Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici nell’intervista rilasciata a Forward.
Una “rivoluzione copernicana della sanità che verrà”, che rivaluti il ruolo del medico nella società secondo tre direttrici: fiducia, autonomia, prossimità. E, al centro, il binomio professionista sanitario / cittadino. Ad auspicarla, Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), nell’intervista che apre l’ultimo numero di Forward, la rivista di Pensiero Scientifico Editore, con il supporto scientifico del Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio. “Prossimità” è, appunto, la parola chiave che caratterizza la monografia.
“Questi due soggetti sono legati da un rapporto fondato su quella stessa fiducia che porta il cittadino a scegliere liberamente il medico a cui affidarsi, un valore importante per il cittadino e anche per l’intero Paese – spiega Anelli –. È dimostrato infatti che la continuità nell’assistenza medica comporta un miglioramento degli indici di sopravvivenza. E, se non c’è salute, non ci può essere il lavoro. La professione medica ha dunque un ruolo strategico e con la pandemia da covid-19 è diventata un punto di riferimento importante evidenziando al contempo l’urgenza di un nuovo rapporto del medico con il proprio paziente. La rivoluzione copernicana vuole essere una rivalutazione di questo ruolo in una società che, negli ultimi vent’anni, ha sempre visto il medico o come una figura protesa verso l’impresa, quindi che ‘fa’ soldi, oppure come un prestatore d’opera che serve solo a fare la ricetta al bisogno. Quando invece per le sue competenze ha una funzione sociale e anche di stabilizzatore democratico importante quale garante di diritti che gli deve essere riconosciuto”.
E ancora: “Accanto a diritti fondamentali della salute e della vita troviamo il diritto all’autodeterminazione, che il cittadino esercita attraverso il consenso informato, e il diritto all’uguaglianza, secondo cui deve essere garantita la salute a chiunque è sul territorio italiano, senza distinzione di sesso, di razza, di ceto sociale e di lingua, anche ai migranti nelle stive delle navi. Poi abbiamo il diritto all’equità nell’accesso ai servizi sul territorio: la sanità in Calabria non è la sanità in Veneto e. a distanza di anni. ci troviamo di fronte ancora a grandi disuguaglianze, ma chi nasce in Calabria non deve per questo essere penalizzato. Infine i diritti alla libera scelta e alla libera ricerca, che sono principi essenziali per il nostro vivere civile. La nostra società è fondata sui diritti e garantirne l’espressione significa difendere la nostra Costituzione, fondata sulla democrazia”.
Redazione Nurse Times
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