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Scarsa aderenza alle terapie, un algoritmo ci può aiutare

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Scarsa aderenza alle terapie, un algoritmo ci può aiutare
metal alarm clock time to take medicine
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Un’alta percentuale di malati cronici non si cura come dovrebbe. La soluzione potrebbe arrivare da un progetto dell’Università Cattolica.

Il 38%di chi ha il diabete non si cura come dovrebbe. Percentuale che sale al 45 per l’ipertensione e addirittura all’86,2 per asma e Bpco. Certo, parliamo di malati cronici, costretti a seguire una terapia – magari più pillole a orari diversi nel corso della giornata – e per tutta la vita. Però questa scarsa aderenza vuol dire sprecare risorse – si calcola circa 19 miliardi di euro per il nostro sistema sanitario –, ottenere risultati terapeutici non ottimali, far crescere il numero di ricoveri impropri.

Parte da questi numeri inquietanti “Abbiamo i numeri giusti”, un progetto dell’Altemps dell’Università Cattolica con il contributo non condizionante di Merck. Grazie a un algoritmo matematico esso si pone come obiettivo di individuare il modo per migliorare l’aderenza alle terapie. Perché, oltre a un bel po’ di quattrini, la mancata aderenza alle terapie si porta dietro un numero elevatissimo di morti: solo in Europa circa duecentomila ogni anno.

Il progetto è alla fase d’avvio e si prevede una durata di circa un anno e mezzo. Entro qualche mese saranno analizzati i database sanitari relativi a pazienti cronici di cinque regioni: Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Puglia. Ognuna di loro potrà indicare la patologia per la cui cura esistono maggiori criticità. Un modo per lavorare a un sistema di previsione già testato con risultati promettenti per la sclerosi multipla. Un metodo che, come ha spiegato all’Istituto superiore di Sanità il direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero della Salute, Andrea Urbani, può prevedere complessivamente i bisogni di salute e i relativi costi per il sistema da qui a 30 anni.
La parola chiave è comunque “engagement”, che vuol dire arrivare al paziente per coinvolgerlo attivamente nelle cure, renderlo protagonista del suo percorso sanitario per farlo guarire di più e meglio. Perché se è vero che il 97% dei pazienti cronici ritiene importantissimo avere un ruolo attivo, è altrettanto vero, come precisa Guendalina Graffigna, professore associato di Psicologia alla Cattolica, “che solo il 9% è effettivamente coinvolto, che il 56% ha pensato di abbandonare le cure e il 48% riferisce di avere una qualità di vita scadente”. Anche perché, sempre più spesso, non solo il medico non spiega e non supporta, ma le stesse informazioni sanitarie sono inaccessibili: per il 74% del campione di una ricerca condotta da EngageMinds Hub della Cattolica su oltre mille pazienti cronici, accedere e interpretare le informazioni sanitarie è un percorso a ostacoli.
L’algoritmo, insomma, è una sfida – racconta Americo Cicchetti, direttore dell’Alta scuola di Economia dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica – e crediamo possa restituirci il miglior ritorno sia in termini di salute che di sostenibilità economica”. Anche perché, come sottolinea il presidente dell’Iss, Walter Ricciardi, “trovare strategie mirate all’efficacia degli interventi è un’operazione essenziale per la difesa del nostro welfare”.

Fonte: www.repubblica.it

 

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