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Gentile Direttore di NurseTimes,
mi chiamo Anastasia Martina Schiano presento ai vostri lettori il mio lavoro di tesi dal titolo “Il ruolo educativo dell’infermiere nella prevenzione oncologica femminile: il carcinoma mammario e l’importanza dell’autoesame al seno”.
Abstract
Nella mia tesi di laurea ho deciso di analizzare il ruolo educativo dell’infermiere nella prevenzione del carcinoma mammario e l’importanza dell’autoesame al seno. L’infermiere che opera nell’ambito della prevenzione, e in particolare nella sfera dei tumori femminili invita le pazienti a sottoporsi ai controlli periodici offerti sul proprio territorio e incoraggia ad effettuare regolarmente l’autopalpazione, in particolar modo assume un ruolo determinante nell’aiuto offerto durante la spiegazione di questa procedura. Perché il tumore della mammella?
È il secondo tumore per incidenza a livello mondiale, con oltre 2 milioni di nuovi casi annui, rappresenta la neoplasia più frequente nel sesso femminile. Ad oggi la medicina offre la possibilità di prevenzione, gestione e cura della paziente con tumore al seno ma sicuramente l’arma più efficace di cui disponiamo è la prevenzione.Nell’ambito della prevenzione secondaria, le donne hanno a disposizione, oltre agli esami strumentali, quali la mammografia e l’ecografia: la “Breast self-examination” o autopalpazione del seno.
Nonostante il profondo cambiamento nel rapporto tra paziente e sistema Sanitario, che vede il paziente maggiormente coinvolto nelle scelte in Sanità, esiste una buona fetta di popolazione che ancora oggi non ha le conoscenze e le competenze adatte per fronteggiare i problemi in materia di salute; hanno bisogno, quindi, di una figura come quella dell’infermiere che li guidi verso l’acquisizione di uno stile di vita sano.
L’infermiere in quest’ambito diviene non solo informatore, dove il sostegno offerto è limitato al mero compito di fornire passivamente le informazioni, ma educatore, e attraverso strategie pedagogiche fornisce un sostegno attivo all’autocura; si tratta di un vero e proprio transfert, pianificato e organizzato, di competenze dal curante al paziente e s’inscrive in una prospettiva in cui la dipendenza del malato cede il posto alla sua responsabilizzazione.
È stato dimostrato come un maggiore coinvolgimento e responsabilizzazione del paziente possa aumentare l’adesione a programmi di screening con effetti positivi sugli esiti di salute e di qualità di vita. Inoltre, in un secolo in cui si cerca di contenere la spesa sanitaria, i costi legati al recupero della salute e al trattamento delle patologie sono elevati a fronte di una disponibilità limitata di risorse, a differenza di quelli preventivi e di promozione che sono meno onerosi.
Rispetto al passato la maggiore sensibilizzazione della donna ai temi della prevenzione oncologica della mammella fa sì che oggi il riscontro di un nodulo ed il ricorso al senologo per arrivare ad una diagnosi siano più tempestivi. Ciò ha portato al riscontro di noduli sempre più piccoli, inferiori a 1 cm alla diagnosi e ad una riduzione dei casi con coinvolgimento linfonodale., di conseguenza abbiamo maggiori opzioni terapeutiche e quindi una riduzione della mortalità. Lo screening mammografico è considerato il caposaldo della politica di prevenzione oncologica femminile, rientra infatti nei LEA (livello essenziale di assistenza). Come in ogni azione infermieristica anche quella preventiva prevede un’attitudine al dialogo e all’ascolto attivo, pratiche che rendono il paziente più coinvolto nel processo educativo.
Lo scopo dell’infermiere non è sostituirsi al paziente ma far si che questo diventi parte attiva nell’opera di prevenzione, attraverso azioni e strategie motivazionali che portano il paziente ad aumentare le sue capacità, la sua autostima, nell’acquisizione di uno stile di vita sano. Risulta sempre molto difficile raggiungere le finalità nonostante il forte impegno multidisciplinare poiché non è facile incidere sulla personalità del paziente, oltre che sulle conoscenze e sulle motivazioni individuali. Forti sono le resistenze date dai vissuti personali del paziente, e sempre più ci troviamo di fronte a complesse dinamiche emotive e atteggiamenti inconsci difficili da controllare. Ecco che non basta informare per cambiare il comportamento di un individuo. Motivo per cui, indispensabile in un percorso educativo, è l’avere a disposizione una strategia di comunicazione.
L’autopalpazione del seno è considerata la prima forma di diagnosi per il tumore al seno, va eseguita una volta al mese, tra il settimo e il quattordicesimo giorno del ciclo mestruale per evitare che il tessuto mammario risulti turgido e dolente perché suscettibile alle variazioni dei livelli ormonali, in questo modo risulta più semplice percepire eventuali cambiamenti della mammella. Naturalmente è importante specificare che l’autopalpazione non ha il compito di sostituire la visita senologica o la mammografia annuale che consentono di rilevare tumori di pochi millimetri, ma in aggiunta a questi esami permette di cogliere precocemente un cambiamento insolito e rende la donna più consapevole delle alterazioni che possono presentarsi a carico del proprio corpo, e cmq la indirizza verso un approccio di prevenzione.
L’infermiere, per le sue competenze sia tecniche che educative, diventa una figura di estrema importanza nel fornire informazioni su questa pratica. Un’educazione volta all’insegnamento di una tecnica come l’autopalpazione, fatta attraverso la visione di un tutorial o di immagini sul portale web, non darebbe gli stessi risultati che si ottengono attraverso la dimostrazione e l’esercitazione fatta insieme ad un infermiere, che si occupa anche di instaurare in questo momento una relazione basata sulla fiducia, elemento imprescindibile per la riuscita dell’esame.
Anastasia Martina Schiano
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