamponi, e materiale atto al prelievo specifico, dove il singolo soggetto può accedere per mezzo della sua auto ed una volta che la manovra viene ultimata, lascia l’ambito sanitario.
Normalmente sono posizionati molto vicini al presidio ospedaliero in maniera, una volta raccolti i tamponi, da impiegare il minor tempo possibile per consegnarli in Laboratorio Analisi e non rischiare incidenti.
In genere in loco è presente personale infermieristico ed oss che si occupa del prelievo dei tamponi per poi, nei tempi idonei consegnarlo in laboratorio, dopo averlo classificato e assegnato alla persona (dalla quale è stato prelevato il campione).
Una volta che in laboratorio viene eseguito il test sul campione (positivo o negativo), il laboratorio procederà mettendo a conoscenza il soggetto secondo due criteri:
- Comunicando l’esito al distretto sanitario di competenza; (viene data notizia all’igiene pubblica in maniera da registrare il caso anche dal punto di vista informatico);
- Comunicando direttamente al dipendente ( ASL ) il risultato del tampone;
3. Contenuto:
Questo prospetto è stato previsto dalla Regione Toscana per rispondere all’emergenza pandemica di questo periodo, in osservanza alle disposizioni nazionali ed internazionali sia nel I°che nel II° periodo del locdown.
Ovviamente sono state rilevate diverse mancanze dovute al verificarsi degli eventi in un periodo di tempo veramente troppo breve ( I° lockdown ), oltre alla non conoscenza del virus e quindi alle relative conseguenze.
In ordine alla gravità in della mancanza del singolo DPI, si può redigere la seguente classificazione (dati pervenuti dalla Gestione Rischio Clinico di Pisa):
I° lockdown: (da marzo ad agosto 2020)
- Tute: circa il 14-15% in meno rispetto alla richiesta;
- Mascherine: per i tipi FFP2 e mascherine chirurgiche, circa il 12-13% in meno;
- Calzari/sovrascarpe: circa 15% in meno;
II° locdown (da agosto 2020 ad oggi):
Calzari/sovrascarpe: circa il 5% in meno rispetto alla richiesta settimanale.
Due cose importanti sono da precisare per i DPI, per meglio comprendere la motivazione che ha portato allo schema precedente e sono le seguenti:
- Che le carenze dei DPI, sono state dovute all’assenza del presidio da fornire all’ente preposto (ESTAR) e quindi irreperibili e questo si è verificato molto più marcatamente nel I° periodo rispetto al successivo;
- I ritardi nella consegna dei DPI, vista la quantità di richieste da parte delle aziende sul territorio nazionale, è la causa, anche attualmente di maggior disagio per lo svolgimento degli interventi (di prevenzione visto che riguarda anche la consegna dei tamponi oro-naso-faringei oltre ai DPI) in emergenza in quanto specie nel secondo locdown i ritardi sono stati veramente sensibili (in media 7-10/12 gg.), in ambito sanitario.
Inoltre sono da evidenziare due considerazioni fondamentali:
- I tempi di assenza quasi totale dei DPI sul territorio ( ad es. le mascherine chirurgiche nel I° lockdown, cosi come le tute in particolare), nei confronti dei quali è stato calcolato in media in circa 20 gg;
- Il periodo di tempo medio di attesa, tra il I° ed il II° periodo del lockdown per ricevere i DPI sul territorio è diminuito di circa 4-5 gg. in un primo momento, successivamente si è passati a 6-10 giorni in meno per poi arrivare alla situazione attuale dove si può affermare che i DPI di uso giornaliero sono reperibili a livello regionale senza grossa preoccupazione;
Per quanto riguarda gli ausili e gli strumenti che hanno creato problematiche di reperimento ed approvvigionamento sul territorio (ma anche e soprattutto a livello ospedaliero) sono da riportare:
- Bombole O2 portatile (problematica dovuta per lo più alla terapia a domicilio per i pazienti curati presso le proprie abitazioni, strutture sanitarie (RSA) previsti dalle linee guida sanitarie regionali e nazionali, che si è riflettuta maggiormente sul territorio, ma altresì, come attualmente possiamo notare, al livello ospedaliero).
- Raccordi ed ausili per ossigenoterapia (in particolare raccordi di connessione ad Y, caschi per C-PAP, flussimetri per NIV (C-PAP) per somministrazione Fio2 “con casco”, sia sul territorio che in ospedale);
- Saturimetri portatili;
- Bombole portatili per la somministrazione di ossigeno di piccola capienza (solo in alcuni distretti, in quanto utilizzate per primo approccio sul paziente dispnoico, perché molto maneggevoli e poco ingombranti); comprendono bombole che vanno da una capienza di 0,5 l a 3 l;
4. Considerazioni personali
Iniziando a descrivere le due diverse condizioni di carenza dei DPI, che si sono venute a creare nel primo e nel secondo lockdown a causa della pandemia, in maniera critica, devo dire che, a mio avviso si sono evidenziate le seguenti condizioni deficitarie sul territorio:
- Carenze I°lockdown: (RIF. 44-CONSIGLIO REGIONALE DELLA TOSCANA-Regione Toscana)
- Carenze importanti di tutti i DPI (da quelli di più largo uso ai più particolari);
- Carenza degli ausili e dei materiali usati per gli interventi sul territorio (tutti o quasi, in particolare materiali per ossigenoterapia);
- Carenza o mancanze per approvvigionamento (a livello locale, regionale e nazionale);
- Carenze organizzative del personale operante (meeting e briefing da parte delle varie figure operanti sul territorio per fare il punto della situazione periodicamente, medici, infermieri, personale dirigenziale…) per fissare gli obiettivi da raggiungere (oppure che non sono stati raggiunti);
- Carenze organizzative e gestionali per il personale (in riferimento alle carenze aziendali da discutere e modificare);
- Carenza del II° lockdown: (periodo che intercorre da agosto fino ad oggi); (RIF. ELENCO DEI VALIDATI DA 201 A 300- INAIL):
- La carenza fino ad oggi più sentita sul territorio, è a carico degli ausili per la somministrazione di ossigeno, cioè le bombole di ossigeno portatile che, a causa dell’utilizzo da parte dell’utenza al proprio domicilio e quindi una volta in via di guarigione non ha riconsegnato agli appositi organi competenti e responsabili (in particolare le aziende fornitrici, le farmacie);
- Una richiesta costante e crescente si ha anche per:
- Mascherine chirurgiche;
- Mascherine FFP2;
- Occhiali protettivi di diversi modelli;
- Tute protettive: in particolare la richiesta da parte degli operatori c’è stata la richiesta di un particolare tipo fornito dall’ ESTAR: questa scelta è stata dettata da una maggior traspirabilità rispetto agli altri modelli ( almeno 3 provati ) e da un maggior confort nell’indossarla durante il turno;
La cosa successiva da tenere bene a mente è che tutti i DPI, cosi come gli ausili necessari ai vari trattamenti sono indispensabili per la risposta alla pandemia e che non sono né auspicabili né accettabili ritardi, sia per gli operatori sanitari che per la collettività, nell’ottica di fornire un servizio il più accurato ed idoneo possibile dal punto di vista tecnico-sanitario.
La cosa più importante da dire, che è a fondamento del mio lavoro si basa sudue concetti fondamentali:
- L’importanza di avere sempre tutti i DPI per gli operatori sanitari a disposizione;
- L’importanza per l’utenza, (nel rispetto verso gli altri ) di restituire i presidi consegnati per le cure e le tarapie a domicilio, ben conservati e nei tempi giusti, per consentirne l’utilizzo a tutta la collettività che ne ha bisogno;
- L’impegno, da parte degli organi preposti all’acquisto ponderato di dispositivi, ausili e materiali per il personale sanitario che si trova ad operare sul territorio;
Fondamentale da ricordare è il fatto che questo mio lavoro si è svolto sul territorio (Pisa e Firenze) consultando ed usufruendo del personale direttamente “in loco”, oltre alla consultazione delle procedure operative e delle linee guida aziendali fornite dai professionisti, nelle diverse sedi operative.
5. Proposte per il futuro
La prima proposta che vorrei fare riguarda la necessità di confronti periodici da parte di tutto il personale che opera sul territorio con gli organi competenti a più livelli (aziendale, regionale); ciò comporta un impegno da parte di tutti i professionisti ognuno nel proprio ambito di competenze:
Da parte degli operatori: devono impegnarsi in confronti periodici (settimanali, mensili) in maniera da fare emergere i deficit ed i punti di forza sui quali improntare le priorità per sconfiggere la pandemia;
Da parte dei responsabili/diligenti:
Dirigenti infermieristici: prendere coscienza della realtà scientifiche e materiali che emergono dal confronto con i professionisti che operano sul territorio, per poi portarle a confronto con i responsabili a vari livelli;
Medici/dirigenza medica: analisi dell’evoluzione periodica del virus, dal punto di vista medico e terapeutico; impostazioni operative per il personale sul territorio (ad esempio prelievo, trasporto ed invio in laboratorio di riferimento dei tamponi eseguiti); linee guida e procedure cliniche da adottare; di particolare rilevanza è l’attenzione che deve essere dedicata ai medici curanti ed alle guardie mediche che sono chiamati ad intervenire in prima persona sul territorio, in quanto è stato motivo di lamentela più volte espressa da parte della stessa categoria;
Dirigenza aziendale: deve essere messa al corrente e coinvolta nell’evoluzione dei progressi ottenuti, sempre in relazione alla realtà sul territorio il più spesso possibile, in maniera da avere un’ottica di osservazione ed analisi a 360° sulla situazione di competenza;
Personale di supporto (OSS, OTA): svolge funzioni di affiancamento e di supporto per il personale operante sul territorio; le mansioni del personale di supporto sono di ripristinare e rifornire il materiale mancante sui mezzi e nelle postazioni fisse (ambulatori); di trasferire ed assicurarsi che il materiale prelevato (tamponi oro-rino-faringei) venga consegnato, posizionato e conservato, fino a che non viene inviato a destinazione (laboratorio analisi del presidio ospedaliero di riferimento), in maniera più accurata possibile e conservato in ambienti idonei (locali predisposti); pulizia, rifornimento e riordino DPI dopo il turno (solo in alcune aziende) per il personale sanitario che deve entrare in turno.
Briefing, riunioni e corsi di aggiornamento frequenti per tutto il personale a confronto: questo punto è fondamentale in quanto ritengo che solo dal confronto tecnico-scientifico possa scaturire la miglior maniera di andare avanti, per la risoluzione della pandemia evidenziando in maniera critica tutti gli aspetti, in particolare quelli negativi per un miglioramento rapido ed efficace.
Un’altra iniziativa che vorrei portare all’attenzione, è quella di organizzare nella maniera più precisa possibile le procedure di approvvigionamento sia per i DPI che per tutto il materiale di utilizzo (es. sui mezzi, materiale da fornire all’utenza per trattamenti a domicilio) emanando procedure operative e linee guida che le prevedano in maniera dettagliata.
Il successivo suggerimento di miglioramento, a mio avviso riguarda la tempistica di rifornimento che, come si è dimostrato nella prima fase della pandemia è stata quasi totalmente insufficiente (in particolar modo per i DPI) ed anche successivamente, nel II° periodo ha evidenziato tempi molto lunghi e procedure di approvvigionamento macchinose, in certi casi molto complesse da parte delle aziende.
Lo step successivo da suggerire per un miglioramento mirato ( identificato anche da ambienti di ricerca specifici come quello della Gestione del rischio Clinico da parte di più aziende ) è quello di individuare per la produzione dei DPI e dei dispositivi medici di utilizzo più ampio, presso più aziende sul territorio, in maniera da avere il più possibile una riduzione dei tempi d’attesa (attualmente la Regione Toscana usufruisce per circa il 25-27% di aziende fuori regione sul territorio nazionale, del 35-45% in Europa e del 22-23% in altri paesi nel mondo, con conseguente ritardo calcolato, a seconda ovviamente della posizione geografica delle aziende).
Sperando nell’utilità di questo mio lavoro e certo che lo stesso possa fornire, a tutti i professionisti ed in egual maniera a tutta la collettività oltre agli organi dirigenti, per uscire dalla condizione deleteria che ha creato la pandemia, devo dire con soddisfazione che, le differenze nei due periodi della pandemia, sono state considerate e rese note più volte da parte del personale che opera sul territorio favorendo discussioni e riflessioni a tutti i livelli, ma a tutt’oggi insufficienti, quindi da riconsiderare come priorità.
Altresì, mi auguro per il futuro, spero non troppo lontano, che da parte degli organi competenti ci sia una maggior presa di coscienza, “dei prò e dei contro”, così come delle cose da rivedere, migliorare e perfezionare come fin da subito si è dimostrata una priorità per i professionisti sanitari che operano sul territorio, per risolvere una situazione di particolare gravità come quella che stiamo vivendo, in maniera da avere un sistema sanitario altrettanto capace di gestirla nella sua complessità quanto prima possibile.
Alessandro Monfardini
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