Novanta milligrammi anziché nove. Il marito della donna deceduta riceverà un risarcimento pari a un milione di euro.
La Corte di Appello ha condannato medici e infermieri responsabili della morte di Valeria Lembo, che il 29 dicembre 2011, durante un day hospital al policlinico di Palermo, ricevette una dose dieci volte superiore al dovuto di Vinblastina. È stato appurato che la disgrazia si verificò in conseguenza di un errore medico.
Trascorsi sei anni dalla tragedia, è arriva la sentenza dei giudici della sesta sezione della Corte d’appello. Sconti di pena per la specializzanda Laura Di Noto, condannata a quattro anni e quattro mesi (chiesti sette anni); due anni e dieci mesi per l’infermiera Clotilde Guarnaccia (chiesti quattro anni); quattro anni e otto mesi per l’altro specializzando Alberto Bongiovanni (sei anni e sei mesi chiesti in primo grado); due anni e sei mesi per l’infermiera Elena Demma (invece di 4 anni). All’ex primario di Oncologia medica delle cliniche universitarie, Sergio Palmeri, sono stati confermati quattro anni e sei mesi.
Il marito di Valeria Lembo riceverà un risarcimento pari a un milione di euro. I famigliari presentarono denuncia alle autorità competenti subito dopo la morte della donna. Secondo le ricostruzioni eseguite dopo la tragedia, a causa di una serie di errori compiuti all’interno del reparto, a Valeria Lembo fu somministrato un dosaggio dieci volte superiore a quello richiesto per il trattamento del linfoma di Hodgkin da cui era affetta e al quale quasi certamente sarebbe sopravvissuta.
Novanta milligrammi di Vinblastina anziché nove. La donna, divenuta mamma da soli otto mesi, accusò un malore poco dopo essersi sottoposta al trattamento nel policlinico nosocomio, dove fu nuovamente operata. Secondo quanto riferito dai famigliari, i medici avrebbero inizialmente nascosto l’errore. La Vinblastina somministrata ad un dosaggio dieci volte superiore provocò la morte della ragazza tra dolori atroci nel giro di pochi giorni. La causa della tragedia fu una cancellatura effettuata in maniera impropria sulla cartella clinica.
“Quando mi hanno chiamato dalla farmacia dell’ospedale per dirmi che avevano solo 70 mg del farmaco – raccontava nel marzo 2015 la dottoressa Di Noto – sono andata a controllare la cartella clinica, facendo attenzione, come da prassi, sia alla prescrizione del 7 dicembre che a quella precedente. Erano uguali, sempre 90 mg. Così dissi che era tutto giusto, non mi vennero dubbi”.
Anche lo specializzando Bongiovanni fu interrogato. Successivamente avrebbe ammesso di aver alterato la cartella clinica cancellando lo “zero” in più nella prescrizione: “Sapevo che quella dose era impossibile da iniettare a bolo lento e che in tutta la cartella erano indicati 9 milligrammi. Lo dico perché sono farmaci che si somministrano in una sola dose, come da conoscenza di base“.
In aula fu chiamato anche Palmeri che dichiarò: “Sono dispiaciuto, esprimo tutto il mio dolore alla famiglia della signora Lembo, ma non mi sento responsabile“.
Simone Gussoni
Fonte: PalermoToday
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