Il convegno si terrà sabato 3 marzo. Partecipazione gratuita per infermieri, operatori sanitari e cittadini interessati.
Ipotesi infermiere
Uno spettro si aggira per la professione infermieristica: l’indifferenza. Anzi, no: è la rassegnazione. Nulla smuove l’animo, nessuno reagisce nell’afosa abitudine dell’ordinario. L’indistinta figura dell’infermiere soggiace e si adegua al consueto affaccendarsi. Viene da chiedersi se è possibile trovare un lumicino di dignità, di ambizione etica, di ricerca alla coerenza, di onestà. Nessuna contraddizione, la situazione è conforme alla società in cui siamo immersi dove dilagano malaffare, speculazione, opportunismo, disonestà, indifferenza.
È possibile continuare ad accettare questo? Si può fare qualcosa? Risulta quanto mai indispensabile incontrare motivazione e spirito di ricerca per attuare un laboratorio di pensiero che apra orizzonti di impegno per il cambiamento. C’è bisogno di un “vento nuovo” che sospinga al confronto e alla crescita, un impulso alla genuina speranza di veder finalmente affermarsi una professione infermieristica matura, responsabile e soprattutto emancipata dall’ausiliarietà.
Questo incontro è strumento culturale utile, un laboratorio di pensiero, una fucina delle idee dove infondere le energie per conoscere, per capire e infine scegliere di percorrere assieme un progetto per disegnare e attuare un nuovo sguardo sulla cura, per una professione autentica di infermieri autentici. Requisito alla partecipazione è l’onestà e naturalmente il desiderio di costruire il futuro.
La passione per la cura
Sembra una frase retorica, ridondante. No! Non lo è. È semplicemente la constatazione della intima essenza della professione di infermiere. Per cui l’infermiere, a ogni attimo, raccoglie tutta l’attenzione al prendersi cura. La modalità di dedicare tutto il tempo necessario al contatto configura l’essere infermiere.
Per capire è sufficiente osservare la disponibilità, il tempo per ascoltare, la dedizione posta alla relazione con la persona paziente, così diversi fra medico e infermiere. Il delitto più grande dei primari, dei coordinatori, dei manager, dei politici è negare la professione all’infermiere. Negare lo strumento fondamentale dell’infermiere: il tempo di cura. Questo laboratorio di pensiero riuscirà a scovare elementi e suggerimenti per capire come sanare una sanità così miope e distratta? La società si può permettere di perdere una così preziosa e indispensabile risorsa umana?
Luciano Urbani
In allegato la brochure dell’evento.
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