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Siena: nuova tecnica per ricostruire l’aorta

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Una nuova tecnica di riparazione dell’ aorta è stata ideata presso il policlinico Santa Maria alle Scotte. È una procedura chirurgica all’avanguardia di “ricostruzione intimale”.

Una nuova procedura chirurgica di riparazione dell’ aorta è stata messa a punto al policlinico universitario Santa Maria alle Scotte di Siena. Grazie a questa è possibile ricostruire l’arco aortico dall’interno per mezzo di una protesi fenestrata, ovvero che presenta delle aperture all’altezza dei grossi vasi che si dirigono verso il cervello. Questa tecnica all’avanguardia, che semplifica l’approccio all’arco aortico per ciò che concerne aneurismi e dissecazioni, può essere definita di ‘ricostruzione intimale’ (l’intima è la parte interna dei vasi sanguigni) ed apre importanti prospettive per futuri sviluppi tecnologici.

Così ha spiegato il cardiochirurgo Eugenio Neri, responsabile del programma di chirurgia delle dissezioni aortiche dell’Azienda ospedaliero-universitaria senese ed ideatore della procedura: “Si tratta di una nuova generazione di interventi sull’arco aortico. Ne diamo notizia a circa due mesi dall’intervento dopo aver eseguito i necessari controlli che confermano la completa riuscita della procedura”.

“La paziente è una donna di 63 anni di Arezzo, giunta a Siena in urgenza per un voluminoso aneurisma dell’aorta ascendente, dell’arco e dell’aorta discendente, trattata in ipotermia ed arresto di circolo, una sorta di ibernazione artificiale”… “È una tecnica a basso costo, realizzabile con materiali diffusi realizzabile con materiali diffusi in ogni reparto cardiochirurgico. È un inizio promettente che richiede rigore e metodo”.

Così ha aggiunto il cardiochirurgo Luigi Muzzi: “Questa tecnica permette di ridurre in maniera sostanziale e positiva i tempi dell’arresto di circolo, ossia il tempo in cui il corpo non viene perfuso dal sangue. Non possiamo parlare di mini invasività ma di ‘faster surgery’, concetto completamente diverso che stiamo sviluppando e che va nella direzione della migliore tollerabilità per il paziente”.

Alessio Biondino

Fonte: La Nazione, Toscana Oggi, Leggo

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