Aumentano i casi di contagi tra medici e infermieri negli ospedali italiani
Caso emblematico al San Camillo di Roma. La direzione sanitaria è stata costretta a chiudere due reparti per mancanza di personale, chirurgia e cardiologia.
“È assurdo - chiosa Stefano Barone, segretario provinciale del Nursind, sindacato degli infermieri – che un reparto di interventi salva vita chiuda perché mancano legittimamente gli infermieri oramai spremuti come limoni. I sanitari sono pochi e allo stremo dopo due anni di pandemia. Nello stesso momento, poi, in cui si decide di ampliare il numero dei posti letto Covid vanno assunti anche gli infermieri che debbono seguirli, altrimenti si chiudono i reparti per sopperire alla mancanza di programmazione. Servono assunzioni immediate“.
Un colpo di grazia per l’ospedale romano, una situazione già drammatica vista la forte carenza di personale pre covid.
Sono state fermate le attività di due reparti che si occupano principalmente di interventi e screening di elezione, cioè quelli programmabili e di conseguenza rinviabili. Mentre è garantito l’accesso a tutte le urgenze.
Secondo i dati forniti dalla segreteria regionale della Cgil sono almeno 1.300 tra medici e infermieri nel Lazio che hanno contratto il Covid.
“E dobbiamo aggiungere che vanno assunti almeno 10mila in più tra medici e infermieri per affrontare la pandemia”.
La situazione romana resa ancora più drammatica dall’aumento dei casi covid e la conseguente riconversione dei reparti tradizionali.
Per far fronte all’emergenza infermieristica si fa ricorso alle cooperative che assicurano l’assunzione di giovani infermieri magari neo laureati.
Ma la situazione romana riflette quella nazionale, che sconta la mancata riorganizzazione delle aziende sanitarie con strutture covid dedicate, personale qualificato.
La carenza di infermieri, medici e oss è conosciuta da tempo, e nei mesi di tregua dal covid andavano intraprese probabilmente azioni diverse.
Redazione Nurse Times
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