I medici e gli infermieri coinvolti nella maxi-inchiesta sull’ospedale Ruggi non avrebbero agito con l’intenzione di assentarsi dal servizio.
La Procura rinuncia al ricorso per quasi tutti i dipendenti finiti nella maxi-inchiesta che travolse l’Azienda ospedaliera Ruggi di Salerno, accusati esclusivamente di violazione dell’articolo 55 quinques del decreto legislativo 165/2001, detto anche legge Brunetta. Il pm aveva presentato ricorso in appello per medici e infermieri già prosciolti già dal gup, secondo cui l’errato uso del badge aziendale non era finalizzato all’assenza dal servizio, ma è stato lo stesso procuratore generale a rinunciare ai motivi, chiedendo solo per quattro dei circa trenta dipendenti il riconoscimento della violazione, ma di lieve entità.
Quello discusso sabato era uno dei tanti ricorsi presentati dal pubblico ministero Francesco Rotondo avverso le sentenze di proscioglimento pronunciate a carico dei dipendenti che non rispondevano di truffa, ma solo di errato uso del badge aziendale. Per il gup Pietro Indinnimeo, che attraverso una serie di provvedimenti sancì circa 600 proscioglimenti, “gli scambi compiuti dagli imputati non hanno determinato e non erano finalizzati ad assenze dal servizio da parte dei lavoratori neanche per un minuto, nel senso che costoro, pur non timbrando personalmente il cartellino, sono stati sempre sul luogo del lavoro, dal primo minuto della richiesta di prestazione lavorativa fino all’ultimo». I procedimenti di sabato riguardavano una trentina di dipendenti che, secondo le accuse, avrebbero effettuato un “reciproco scambio di badge”.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Mattino
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