Al Forum Risk Management di Arezzo il segretario Sternativo lancia una provocazione: “Pronti a parlare di eutanasia per la popolazione anziana? Perché se non si cambiano drasticamente organizzazione e capacità attrattiva delle professioni sanitarie a questo arriveremo in pochi anni. In Sanità si aggira un fantasma. Questo fantasma si chiama “eutanasia”. Da stime ISTAT sono quasi 4 milioni gli anziani non autosufficienti del nostro Paese, molti di loro con gravi limitazioni cognitive. Il fabbisogno assistenziale crescerà enormemente entro il 2050. Questo PNRR dovrà quindi inserirsi nel solco d’un cambio di rotta politico e gestionale enorme, rispetto agli investimenti (non solo economici) destinati al Comparto. Se non si ammette questo, se non si parte da questo presupposto bisogna prepararsi a pronunciare la parola “eutanasia”. Perché la domanda è: chi dovrebbe assistere quella popolazione non autosufficiente, con quale denaro, con quali prospettive se non facciamo un salto in avanti, se non invertiamo le priorità?”
Questo uno stralcio dell’intervento di Mimma Sternativo, Segretario nazionale di Fials, al Forum Risk Management di Arezzo, intervenuta nella sessione dedicata alle professioni sanitarie, “PNRR il governo delle risorse umane: fattore critico di successo”.
Le premesse
50,9 su 100.000 abitanti in Paesi come l’Australia, la Svizzera, la Norvegia, la Germania, mentre l’Italia è fanalino di coda con 18.4 nuovi laureati infermieri su 100.000 abitanti. “Non si tratta solo di togliere il numero chiuso per l’accesso al corso di laurea, ma di dare condizioni anzitutto salariali diverse, riconoscere le competenze specialistiche acquisite, – ha continuato Sternativo – affrancandosi dalle diatribe del passato che servono più a tutelare interessi di categoria piuttosto che di sistema e offrendo condizione di welfare migliori, come sostegno alle lavoratrici dipendenti per la gestione dei figli e alloggi a prezzi calmierati”.
Mancano ancora risposte rispetto al benessere organizzativo, anche a fronte del fenomeno dello stress post traumatico da Covid diffuso tra i lavoratori.
A fronte di 1174 posti in più, rispetto al 2021, quest’anno abbiamo avuto il 6,9% di iscrizioni in meno ai corsi di laurea delle professioni sanitarie. Nello specifico, per fare qualche esempio, meno 9,2% delle iscrizioni al corso di laurea di infermieristica, meno 11,1 % a quello di infermieristica pediatrica, meno 7,6% a fisioterapia.
Gli infermieri necessari per l’attuazione del PNRR sono 30.485 mila, la stima dei pensionamenti da qui al 2026 è pari a circa 52 mila, pertanto servirebbero quasi 83 mila infermieri in più.
È evidente, dice Sternativo “garantire gli standard assistenziali richiesti dal PNRR e dal DM 77/22 sarà pressoché impossibile se non ci sarà una riorganizzazione dei modelli organizzativi come pure una nuova allocazione delle risorse umane, definizione delle priorità assistenziali, nuovi spazi di autonomia manageriali e soprattutto maggiore attenzione alle competenze”.
Le priorità per Fials
1. Investire molto sull’attrattività: le aziende devono garantire maggiore autonomia e responsabilità ai professionisti. A fronte anche di una seria valorizzazione delle professioni.
2. Percorso universitario: il corso di laurea in Infermieristica è forse l’unico a bloccare il percorso di studi di uno studente, o addirittura lo rende rinunciatario, per il fatto di non aver superato un esame. C’è poi il problema della sostenibilità di studi e tirocinio: secondo l’organizzazione odierna, è di fatto impossibile essere uno studente-lavoratore, pertanto questo esclude chiunque non abbia in partenza un forte sostegno da parte della famiglia. Una riforma in tal senso è realistica in tempi rapidissimi.
3. Reclutamento immediato del personale non occupato. Per far questo è necessario snellire e rendere più efficaci e mirate le procedure di selezione e favorire il ricambio generazionale. Esistono tantissime graduatorie però i professionisti sono sempre gli stessi. Un ulteriore spreco di risorse pubbliche.
4. Modificare la struttura organizzativa delle cure territoriali, valorizzando le competenze cliniche ma anche manageriali dei professionisti sanitari e dei dirigenti delle professioni sanitarie.
Si pensi ad esempio all’istituzione del Direttore assistenziale, divenuto realtà nella sola regione dell’Emilia Romagna. D’altra parte la predisposizione dei modelli organizzativi assistenziali innovativi non può che essere fatta da chi per natura e profilo professionale si occupa di assistenza tutti i giorni.
5. Definire quali competenze, conoscenze e capacità cliniche e organizzative, servono per dare risposte alle nuove esigenze e bisogni di salute espresse dal cittadino. Il nuovo CCNL del Comparto sanità fa un primo passo per valorizzare queste competenze con gli incarichi.
6. Istituire corsi di formazione digitale per l’implementazione dello smartworking, una delle componenti indispensabili per accompagnare le trasformazioni del lavoro disegnate dal PNRR, spostando il baricentro dall’organizzazione aziendale alla persona, lavorando su obiettivi e migliorando la capacità di misurare i risultati.
7. L’OSS, la risorsa mal sfruttata. All’interno di una riorganizzazione e valorizzazione delle professioni, occorre rivedere la formazione degli Oss, valorizzandone il ruolo.
8. Accelerare la piena interoperabilità tra enti pubblici e tra gli stessi con le strutture del territorio, siano esse pubbliche o private. Un paziente ricoverato non dovrebbe dover spiegare mille volte qual è la sua storia clinica, territorio e ospedale devono “parlarsi”.
Redazione NurseTimes
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