In occasione del Congresso annuale della European Respiratory Society (ERS), tenutosi a Milano, sono stati presentati i risultati di uno studio osservazionale condotto su oltre 55 mila infermiere e operatori sanitari statunitensi
I risultati, indicano nell’uso dei comuni disinfettanti per la pulizia delle superfici e degli strumenti endoscopici e chirurgici, l’aumentato rischio (del 22/32%) per i lavoratori esposti di ammalarsi di BPCO.
La ricerca presentata dalla Dott.ssa Orianne Dumas, dell’Inserm di Villejouf (Francia), ha analizzato i dati di uno studio americano, il Nurses’ Health Study II; coordinato dal Brigham and Women’s Hospital e Harvard Medical School di Boston (USA).
Lo studio ha analizzato i dati relativi a migliaia di infermiere ancora in attività e in buona salute, al momento dell’arruolamento nello studio, dal 2009 al 2017.
In questo lasso di tempo, a ben 663 infermiere e operatori sanitari, è stata diagnosticata una BPCO. L’esposizione ai disinfettanti è stata valutata attraverso la compilazione di un questionario, tenendo conto delle correzioni per i possibili errori di confondimento dovuti ad età, tabagismo, peso ed etnia.
Gli autori della ricerca sono andati a valutare l’impatto dei disinfettanti più utilizzati nella realtà statunitense, quali la glutaraldeide (disinfettante utilizzato per la disinfezione degli strumenti chirurgici), i derivati del cloro e i composti dell’ammonio quaternario.
Va ricordato come, eccetto i derivati del cloro, gli altri disinfettanti presi in considerazione hanno un uso assai limitato, tanto negli Stati Uniti così come nel nostro Paese e che questi stessi disinfettanti presi in esame dallo studio vengono utilizzati in ambiente domestico.
Lo studio ha comunque il merito di aver focalizzato l’attenzione sulle problematiche di salute che possono colpire gli operatori sanitari che utilizzino frequentemente queste sostante.
“I nostri risultati – dice la Dumas – sottolineano l’urgente necessità di integrare delle considerazioni di salute occupazionale nelle linee guida per la pulizia e la disinfezione in ambienti sanitari come gli ospedali. Si tratta di risultati preliminari che andranno confermati da ulteriori ricerche. In particolare bisognerà esplorare l’impatto sulla BPCO di un’esposizione occupazionale a sostanze chimiche per tutta la vita lavorativa e chiarire il ruolo di ogni singolo specifico disinfettante. Speriamo di essere supportati economicamente in questa parte della ricerca dai Centers for Disease Control and Prevention statunitensi”.
Sarà necessario approfondire con ulteriori studi per valutare se ci sia una predizione significativa, va comunque detto che gli autori non hanno considerato altre variabili significative come ad esempio il sistema di areazione, il fumo ed altri fattori di rischio già conosciuti nella BPCO.
A tutti gli operatori sanitari, che a vario titolo, sono coinvolti nella sanificazione di superfici o di strumentario chirurgico o endoscopico, va ricordato che questi prodotti vanno maneggiati con cautela, utilizzandoli nelle appropriate concentrazioni e utilizzando idonei dispositivi di protezione individuale (DPI).
Si aprono le porte a nuovi studi che si spera possano dare risposte più certe in merito ad una problematica sentita come quella della sicurezza dei lavoratori.
Rosaria Palermo
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