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San Jacopo di Pistoia: ricostruita mano ad un bambino nigeriano torturato in Africa

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L’esito dell’intervento è motivo di soddisfazione per tutti gli operatori sanitari, principalmente, chirurghi, infermieri, anestesisti, strumentisti

Una storia agghiacciante: un bambino nigeriano torturato in Africa. I guerriglieri diedero fuoco alla sua casa, torturando e uccidendo tutti i suoi familiari. Il piccolo venne ritenuto morto invece sopravvive nonostante le gravi ferite alla testa e la mano completamente ustionata.

Pistoia, 19 ottobre 2018 – O.M. queste le iniziali del giovane paziente, dall’età apparente di 20 – 25 anni (nessuno sa con precisione la sua data di nascita). Aveva la mano completamente devastata dall’ustione: la pelle, ritraendosi, gli aveva causato la lussazione delle quattro dita lunghe.  Il difficile e delicato intervento è stato svolto in questi giorni dal dottor Piergiuseppe Zampettidel Servizio di Chirurgia della Mano dell’ospedale di Pistoia, afferente all’unità operativa di Ortopedia e Traumatologia diretta dal dottor Giuseppe MaffeiOra potrà afferrare un qualsiasi oggetto, scrivere e un domani anche lavorare. Il giovane nigeriano al quale è stata ricostituita la funzionalità della mano dall’équipe chirurgica del San Jacopo. Il paziente era stato segnalato dai servizi sociali del Comune di Pistoia per le ustioni che aveva riportato da bambino.

Il direttore del dipartimento delle specialistiche chirurgiche, dottor Stefano Michelagnoli ha commentato: “la chirurgia della mano rappresenta una specialità all’interno della specialità ortopedica. Le moderne tecniche chirurgiche applicate dai nostri professionisti sono in grado di restituire molto spesso arti funzionali. E’ sempre con orgoglio – ha sottolineato- che comunichiamo i successi dei nostri trattamenti dietro cui stanno anni di lavoro, duro costante e silenzioso. Ancora di più quando possono dare futuro e serenità a giovani con un trascorso difficile“.

L’intervento, durato quasi tre ore, è consistito in un’artrosi della metacarpo falange, un’artrolisi delle articolazioni lussate, nell’amputazione estetica del terzo raggio e in una plastica cutanea.

I chirurghi hanno praticamente ricostruito le falangi e riportato in posizione fisiologica le dita retratte; è stato necessario amputare un dito poi servito per l’autotrapianto. In fase di dimissione gli è stato applicato un tutore termoplastico dalla dottoressa Vanessa Carpini, del servizio integrato di Fisioterapia della Mano.

“Nelle ustioni il processo di retrazione è devastante e noi volevamo restituire a O.M. una mano utile  – spiega Zampetti – non nuova, non esteticamente bella ma sicuramente funzionale per migliorare la qualità della sua vita, che non è mai stata facile”.

Una storia di solidarietà che oggi restituisce ad un giovane nigeriano la possibilità di vivere dignitosamente una vita segnata da indicibili sofferenze.

 

Giuseppe Papagni

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