Proponiamo un interessante approfondimento sul tema a cura della nostra collaboratrice Milena Mazzone.
La sigaretta elettronica (spesso abbreviata in e-cig, dall’inglese) è un dispositivo che permette di inalare vapore, in genere aromatizzato, contenente quantità variabili di nicotina, che raggiunge l’apparato respiratorio senza che ci siano combustione del tabacco e danni a essa correlati. Nei fumatori la pratica di aspirare dal cilindretto a forma di sigaretta – per la quale è stato coniato il neologismo “svapare” – fornisce non solo la nicotina di cui sente il bisogno l’organismo che ha sviluppato dipendenza, ma anche un’esperienza tattile, olfattiva e gustativa che richiama quella della sigaretta.
Le e-cig contengono una quantità variabile di nicotina (tra 6 e 24 mg), che può essere regolata in base alle esigenze individuali, in una miscela composta da acqua, glicole propilenico, glicerolo e altre sostanze, tra cui gli aromatizzanti. Alcuni modelli, invece, non contengono nicotina, ma solo un vapore aromatizzato. Il dispositivo è composto da un inalatore (la cosiddetta cartuccia, che contiene la sostanza liquida da nebulizzare), un atomizzatore (l’elemento che scalda e vaporizza il liquido) e la batteria che alimenta l’atomizzatore.
Il principio è stato messo a punto per la prima volta in Cina, e questo tipo di dispositivo ha avuto la prima diffusione significativa anche in Occidente attorno al 2006. Secondo il Rapporto annuale 2016 sul fumo dell’Istituto Superiore della Sanità, oggi circa 2 milioni di italiani fanno un uso, occasionale o regolare, di sigarette elettroniche. Diversi studi, tuttavia, hanno segnalato nel vapore prodotto dalle sigarette elettroniche la presenza di sostanze potenzialmente dannose.
Il glicole propilenico è considerato generalmente sicuro, anche se alcuni studi indicano che l’inalazione prolungata può dare origine a irritazione delle vie aeree, tosse e, in casi molto rari, asma e riniti. Il suo riscaldamento, unitamente a quello della glicerina, può inoltre produrre modeste quantità di formaldeide e acetaldeide, entrambi potenziali cancerogeni. sostanze usate per aromatizzare, come ad esempio il diacetile, sono associate all’insorgenza di bronchiolite obliterante, se inalate per lunghi periodi in alte concentrazioni.
Tra i possibili pericoli legati all’uso delle sigarette elettroniche non va poi dimenticato quello relativo all’intossicazione per contatto accidentale con il liquido a base di nicotina contenuto nelle cartucce, possibile se si usa la sigaretta elettronica quando si è sdraiati. Negli ultimi anni sono aumentate moltissimo anche le segnalazioni ai centri antiveleni relative all’intossicazione di bambini.
Secondo uno studio pubblicato nel febbraio 2017 sulla rivista Annals of Internal Medicine (finanziato da Cancer Research UK), è oggi ampio il consenso sul fatto che, in confronto al consumo tradizionale di prodotti del tabacco, le sigarette elettroniche assicurano una diminuzione del danno significativa per il fumatore e per chi gli vive accanto, riducendo significativamente, già a distanza di sei mesi, le sostanze cancerogene presenti nell’organismo. Tuttavia, rispetto alle rassicurazioni iniziali dei produttori sulla totale innocuità delle sigarette elettroniche e sulla loro efficacia come strumento per sconfiggere la dipendenza dalla nicotina, rimangono aperti alcuni punti interrogativi che richiedono ulteriori ricerche.
Per concludere, una revisione sistematica di tutti gli studi presenti nella letteratura scientifica, pubblicata sulla rivista Lancet Respiratory Medicine, ha evidenziato che addirittura l’uso della sigaretta elettronica da parte dei fumatori, che non sempre la usano con l’obiettivo di smettere, sarebbe associato a una minore probabilità di sconfiggere la dipendenza da nicotina. In sostanza, la sigaretta elettronica può rappresentare un’efficace misura per la riduzione del danno, anche se non è ancora del tutto chiaro se possa essere efficace anche rispetto agli altri metodi in uso per sconfiggere definitivamente la dipendenza da nicotina.
Milena Mazzone
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