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”Sarebbero molti i motivi per scendere in piazza e dire basta ad una gestione politica della sanità”

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Ungheria: migliaia di infermieri in piazza per protestare contro bassi stipendi e carenza di personale
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Gentile Redazione di Nurse Times,

siamo nel periodo estivo dell’anno del Signore 2021. Per Noi infermieri un piccolo momento di relax e recupero psicofisico è necessario, dopo l’estenuante prova di “sopravvivenza” all’emergenza determinata dal gravoso impegno per fronteggiare il covid-19. 

La realtà ci abbaglia di ben altra dimensione.

Il live motiv “politicamente corretto”  sembra essere il dl Zan e l’Agora’  mediatico aperto sul  green pass cui si aggiungono altri argomenti che offuscano l’ambito dei professionisti infermieri e si dibatte del più e del meno senza giungere ad alcun obiettivo e tralasciando la parte economica promessa a chi si è fatto in quattro, a chi si è precettato e a chi è stato precettato per far fronte alla pandemia, il premio covid giace da qualche parte (sempre che sia mai esistito e/o se esiste ancora qualche briciola)

Sui tavoli tecnici fra qualche tempo non molto futuro sarà firmato il nuovo contratto della sanità che prevede almeno in bozza un possibile aumento corrispondente a meno di 100 euro lordi, ma contemporaneamente si sta provvedendo a variare le condizioni di reclutamento in sanità pubblica, si fa verso un contratto a tempo determinato, si progetta un reclutamento “a progetto”, tre anni rinnovabili per altri 2, poi !? chi lo sa!

E … intanto che scrivo, gli eventi succedono ad eventi e fra questi eventi e incontri vi è anche la firma per le nuove regole e aree di contratto, e cioè, udite udite … non esiste un’area contrattuale separata per le professioni sanitarie

Quindi la lotta annunciata anche e soprattutto dalle OO. SS. che si professano di categoria non ha prodotto alcun risultato migliorativo per il contratto sanità 2019-2022, la professione infermieristica dovrà accontentarsi di circa pochi euro lordi.

La domanda è: gl’infermieri, in questa nuova ottica, sono considerati come professionisti cosi come citato nel quadro delle norme che regolamentano le professioni sanitarie (… L 43/2006, L. 3/2018, L 251/2000, … ecc.)

Non è molto chiaro, se si disegna un nuovo percorso e nuove regole per il reclutamento è giusto anche rivedere la classificazione delle figure professionali e rivedere anche un adeguamento delle spettanze stipendiali.

La categoria infermieristica, volano infungibile del sistema sanità, merita un rispetto professionale.

L’aver coniato la moneta celebrativa dell’impegno del personale sanitario, per qualcuno è già un aver pareggiato i conti, così come aver insignito alcuni dei colleghi infermieri del titolo di Cavaliere della Repubblica, mentre della nazionale italiana che ha vinto il campionato europeo non è stato promosso “cavaliere” solo chi ha fatto gol.

Ma nel nostro paese vincere un campionato di calcio è di vitale importanza, fa muovere l’economia, e soprattutto distoglie le menti dai seri argomenti utili alla comunità.

E mentre si dibatte sulla crisi e le difficoltà economiche nazionali e regionali che rallentano i programmi politici sociali, sono gli stessi politici che votano il ripristino del trattamento di fine mandato retroattivo al 2013 ( succede in Puglia).

Sarebbero molti i motivi e molte altre le ragioni per scendere in piazza a battere i pugni, per incrociare le braccia e dire basta ad una gestione politica della sanità e pretendere che si incominci a organizzare il sistema salute nel rispetto delle professioni e dei professionisti, nel rispetto dell’unico obiettivo da raggiungere che è il benessere del cittadino e della comunità perché la sanità è un Servizio di pubblica utilità e non un “grosso affare” (business).

Sembra quasi utopia, un sogno, quello di vedere tutti i professionisti infermieri uniti in una grande famiglia/associazione e in maniera corale far sentire la propria voce e il peso della propria presenza/assenza non soltanto nei luoghi di cura ma anche nei luoghi dove vengono dibattute le regole del gioco del lavoro.

“Si piange il bene quando lo si perde” è un vecchio proverbio della mia zona, facciamo sentire, ognuno per la propria organizzazione sindacale, la nostra presenza, il nostro peso economico, così a settembre consegniamo la disdetta, solo per un mese, solo per un mese i nostri pseudo rappresentanti non prenderanno alcun stipendio/rimborso, solo per un mese le OO SS registreranno un rosso sul conto …

dobbiamo pur cominciare in qualche maniera a far sentire che noi abbiamo cura anche del nostro orgoglio professionale.

Francesco Perniola

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