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Salute mentale: un tema sempre attuale

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Salute mentale, psichiatri Sip: "Necessarie azioni radicali contro stigma e isolamento"
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E’ sempre importante parlare di questi problemi, tornati alla ribalta negli ultimi tempi.

Lo spettro della salute mentale è composto da un ventaglio molto ampio, che parte dalla neuropsichiatria infantile e passa per la psichiatria, i disturbi dell’alimentazione, la depressione e, nei casi più gravi, le psicosi. Queste patologie, se non trattate a dovere, possono impedire una vita serena a chi ne è afflitto e ai suoi cari. È anche possibile, nei casi peggiori, che chi ne è colpito sia vittima di emarginazione e profonde difficoltà nelle relazioni sociali.

Queste situazioni sono notevolmente aumentate con la pandemia, durante la quale i centri di salute mentale hanno registrato un boom di ingressi, soprattutto tra gli adolescenti. Ma c’è chi ancora non ha compreso come porsi nei confronti di una persona sensibile a questa problematica. Ecco perché, in occasione della Giornata mondiale della salute mentale (10 ottobre), nonostante tutto, è ancora fondamentale trattare questo tema così delicato.

Un tema sempre attuale – Innanzitutto la salute mentale riguarda il benessere emotivo e psicologico, attraverso il quale un individuo esercita la propria funzione e le proprie abilità all’interno della società. Il disturbo mentale si può presentare in tutte le fasce d’età e può portare difficoltà in attività quotidiane, nel lavoro e nei rapporti interpersonali.

Nella peggiore delle ipotesi, le persone che circondano l’individuo che ne soffre possono dare vita a forme di: indifferenza; emarginazione; esclusione sociale. Avendo un’origine multifattoriale, per trattare la malattia mentale si deve spesso ricorrere a un intervento integrato, che può prevedere il ricorso a uno o più di questi trattamenti: psichiatrico; psicologico; farmacologico; riabilitativo.

La terapia segue sia il malato che la sua famiglia, e ogni percorso è personalizzato a seconda del paziente che, oltre ad essere il focus primario, deve essere soggetto attivo. Purtroppo, però, è ancora molto diffusa l’idea del “nascondere” il fatto di rivolgersi a uno specialista, e le persone tendono anche a celare i propri sintomi. Spesso questo avviene perché chi ne soffre è spaventato, si sente vulnerabile e giudicato, andando a minare la propria autostima e il valore personale.

Il punto fondamentale è che, se non si ammette di soffrire di disturbi mentali, si proveranno anche resistenza e diffidenza nel chiedere aiuto. Informare ed educare l’opinione pubblica è la via principale per sensibilizzare riguardo la salute mentale: la mente merita le stesse attenzioni e le medesime cure di qualsiasi altra parte del corpo.

La salute mentale riguarda anche il delicato equilibrio emotivo, che viene costantemente messo a dura prova ogni giorno. I momenti difficili sono estremamente comuni e non sempre sono facili da capire e gestire. Chiedere aiuto e parlarne liberamente non è un’ammissione di fallimento o di debolezza personale, bensì un’azione di consapevolezza e coraggio.

Il caso Grande Fratello – Quanto è importante parlare di salute mentale al giorno d’oggi? Il tema è tornato alla ribalta di recente, dopo il caso che ha riguardato un concorrente del programma televisivo Grande Fratello Vip. Marco Bellavia, che per oltre dieci anni ha condotto la trasmissione Bim bum bam, prima di partecipare aveva comunicato alla produzione di avere problemi di salute mentale. 

Egli stesso, all’interno della casa, ha poi parlato apertamente di questi problemi e ne ha manifestato anche i sintomi. L’ex conduttore ha anche più volte chiesto esplicitamente un sostegno agli altri concorrenti, che per tutta risposta lo hanno aggredito verbalmente ed emarginato, attuando dinamiche definibili come “da branco”.

Le uniche figure che hanno cercato di manifestare vicinanza e sostegno a una persona in difficoltà sono stati i tre concorrenti più giovani (tra i 20 e i 30 anni). Le nuove generazioni, infatti, stanno cercando di abbattere i tabù legati ai disturbi mentali e di avere un nuovo approccio verso una quotidianità meno tossica. I giovani riescono a “normalizzare” il racconto della sofferenza mentale, abbattendo la barriera che esiste nei confronti dei disturbi di questo genere. Si mostrano più empatici e riescono a umanizzare i problemi, dando loro il giusto peso.

Inizia quindi a farsi strada la denuncia verso il concetto di positività tossica, ovvero la repressione forzata delle emozioni negative per sembrare felici a tutti i costi. Così facendo, la generazione Z critica un mondo fagocitante, che fino a oggi ha chiesto di sacrificare il proprio benessere psicofisico a fronte di ritmi di vita frenetici e pressioni sociali improponibili.

I più giovani trovano nei social, in particolare TikTok, lo spazio perfetto dove raccontare e condividere le proprie esperienze. Sulla piattaforma c’è chi parla apertamente del suo percorso in un reparto psichiatrico e chi spiega come uscire dal disturbo ossessivo compulsivo, ad esempio. Del resto, attraverso i dati del Cesvi, sono proprio i ragazzi ad aver pagato il prezzo più alto della pandemia. E’ infatti altissimo il boom di accessi nei pronto soccorso da parte degli adolescenti per tentati suicidi, depressione e disturbi del comportamento alimentare. Si fa strada, dunque, il nuovo motto sharing is caring, ovvero “la condivisione è cura”.

Cosa si può fare – Una volta che si sono compresi i sintomi della malattia mentale, è fondamentale cercare supporto. Parlare con uno specialista è la prima via per individuare il problema: non bisogna nascondersi. La psicoterapia può aiutare il paziente a identificare la causa dei propri problemi e a considerare valide alternative per affrontarli. La consapevolezza emotiva e la capacità introspettiva che il paziente acquisisce attraverso la psicoterapia spesso comportano variazioni attitudinali e comportamentali, che permettono al soggetto di vivere una vita più attiva e soddisfacente.

Esistono sei tipi di psicoterapia:

  1. terapia comportamentale, che aiuta il paziente a disimparare i comportamenti disadattivi;
  2. terapia cognitiva, che fa comprendere quanto le distorsioni di pensiero incidano sulle nostre vite;
  3. terapia interpersonale, che migliora la qualità delle relazioni;
  4. psicoanalisi, che aiuta il paziente a comprendere l’importanza del passato sulla situazione attuale;
  5. terapia psicodinamica, simile alla precedente;
  6. psicoterapia di supporto, che si fonda sulla relazione di sostegno tra paziente e psicoterapeuta.

È, tuttavia, sempre importante non chiudersi in se stessi, sentirsi liberi di esprimere le proprie difficoltà e chiedere aiuto a qualcuno di fidato.

Redazione Nurse Times

Fonte: Pazienti.it

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