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TAC (Tomografia assiale computerizzata): a che serve e preparazione

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Niente più paura della TAC al Meyer: i piccoli pazienti andranno a farla all’isola dei pirati 3
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La tomografia assiale computerizzata (TC) è una tecnica cosiddetta di diagnostica per immagini che consente di esaminare qualunque parte del corpo umano. È un esame radiologico in cui i dati provenienti dal passaggio dei raggi X nell’area del corpo da indagare sono rielaborati da un computer per costruire un’immagine tridimensionale dei diversi tipi di tessuto.

In passato, l’esame era condotto effettuando solo delle scansioni perpendicolari alla lunghezza del corpo, come se fosse idealmente tagliato a fette, ed era definito Tomografia Assiale Computerizzata. Dalle iniziali di questo nome deriva la sigla TAC, con cui è comunemente chiamato ancora oggi. Per i macchinari multistrato più moderni, tuttavia, il termine è improprio perché la tomografia computerizzata non è più solo assiale; le immagini sono acquisite mediante il tubo radiogeno, l’elemento che emette i raggi X, che ruota attorno alla persona sdraiata su un lettino consentendo, così, di ottenere immagini tridimensionali.

La TAC si utilizza in molti ambiti medici, da quello neurologico a quello traumatologico, oncologico, ginecologico e cardiologico. Permette di visualizzare molto bene anche le arterie e le vene.

Spesso, per migliorare la qualità delle immagini, è necessario iniettare all’interno di via endovenosa una sostanza a base di iodio chiamata mezzo di contrasto. In alcuni casi, a seconda della parte del corpo da analizzare, il mezzo di contrasto può essere somministrato per bocca (via orale) oppure introdotto nel retto.

La TAC può essere utilizzata per:

  • diagnosticare danni alle ossa, agli organi interni, problemi di circolazione del sangue, ictus, cancro
  • avere indicazioni utili per ulteriori indagini e trattamenti da eseguire. Ad esempio, nel caso di un tumore, consente di determinarne la posizione, le dimensioni e la forma prima di effettuare la radioterapia oppure una biopsia
  • monitorare le condizioni di salute di una persona, controllando, ad esempio, la dimensione di un tumore durante e dopo le cure

La TAC non deve essere considerata uno strumento da utilizzare come check-up periodico, in assenza di una indicazione precisa del medico, perché la dose di radiazioni emesse dalla macchina può essere, in certi casi, discretamente alta. È inoltre necessaria una certa prudenza soprattutto nei bambini e nelle donne in età fertile.

Il Test

La persona che deve sottoporsi alla TAC alcuni giorni prima dell’esame è informata sugli eventuali comportamenti e analisi da eseguire.

Nei casi in cui l’indagine preveda l’uso del mezzo di contrasto è necessario essere a digiuno nelle quattro ore precedenti la sua esecuzione e aver effettuato le analisi del sangue richieste. Se, invece, non è previsto il suo impiego, non deve essere osservato alcun accorgimento particolare.

Il mezzo di contrasto può creare problemi a persone malate di diabete, insufficienza renale, insufficienza epatica, mieloma. Prima di eseguire l’esame, in genere, il medico radiologo e/o l’anestesista chiedono di vedere gli esami del sangue relativi alla funzionalità dei reni. È necessario comunicare loro anche se si è in gravidanza. In questo caso si cerca sempre di evitare di effettuare una TAC poiché esiste una remota possibilità che i raggi X possano danneggiare il feto.

Il giorno dell’esame è consigliabile indossare un abbigliamento confortevole ed evitare gioielli o indumenti con parti di metallo (come le zip) perché dovranno essere tolti.

La TAC non è dolorosa, in alcuni casi si potrebbe sentire un piccolo fastidio che scompare nell’arco di qualche minuto se è iniettato il mezzo di contrasto (ad esempio, una sensazione di calore diffuso, un sapore metallico in bocca, o una lieve sensazione di nausea).

Se la persona che deve sottoporsi all’indagine è preoccupata, o ansiosa, o teme di sentire sensazioni claustrofobiche non deve avere timore a comunicarlo al tecnico di radiologia che, anzi, potrà darle consigli utili su come affrontare l’indagine serenamente o, se necessario, somministrarle un leggero sedativo.

A seconda della parte del corpo da indagare, potrebbe essere necessario:

  • togliere i propri indumenti ed indossare un camice;
  • togliere gli oggetti di metallo come cinture, occhiali, gioielli, che potrebbero interferire con la qualità delle immagini;
  • non mangiare o bere per alcune ore prime dell’esame.

Durante la TAC, di solito, la persona è sdraiata sulla schiena su un lettino posizionato all’interno della parte della macchina che effettua la scansione. Il macchinario consiste di un anello che ruota intorno alla parte del corpo da esaminare. A differenza della risonanza magnetica nucleare (RMN), quindi, non si entra completamente all’interno della macchina e non dovrebbero esserci problemi di claustrofobia.

Il tecnico radiologo gestisce l’esame in una stanza accanto. Durante la scansione è necessario stare fermi e respirare normalmente in modo che le immagini non risultino sfocate. In alcuni casi, il radiologo potrebbe chiedere di inspirare, espirare, o trattenere il respiro. Si è in grado di ascoltare e parlare tramite un citofono. La scansione solitamente dura dai 10 ai 20 minuti.

Dopo la TAC è possibile tornare alle proprie abitudini quotidiane. Nel caso in cui sia stato iniettato il mezzo di contrasto, in genere, è chiesto di aspettare almeno un’ora nel reparto di radiologia per essere sicuri che non si verifichi alcuna reazione allergica. Il mezzo di contrasto di solito è innocuo ed è eliminato tramite le urine, si consiglia, quindi, di bere abbondantemente dopo la conclusione dell’indagine per facilitarne l’eliminazione.

Risultati

I risultati della TAC, di solito, non sono disponibili immediatamente poichè le immagini devono essere analizzate tramite un computer e poi visualizzate dal medico radiologo. Dopo aver valutato le immagini, il radiologo scrive il risultato da sottoporre al medico che ha prescritto l’indagine e che lo illustrerà al suo assistito. Il tempo necessario per avere una risposta varia da poche ore a qualche settimana.

Redazione NurseTimes

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