Dopo il suicidio assistito di Mario tetraplegico da 12 anni di Senigallia, la cui vera identità era Federico Carboni, deceduto il 16:06 u.s. arriva un altro caso arriva dal Veneto.
È l’appello di Stefano Gheller 49 anni affetto da distrofia: “Non voglio dipendere da una macchina”. Vive sulla sedia a rotelle da quando aveva 15 anni. Una vita di sofferenza non riesce più a muovere le braccia e fa fatica a parlare e mangiare.
”Molti credono che chi fa questa scelta non ami la vita, ma io la amo tantissimo, forse più di altri.
È il bene che voglio a me stesso che mi porta a decidere per il suicidio assistito. Vivere è una cosa, sopravvivere in modo poco dignitoso un’altra”.
Sono le parole di un uomo che ha visto morire la madre affetta dalla distrofia, con la sorella che non condivide la sua decisione anch’essa affetta dalla stessa malattia.
Stefano coltiva anche un sogno, che vorrebbe realizzare prima di morire: incontrare Madonna, la sua cantante preferita. Il caso del quarantanovenne vicentino è seguito dal radicale Marco Cappato, che fa parte dell’associazione Coscioni: “Il caso di Federico Carboni ha dimostrato che, laddove verificate le condizioni stabilite dalla Corte costituzionale, il suicidio assistito è praticabile in Italia. Abbiamo fiducia che il processo di verifica possa avvenire in tempi adeguati, senza quei boicottaggi della Regione Marche”.
Redazione NurseTimes
Fonte: La Repubblica
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