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Salt Lake City: il tracciato dell’ultimo battito in dono ai famigliari del paziente defunto

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Salt Lake City: il tracciato dell’ultimo battito in dono ai famigliari del paziente defunto
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Gli infermieri in servizio presso l’ospedale di Salt Lake City, nello Utah, non avrebbero mai potuto immaginare che un pezzo di carta avrebbe potuto acquisire un significato così profondo.

Si tratta di un referto del tracciato elettrocardiografico dei pazienti morenti. Questo bigliettino viene poi donato alla famiglia in lutto.

La pratica si è rapidamente diffusa tra tutti gli infermieri dei reparti dell’ospedale.

L’infermiere Tammy Kocherhans non potrà mai dimenticare il giorno nel quale consegnò il suo primo tracciato ai parenti che avevano appena perso il loro caro presso l’Intermountain Medical Center.

“Quel ragazzino di 15 anni lo ha afferrato come se fosse il suo unico salvagente. Il suo cuore era a pezzi. Non faceva altro che singhiozzare. Non c’era più nulla che potessimo fare per quel paziente. Quella povera famiglia stava cadendo a pezzi. Mi ha spezzato il cuore”, ha concluso.

Una semplice striscia di carta con le tracce degli ultimi battiti cardiaci inseriti in un tubo.

“Abbiamo capito che lo avesse accettato come ultimo dono, poiché lo ha stretto al petto, con tutta la forza che aveva”, racconta Kocherhans.

L’idea nacque da Lisa Belgarian, infermiera presso la terapia Intensiva respiratoria dell’Intermountain Medical Center. Avrebbe tratto ispirazione da Pinterest.

Ogni provetta contiene un biglietto.

“Possa il mio cuore essere un dolce ricordo dell’amore che ho avuto per te”.

Su ogni contenitore è riportato anche l’acronimo RICU, relativo unità operativa. Questo rappresenta un modo per abbassare la guardia. Avevamo a cuore la persona app a spirata e la sua morte ha colpito anche noi”, conclude Belgarian.

“È molto difficile andare avanti dopo il decesso di un paziente. Un evento simile condiziona emotivamente tutti gli operatori presenti in reparto. Questo è l’ultimo dono che possiamo dare, come se si trattasse di un abbraccio simbolico. Sono anch’io una madre e avrei voluto abbracciare quei bambini appena rimasti orfani. Ero così dispiaciuta che quello fosse l’ultimo regalo che avrei potuto fare loro”, spiega Kocherhans.

L’idea di Belgarian è stata condivisa tra colleghi e caregiver, i quali hanno organizzato una raccolta di fondi per poter finanziare questa iniziativa. Alcuni volontari stanno collezionando centinaia di provette scadute, da poter utilizzare per la realizzazione dell’ultimo dono.

Simone Gussoni

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