A settembre arriva l’abrogazione a livello nazionale del Superticket di 10 euro sulla ricetta. Un provvedimento che, però, si legge sul sito della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (Fnopi), potrebbe non essere più del tutto sufficiente a contrastare le attuali e future difficoltà di accesso alle cure per motivi economici. Questo, vista la previsione dell’evoluzione del quadro sociale ed economico del nostro Paese segnalata solo pochi giorni fa dall’Istat: nel 2020 PIL -8,3% e occupazione -9,3%.
Da prendere in considerazione anche che i dati per ottenere l’esenzione si riferiscono al reddito familiare dell’anno precedente, cioè quello pre-pandemia. Lo scorso anno il nostro Paese ha pagato oltre 2,9 miliardi di euro di ticket: oltre 1,5 mld di ticket sulla farmaceutica e più di 1,3mld su prestazioni sanitarie. Circa 44 milioni in meno rispetto al 2018.
Inoltre, sul piano regionale, si assiste ad una crescita della spesa dell’1,2% nelle Regioni in Piano di Rientro e contestualmente ad una riduzione nelle altre Regioni del 3,1%. La spesa aumenta proprio in quelle aree del Paese con minori performance sui Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), minore ricchezza e maggior problemi dal punto di vista dell’occupazione.
Ad essere a rischio, secondo Fnopi, è il principio dell’equità che erano e sono obiettivo all’interno dei Patti per la Salute 2014-2016 e 2019-2021.
Da domandarsi, ora, se qualcosa cambierà con il Piano di Rilancio del Paese e del SSN.
Del resto il combinato disposto di ticket e liste di attesa rappresenta, anche secondo l’Istat, una delle principali criticità nell’accesso alle cure. Accessibilità che rappresenta una della maggiori sfide del Servizio Sanitario Pubblico soprattutto in questo momento, sia per l’assistenza ai pazienti Covid che per quelli NON Covid, quest’ultimi alle prese anche con la sospensione di parecchie prestazioni durante la fase di lockdown.
Fonte: Tonino Aceti, Fnopi.it
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