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Sistema 118: presentata in Senato una mozione per la riforma. Il commento della Siiet

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Sistema 118: presentata in Senato una mozione per la riforma. Il commento della Siiet
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L’iniziativa è partita dal M5S. Romano (Società italiana infermieri di emergenza territoriale): “Molte cose condivisibili, altre da rivedere”.

Il Movimento 5 Stelle, attraverso la mozione presentata in Senato (prima firmataria Maria Domenica Castellone), chiede al Governo un impegno per riformare il Sistema di emergenza territoriale 118 nazionale. Vediamo, nel dettaglio, le sette linee d’azione inserite nel testo e, a seguire, il commento di Roberto Romano, presidente della Società italiana infermieri di emergenza territoriale (Siiet).

Il Senato impegna il Governo:

  • a prevedere l’istituzione del modello organizzativo di base del Sistema di Emergenza Territoriale 118 nazionale su base dipartimentale, declinato sia ai centri di responsabilità di competenza provinciale, costituiti dalla Direzione provinciale del SET 118 e dalla rete delle postazioni di soccorso “mobili” e “fisse”, sia al centro di responsabilità di competenza regionale, al fine di garantire, in un contesto interdipartimentale, una visione unitaria dei processi;
  • a porre obbligo alle regioni di definire piante organiche medico -infermieristiche dedicate e a stabilire, per i vari territori, un numero complessivo di postazioni medicalizzate e infermierizzate in grado di assicurare intervento di soccorso sanitario potenzialmente salvavita sui codici rossi, in grado, quindi, di effettuare diagnosi e terapia di emergenza nel rispetto degli standard temporali per area urbana ed extraurbana e, contestualmente, di effettuare la ricognizione di tutti i medici formalmente assegnati al Servizio di emergenza e urgenza territoriale ma impiegati in strutture diverse da quella di assegnazione;
  • a garantire alla popolazione nazionale la possibilità di accedere direttamente, in caso di emergenza-urgenza sanitaria, al sistema 118, introducendo in modo omogeneo nel nostro Paese, a livello dei territori regionali, il modello di 112 “parallelo” e non “sostitutivo” rispetto agli altri numeri di emergenza;
  • ad assicurare che tutte le centrali operative del 118 siano dotate della tecnologia più moderna ed efficace di geolocalizzazione del chiamante;
  • ad attivare l’ammodernamento tecnologico dei mezzi di soccorso e di collegamento del sistema informatizzato 118 con i sistemi informatizzati ospedalieri per la gestione dei dati sanitari e dei flussi di attività a bordo dei mezzi di soccorso;
  • a sancire per gli operatori del SET 118 nazionale, medici, infermieri ed autisti-soccorritori inquadrati secondo rispettivi profili giuridici, specifiche indennità di rischio biologico ed ambientale, correlate con il contesto usurante e ad alto rischio obiettivo di infortunio ed aggressioni;
  • a sancire, in via prioritaria, secondo quanto stabilito dall’articolo 57 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, la possibilità di affidare, nel contesto delle attività istituzionali del SET 118, l’attività di trasporto alle associazioni di volontariato sanitario attraverso specifiche convenzioni che indichino i requisiti dei mezzi privati e del personale adibito alla rete dell’emergenza prevedendo per ciascuna Associazione affidataria del servizio in convenzione, di garantire la fornitura di equipaggi composti da autisti-soccorritori 4 prevalentemente contrattualizzati, pur consentendo, secondo specifica programmazione regionale, la presenza di soccorritori volontari in affiancamento e supporto al personale assunto.

Il commento di Roberto Romano (Siiet)

Roberto Romano

Come presidente della neo costituita Società Italiana Infermieri di Emergenza Territoriale non posso non plaudire alla, seppur tardiva, volontà di mettere finalmente mano al sistema di emergenza territoriale 118 testimoniata nella mozione presentata recentemente al Senato. Il sistema, come ognuno di noi ha ben presente, è quanto di più variegato e disomogeneo si possa immaginare. Questo non solo a livello nazionale ma anche all’interno di singole regioni, o addirittura porzioni di regione, o aree vaste. La risposta che questo sistema fornisce al bisogno di salute della cittadinanza finisce con il fornire standards qualitativi e quantitativi totalmente diversi ponendo, oltre all’evidente disagio per gli utenti, una problematica di tipo etico che dovrebbe toccare tutti i professionisti in genere e, con maggior forza, coloro che hanno potere decisionale in materia.

Purtroppo la logica del “feudo”, ancora ben radicata, oltre ad una scarsa vision politica a livello centrale e regionale, unite ad una volontà evidente, da parte di taluni, di mantenimento di una insensata e dannosa protezione di casta, ci hanno portati, e tenuti per decenni, in questa situazione.

Nella mozione si parla della “istituzione del modello organizzativo di base del SET-118 nazionale su base dipartimentale”. Crediamo che sia una buona base di partenza per una discussione, su un obbiettivo che potrebbe forse diventare comune. L’obbiettivo si indebolisce, però, nel momento in cui questa discussione non viene portata avanti insieme da tutti gli attori, uniti e marcianti in un’unica direzione.
Auspicheremmo una discussione comune, che veda alla fine espresse posizioni condivise e non solo quelle, seppure autorevolissime, di una società scientifica, di una associazione di consumatori e di una singola federazione nazionale.

Nella discussione, a nostro avviso, dovrebbero essere rappresentate tutte le aree, ivi compresa quella infermieristica, rappresentante una parte imprescindibile ed insostituibile del sistema. Ancora una volta, invece, qualcuno pone sul tavolo della politica il suo modello, in solitaria, senza un reale confronto preventivo con tutti gli interlocutori. Il rischio è di arrivare ad una riforma più cosmetica che sostanziale, proprio perché non condivisa a priori.

Sul sistema 112, su cui sarebbe necessario fare maggiore chiarezza sulla reale ricaduta in termini di outcomes, dati alla mano, mettendo finalmente da parte le posizioni preconcette pro o contro, non si comprende del tutto il razionale per cui gli estensori del documento intendano opportuno porre il numero unico di emergenza accanto, e non a sostituzione, agli attuali numeri di emergenza, pur lasciando intonse le attuali centrali operative. Perché non centralizzare tecnologie come quella della geolocalizzazione in una unica centrale, quella 112, e prevedere invece che queste siano in ogni centrale 118? Perché, detto diversamente, spendere di più se lo stesso risultato – esistono reti telefoniche, informatiche, ecc. – lo si può ottenere a costo minore utilizzando il risparmio, magari, per cose a volte dimenticate come, per dirne una, la formazione del personale?

Anche sul discorso del mezzo ALS, medico-infermieristico, stabilito per 1/60000 abitanti, è necessario puntualizzare alcune cose: Ovviamente uno standard, peraltro già previsto, ma applicato poco e male, dal D.M. 70/2015 è necessario. Ottimo dare una standardizzazione di presenza dei professionisti congiunti ed eroganti un terzo livello di soccorso. E’ necessario però, prima di questo, tenere conto di altri fattori che una simile standardizzazione, troppo rigida, non può contemplare. Non tutti i territori sono uguali da un punto di vista orografico o di distribuzione della popolazione in esso ne, tanto meno, di distribuzione e tipologia di assistenza ospedaliera (presenza di centri hub o spoke o di semplici punti di primo soccorso).
Ecco quindi che si comprende molto bene come sia necessario distribuire molto attentamente i punti di emergenza nel territorio tenendo conto di quali devono essere i livelli di assistenza erogabili e del fatto che non tutti i pazienti che accedono al sistema di emergenza, per fortuna, necessitano della diade medico-infermiere. Necessario quindi riportare la discussione anche sui due livelli sottostanti e sul loro dispiegamento ed utilizzo corretto nel sistema.

Un discorso a parte meriterebbe poi l’annosa questione di cosa si intenda per supporto vitale avanzato. Dal documento pare che si leghi la sigla ALS, fatta passare con la dizione “mezzo avanzato”, alla sola presenza di medico ed infermiere congiunti. Limitativo e non sostenuto dalla letteratura internazionale, oltre che dall’attuale normativa. Qualcuno vuole forse limitare l’azione di tutti quei mezzi con solo medico e soccorritori, o solo infermiere e soccorritori, con i quali garantiamo l’operatività ed il soccorso ALS di molti sistemi regionali e, specie con la seconda tipologia, quella infermieristica, con ottimi risultati?

Proprio dei livelli di assistenza in questo documento si parla poco. Questi, invece, a nostro parere, dovrebbero essere molto meglio definiti, superando le barriere ideologiche e anacronistiche sulle competenze professionali che a nulla stanno portando se non ad un aumento della conflittualità interprofessionale.

In sintesi, un documento con molte cose condivisibili e altre da rivedere, da mettere in una piattaforma di discussione politica e interprofessionale, non limitandosi peraltro alla sola area sanitaria, senza fughe in avanti, per cercare davvero di cambiare, tutti insieme e senza solisti, un sistema che non può più attendere.

Redazione Nurse Times

ALLEGATO: Testo della mozione

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