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Rossella, Infermiera in Irlanda: ”Non è il Paese dei balocchi, ma un Paese meritocratico….”

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Condividiamo con i lettori di Nurse Times la testimonianza di Rossella T., infermiera italiana emigrata in Irlanda per poter esercitare la professione per la quale ha studiato.


Ogni volta che qualcuno mi chiede ”di dove sei” io entro in crisi perchè ho abitato in così tanti luoghi considerati casa che non riesco a dirne uno solo.

Sono nata ad Agropoli e ho vissuto in un piccolo paesino in provincia di Salerno di 7000 anime fino ai 18 anni, dopodiché Siena e’ diventata la mia seconda casa.

E così tra un Palio ed un altro mi sono laureata in Infermieristica, ho iniziato a lavorare e ho incontrato la mia “metà mela”, quello che un giorno sarebbe diventato il mio futuro marito. Poi c’e’ stata Lucca, Vibo Valentia, Torino e finalmente Dublino.

Emigrare, che sia in un’altra città o in altro Stato non e’ mai stato facile ne’ per me ne’ per amici e parenti poiché ogni volta lasci dietro un pezzo del tuo cuore.

La scelta di emigrare all’estero e’ nata quando in Italia, nonostante lavorassi a tempo indeterminato, mi accorsi di non essere felice e cambiare non era possibile.

L’unica soluzione sarebbe stato fare un viaggio della speranza in una città lontana con altre 10.000 persone come me alla ricerca di un “posto pubblico”.

Aggiungendo che non riuscivo a mettere da parte quasi nulla, viste le tasse e le spese varie, il futuro mi appariva buio e il desiderio di avere un figlio sempre più lontano.

Così un giorno decido di mandare il curriculum ad un ospedale privato irlandese che, inaspettatamente, due giorni dopo mi contatta per un primo colloquio.

Da lì e’ stata tutta una serie di eventi incredibili che, contratto in mano, mi porta a lasciare l’Italia il 26 Agosto 2015 con destinazione Dublino.

L’inizio non e’ stato facile: gli irlandesi sono molto gentili e cordiali, ma come tutti gli anglosassoni hanno un “accento” particolare nel modo in cui parlano la loro lingua e non e’ stato così immediato capirlo. Nonostante questo, sia l’ospedale che i colleghi mi hanno accolta fin da subito a braccia aperte e hanno fatto di tutto per farmi sentire a casa.

Da allora lavoro in Sala Operatoria, sono specializzata in Oculistica ma ho imparato anche altre specialità , quali chirurgia plastica e otorinolaringoiatra.

In Irlanda, per esercitare la professione bisogna essere iscritti ad un albo che si chiama NMBI, l’equivalente dell’Ipasvi italiano. Iscriversi è un processo lungo. Ho impiegato 6 mesi durante i quali l’ospedale mi ha assunta come care assistant (il nostro OSS) in attesa del miracoloso Pin.

Lavoro full time e i turni sono molto flessibili; questo vuol dire che decidi tu insieme alla manager del reparto quanti giorni vuoi lavorare e se hai bisogno di giorni liberi o orari particolari ci si accorda facilmente, cosa che in Italia non mi è mai successa anzi, l’ultima volta qualcuno mi disse “guarda che fila c’e’ fuori, se non ti va bene puoi sempre cercar altro”.

L’ospedale offre sempre tanti corsi di aggiornamento e se ritiene utile ti propone master o corsi di specializzazione nel tuo settore.

Nel sistema irlandese ad un infermiere vengono riconosciute ferie e stipendio in base agli anni di esperienza che ha lavorato. Esiste una tabella sul sito dell’INMO (un organizzazione di infermieri e ostetriche) con tutti gli stipendi e gli scatti di anno in anno.

Insomma, non è il paese dei balocchi, ma un paese meritocratico e il mio futuro adesso non e’ più così buio.

Sandro Pertini scriveva nel 1981 “Io credo nel popolo italiano. È un popolo generoso, laborioso, non chiede che lavoro, una casa e di poter curare la salute dei suoi cari. Non chiede quindi il paradiso in terra. Chiede quello che dovrebbe avere ogni popolo”.


Ringraziamo Rossella T. per la preziosa testimonianza condivisa e le auguriamo una brillante carriera.

Simone Gussoni

Fonti: https://donnecheemigranoallestero.com/infermiera-dublino/

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