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Tesi “Sviluppo di una coscienza culturale nei contesti sanitari: l’infermieristica transculturale e il confronto con le popolazioni straniere”

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Grande successo per il progetto editoriale denominato NExT (Nurse EXperimental Thesis) targato Nurse Times

Giunge al nostro indirizzo mail [email protected] il lavoro di tesi del dott. Angelo Santarsiero dal titolo “Sviluppo di una coscienza culturale nei contesti sanitari: l’infermieristica transculturale e il confronto con le popolazioni straniere”, laureatosi presso l’Università Cattolica di Roma, nell’a.a. 2015 – 2016.


…di Angelo Santarsiero

 

INTRODUZIONE

Il progetto di questa tesi in tema di “infermieristica transculturale” nasce in seguito a ponderate riflessioni e stimoli provenienti dall’attività formativa di tirocinio durante tale attività coadiuvato, o meglio ancora, seguito dagli infermieri delle diverse U.O. mi sono trovato innumerevoli volte a prestare assistenza ad una molteplicità di pazienti.

L’interazione tra paziente e infermiere, descritti in numerosi testi, viene riadattata e plasmata in relazione alle esigenze dell’assistito le quali seppur per quadri patologici uniformi e simili possono differire anche in modo importante.

Il concetto di “relazione d’aiuto”, l’attenzione verso l’altro piuttosto che verso noi stessi è un concetto che sembra sempre più allontanarsi dai nostri contesti sanitari:  nonostante lo sforzo di garantire prestazioni altamente specializzate l’attuale medicina di “massa” – in relazione alle carenze di personale e all’eccessivo numero di ricoveri ospedalieri – obbliga gli operatori a instaurare rapporti “impersonali” in cui la cura della salute fisica non è equiparata ed equipollente a quella della persona.

In questo contesto ospedaliero, sede del mio percorso di studi, non è stato raro prestare assistenza a pazienti con bisogni culturalmente differenti e l’oggetto del mio lavoro di tesi è dedicato proprio a quest’ultimi.

Tema ancora più attuale è quello dell’immigrazione regolarizzata e non; ne consegue un progressivo aumento delle perone straniere nel nostro paese generando e portando alla necessità di una “coscienza culturale” soprattutto in campo sanitario: tale atteggiamento naturalmente imporrebbe il superamento di tutte quelle barriere mentali di chiusura, e solo in seguito all’eliminazione di queste ci troveremmo nella condizione di offrire un’assistenza completa “culturalmente congruente” ed essere di aiuto a chi esprime bisogni con lingua e modalità differenti.

Oggi più che mai, in ogni campo il confronto con lo straniero è divenuto parte della quotidianità. Nello specifico, per quanto riguarda l’ambiente medico-sanitario, gli infermieri, cardine dell’assistenza sanitaria e responsabile dell’erogazione della suddetta interagendo con i pazienti, seguono i modelli teorici dei pionieri del nursing: in questo mio lavoro non potrò non fare riferimento a M. Leininger infermiera e antropologa che per prima si è preoccupata di delineare le modalità dell’erogazione di una corretta assistenza nei confronti di soggetti culturalmente differenti.

L’instaurazione del rapporto con persone straniere deve essere subordinato alla conoscenza dei concetti e delle dinamiche migratorie e delle caratteristiche  demografiche delle popolazioni straniere sul nostro territorio limitando così errori che possono compromettere la comunicazione e ledere la trama del rapporto infermiere paziente. La disciplina ricorda che: la salute o meglio il continum salute malattia è una condizione che non può essere considerata come l’assenza di un “male” ma deve essere considerata olisticamente come uno stato di completo benessere e cito: (definizione di salute OMS 1948).

Ne consegue che: come si può considerare un’assistenza sanitaria “efficace, efficiente e di qualità” se anche uno solo di questi elementi sopra citati viene meno? La cultura di un individuo come elemento intrinseco della sua persona è parte attiva e partecipativa sia della sfera psichica che sociale.

Numerosi sono i fattori responsabili e di rilievo mondiale che agiscono e dirigono i flussi migratori: come definiscono i sociologi, profughi rifugiati e immigrati subiscono due forze, Push Factors – ossia i fattori di spinta, tutti gli elementi che spingono un individuo a migrare come reddito, ambiente e conflitti interni di varia natura – e Pull Factors – ossia fattori di attrazione come la manodopera, canali legali di ingresso e molti altri. E’ importante ricordare inoltre come l’azione di “spinta” della globalizzazione (che agisce sia tramite i media e quindi la conoscenza del benessere, e sia tramite il potenziamento dei sistemi di trasporto) possa ridirigere e invogliare i flussi migratori.

Partendo dalle considerazioni fatte è da considerare come implicita la presenza di infermieri transculturali nei contesti sanitari, in maniera tale da garantire il servizio sanitario più conforme alle esigenze dell’utente.

STRUTTURA DELL’ELABORATO

 Il primo capitolo del mio lavoro è volto a fornire un quadro generale sul fenomeno migratorio,  il quadro internazionale, europeo ed italiano trattando anche le motivazione alla base delle migrazione, e la salute dei migranti. A tal proposito ho con  la collaborazione del responsabile regionale della Caritas Migrantes ho analizzato il fenomeno migratorio globale e italiano.

Il secondo capitolo incorpora l’insieme di tutte quelle nozioni che non possono essere trascurate quali la cultura, l’identità culturale, i dilemmi annessi a quest’ultima, e l’approccio transculturale.

 Il terzo capitolo tratta l’accoglienza all’interno dei servizi sanitari nazionali,  all’interno dell’Asp di Potenza, e i modelli teorici più di rilievo quali quello di Madeleine Leininger e di Larry Purnell e Betty Paulanka.

 Il quarto capitolo, riguarda l’esperienza del volontariato condotta presso il progetto “S.P.R.A.R.” della Provincia di Potenza sesi di Brienza e Satriano di Lucania, dove coadiuvato da diverse figure professionali dell’Ente.

Gestore ARCI Basilicata ho potuto somministrare una serie di interviste al fine di avere un quadro generale in merito alla salute dei migranti, il rapporto con la medicina tradizionale nel paese di origine e il rapporto con il Sistema Sanitario Nazionale.

CONCLUSIONI

La salute dei migranti diventa un tema delicato, la cultura che appare un elemento così tipico della natura umana non può esser di certo data per scontato, ciò potrebbe incrinare la relazione utente-operatore durate le pratiche assistenziali.

I modelli elaborati prima da Madeleine Leininger e poi da Larry Purnell e Betty  Paulanka in relazione all’attuale momento storico risultano essere attualissimi e contestualizzabili, anzi un’assistenza che possa definirsi culturalmente congruente, volta alla tutela della salute del paziente e del suo patrimonio culturale, non può omettere la conoscenza di tali modelli e il loro utilizzo.

Le differenze culturali devono essere considerate non solo come un patrimonio del singolo ma comunitario, abbandonando il concetto dell’acculturazione, che prevede la perdita totale o parziale dell’identità culturale dell’individuo, e spostando l’accento sul concetto di transcultura, che prevede la costruzione di un percorso condiviso che tenga conto delle singole specificità culturali.

La conoscenza delle diversità culturali come elaborato nel modello Olografico della Complessità di Purnell e Paulanka, permette il passaggio agli operatori attraverso le fasi dell’ incompetenza inconscia, incompetenza conscia, competenza conscia e infine alla competenza inconscia.

La competenza inconscia rappresenta lo status massimo e obbiettivo da raggiungere per ogni operatore, in quanto la consapevolezza rappresenta l’acquisizione delle competenze culturali e il termine inconscio fa riferimento alla padronanza delle stesse.

Il confronto con lo straniero, oggi più che mai parte delle quotidianità, richiede agli operatori di sviluppare una nuova struttura mentale, che preveda l’abbattimento di tutte quelle barriere e limiti che possano influenzare l’assistenza e andare a ledere la trama del rapporto con l’utente.

Il raggiungimento della coscienza viaggia di pari passo con la transculturalità, la quale non vuole indicare una separazione netta fra le diverse culture ma piuttosto un approccio volto all’accoglienza e all’ospitalità; i quali per definizione sottendono all’atteggiamento piacevole volto a mettere a proprio agio l’altro.

In tale ottica all’interno del terzo capitolo titolato “Accogliere nei servizi sanitari e i modelli infermieristici”, viene rimarcato il sensibile mutamento in atto dei servizi sanitari e le modalità di erogazione di quest’ultimi; numerose sono state le iniziative volete all’accoglienza e l’ospitalità dei migranti già a partire dall’Asp di Potenza, tra cui lo Sportello Stranieri, gli Opuscoli Informativi e la Guida al servizio per i migranti.

Queste iniziative proposte a partire dall’Asp di Potenza rappresentano di fatti la presa di coscienza delle diversità culturali, l’abbattimento delle barriere e di tutti quei limiti che possano essere lesivi per la salute dei migranti in termini di accesso e di erogazione.

Naturalmente esistono limiti non correlati alla configurazione mentale degli operatori men che meno a quella degli utenti, tra questi la lingua, questo richiede agli operato l’acquisizione di competenze linguistiche di base per la comunicazione con quest’ultimi; o comunque la presenza di figure di supporto quali i mediatori culturali, in grado di comunicare sul medesimo piano linguistico e culturale dei pazienti.

L’esperienza del volontariato e stato per me un momento  molto formativo, quest’ultima mi ha permesso di vivere a stretto contatto con gli ospiti, in un ambiente protetto diverso da quello della struttura ospedaliera dove i ruoli sono ben definiti e rimarcati, senza considerare l’impatto emotivo l’ansia, lo smarrimento e la paura che genera in ognuno di noi.

Numerosi sono stati gli aspetti formativi dell’esperienza la quale mi ha permesso di vivere l’assistenza nella sua globalità sia nella fasi di educazione che nelle fasi di cura, ogni momento diventa delicato riuscire a comunicare ponendosi sullo stesso piano cercando di non ledere la relazione già di per se delicata dovuta ai numerosi limiti personali.

Ogni momento assistenziale non può allontanarsi dal concetto dell’umanizzazione delle cure, che sottende alla centralità dell’utente, e alla sua unicità e diversità; pertanto tutti i momenti assistenziali dovranno basarsi sul rispetto dell’assistito.

L’acquisizione della nuova forma mentale può essere considerata di certo come un atteggiamento il cui raggiungimento può avvenire in modo spontaneo da parte dei singoli operatori, ma questo non deve prescindere ad un’adeguata formazione etico culturale.

In quanto solo la formazione stessa può permettere all’operatore di sviluppare la competenza inconscia, assistendo in modo olistico il paziente, considerando i bisogni impliciti e espliciti correlati alla cultura stessa, in grado da poter definire un’assistenza culturalmente congruente tale.

 

Allegato

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