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Roma, Umberto I: 838 infermieri fermi in graduatoria, ma i sindacati difendono le cooperative

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Roma, Umberto I: 878 infermieri fermi in graduatoria e i sindacati minacciano agitazioni in favore del personale delle cooperative
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Al Policlinico Umberto I di Roma Cgil Cisl Uil minacciano agitazione in favore del personale delle cooperative, a rischio di licenziamento. “È un’ipotesi da macelleria sociale”, affermano. Ma gli 878 infermieri che sono entrati nella graduatoria finale del concorso? Che fine hanno fatto?

Dopo 10 lunghi anni dall’ultimo concorso pubblico per infermieri e una regione Lazio in ginocchio dal punto di vista sanitario, finalmente a Roma c’è una nuova graduatoria di professionisti, da cui tutte le aziende della regione possono attingere per compensare le carenze, acute e croniche, dei nostri ospedali.

Erano qualcosa come 30.000, le domande inviate per quel concorso al Policlinico Umberto I… in circa 20.000 si sono presentati alla prova preselettiva… e solo in 878 sono arrivati alla fine. Quelli più bravi e preparati. Che, dopo quattro prove (preselettiva, scritta, pratica orale), tanto studio e diversi sacrifici, sono riusciti a non farsi scappare questa occasione irripetibile: entrare nella graduatoria di un concorso pubblico per dei posti a tempo indeterminato. A Roma. Dopo tanti (troppi) anni di attesa.

E lo hanno fatto dopo aver vissuto una specie di odissea: perdite di tempo, rinvii, ricorsi, stop, anche improvvisi, come quello verificatosi due ore prima della prova scritta (VEDI) e che fece infuriare di brutto i 1750 infermieri ammessi: il Consiglio di Stato bloccò tutto e perciò i candidati, giunti da tutta Italia (e non solo) a proprie spese, non poterono fare altro che occupare via Aurelia in segno di protesta, così da dare libero sfogo alla propria frustrazione. Era la seconda volta che la prova scritta veniva annullata.

Comunque… acqua passata.

Ora, finalmente, ci sono questi 878 infermieri. Che sono lì, pronti a lavorare e contenti come una Pasqua. Che senz’altro saranno chiamati tutti e molto presto, vista la terribile carenza di infermieri nei nosocomi della regione Lazio.

E che, dopo tanti anni di dominio incontrastato, causeranno un palpabile rallentamento al prosperare indisturbato dei soggetti d’intermediazione come cooperative, associazioni e simili; che per forza di cose si sono moltiplicati fuori controllo; sono cresciuti fuori controllo; hanno preso letteralmente in mano i nostri ospedali; e sono diventati padroni assoluti di un mercato del lavoro in cui, da tempo immemore, non si assume più.

Ora, però ci sono gli 878… anzi, 838, visto che i primi 40 (i vincitori del concorso) sono stati chiamati. Ed è giusto che le aziende pubbliche “costrette” per anni a esternalizzare il servizio, assumano. Ed assumano loro. Perché lo dice la legge. Perché lo dice il merito. Perché è giusto. E soprattutto perché se si volevano tenere le cooperative, nate per tappare i buchi e compensare l’incapacità di assumere da parte delle aziende, cosa diavolo è stato bandito a fare un concorso così importante?

Eppure, ancora una volta… ecco che tornano i fantasmi. E stavolta arrivano portati da chi, forse, non ti aspetti: i sindacati. Cgil Cisl Uil. Che dichiarano in un comunicato (VEDI) di voler proclamare uno stato di agitazione e dare battaglia.

Per fare cosa?

Beh… per difendere “persone e competenze”, affermano. Si riferiscono al personale delle cooperative  sociali, in servizio da 18 anni e che ora rischiano di perdere il posto anche a causa di quegli 878 in graduatoria.

Riportiamo qui il comunicato, dal titolo Sanità, Umberto I: a rischio 700 lavoratori esternalizzati dopo 18 anni di servizio.

Settecento lavoratori delle cooperative sociali del Policlinico Umberto I° a rischio licenziamento. E l’azienda ospedaliera universitaria più grande d’Europa sull’orlo della paralisi. Natale Di Cola, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini – segretari generali di Fp-Cgil Roma e Lazio, Cisl-Fp Lazio e Uil-Fpl Roma e Lazio – lanciano l’allarme sulle intenzioni del Commissario straordinario del policlinico capitolino e preparano “una grande mobilitazione per difendere persone e competenze”.
“È un’ipotesi da macelleria sociale – attaccano i segretari delle tre federazioni – settecento famiglie nella completa incertezza e una dispersione di professionalità senza precedenti. Stiamo parlando di infermieri e Ausiliari che da anni garantiscono assistenza qualificata nel pronto soccorso, nelle sale operatorie, nella terapia intensiva e nei reparti specialistici. Professionisti sanitari delle cooperative sociali che già subiscono un dumping contrattuale che toglie loro fino al 40% del salario rispetto ai colleghi dipendenti diretti dell’azienda. E che ora rischiano di essere mandati a casa senza alcuna considerazione per il loro futuro e per quello dei servizi alla salute”.
Sull’Umberto I° si addensano peraltro pesanti criticità già sollevate dai sindacati, che mettono all’indice la completa assenza di relazioni sindacali. A partire dall’organigramma presentato dal Commissario straordinario e che di fatto rappresenta un atto di riorganizzazione aziendale illegittimo e “discriminatorio nei confronti del personale del sistema sanitario regionale rispetto alla componente universitaria”. E poi c’è il problema del Dipartimento delle Professioni sanitarie: insufficiente nelle sue articolazioni e non in grado di rappresentare i diversi profili professionali. Laddove inoltre – sottolineano le federazioni di Cgil Cisl e Uil – i dirigenti del Dipartimento “devono essere reclutati attraverso le procedure del Ssn, mobilità e concorsi, e non nominati, come già succede, in barba alle norme, per gli incarichi di responsabilità da affidare ai professionisti sanitari”.
Per questo, rimarcano Di Cola, Chierchia e Bernardini, “Fp-Cgil Cisl-Fp e Uil-Fpl hanno già annunciato che nei prossimi giorni verrà proclamato lo stato di agitazione. Sono pronti per una grande mobilitazione a fianco dei lavoratori e dei cittadini che ogni giorno si rivolgono al Policlinico. Va fermato il progetto del commissario, che avrebbe effetti disastrosi per le persone e per il funzionamento delle strutture. Chiediamo alla Regione Lazio un intervento immediato. Vogliamo innovazione nei servizi e valorizzazione delle competenze. E siamo pronti a dare battaglia: i posti di lavoro e le professionalità degli operatori sanitari – conclude la nota unitaria – non si toccano”.

“Non si toccano” …neanche la professionalità e i sacrifici di quegli 878, cari sindacati. Che sono risultati essere i più bravi dopo una selezione immensa, che hanno tutta la professionalità e le “competenze” necessarie e che hanno tutto il diritto di essere assunti e di lavorare al Policlinico (VEDI: art. 97 della Costituzione Italiana). Cosa che, purtroppo, i dipendenti delle cooperative non hanno. Perché l’azienda di cui fanno parte è la cooperativa, non l’Umberto I. Sarà, perciò, compito della cooperativa ricollocare il proprio personale, o al limite risolvere il contratto di lavoro. Perché tra i rischi di firmare contratti e di lavorare per questi soggetti di intermediazione, purtroppo, si sa, c’è anche questo. Se l’appalto termina… stop. Se l’azienda pubblica appaltatrice bandisce un concorso e assume… stop.

E poi… non si può non aprire una parentesi su concetti come “merito”, imparzialità e trasparenza: nel settore privato è assai diffusa l’abitudine di assumere per raccomandazione, perché si è “figli o nipoti di” o tramite criteri quanto meno discutibili; che spesso non fanno del professionista più preparato il candidato ideale. E tutto ciò non è, di fatto, compatibile con la legge su cui si reggono le aziende pubbliche, dove devono essere assicurati : “il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione” (art. 97).

Perché “L’attività amministrativa persegue i fini determinati dalla legge ed è retta da criteri di economicità, di efficacia, di pubblicità e di trasparenza, secondo le modalità previste dalla legge, nonché dai principi dell’ordinamento comunitario” (art. 1 della legge 241/90, modificata e integrata dalla legge 15/2005). Tutte garanzie che le cooperative, ahimè, non possono proprio dare.

Non sarà che per difendere realmente “persone e competenze”, evitando la “macelleria sociale”, si debba gradualmente porre fine alla giungla dei soggetti di intermediazione, che spesso risultano essere gli sfruttatori per eccellenza dei lavoratori italiani?

Alessio Biondino

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